“YHUMAN”, all’anagrafe Giuseppe Santillo, classe 1991, inizia sin dall’adolescenza ad avvicinarsi al mondo della musica Techno e Tech House. All’età di 23 anni, inizia a suonare nei principali club techno italiani, condividendo il palco con grandi artisti come Gary Beck, Slam, Hans Bouffmyhre, Klaudia Gawlas, Cleric, Kyle Geiger,Bodyscrub molti altri.
Ciao Giuseppe! Dalla soleggiata Napoli alla fredda Milano. Raccontaci il tuo percorso.
Mi sono trasferito con la mia famiglia quando ero ancora bambino. Inizialmente questo cambiamento ebbe un impatto notevole su tutti noi, il clima, le persone e i loro modi di fare diversi da quelli a cui eravamo abituati… Dopo qualche anno, siamo tornati nel territorio di origine, ma io ero rimasto talmente affascinato da questa città che ho deciso che un giorno sarei tornato. Cosi fu e appena finite le scuole, rieccomi nella grande metropoli. Milano è una città che ha aperto molto i miei orizzonti, in quanto offre varie opportunità anche in ambito musicale, ed è qui che ho cominciato a muovere i primi passi esibendomi in piccoli club. Nonostante la stanchezza per la vita frenetica della grande città e i lavori svolti, avevo sempre voglia di suonare, anche se per poco tempo e pian piano che gli anni passavano, cresceva sempre di più in me la convinzione che la musica dovesse essere il mio mondo.
Successivamente altre strade mi hanno portato a Roma dove vivo attualmente, e devo ammettere che la capitale offre uno scenario musicale molto ampio nel mio genere e mi ha dato la possibilità, oltre di esibirmi assiduamente, di incontrare molti artisti con il quale scambiare le idee.
Da cosa parti solitamente quando inizi a preparare un set per una serata?
Non mi preparo mai in particolare solo per la serata ma mi tengo aggiornato quotidianamente con le nuove uscite e seleziono quelle che mi piacciono di più e che sono più consone al mio stile. Sono poi le tracce scelte quelle che uso durante il mio set e le mixo anche con tracce meno recenti ma che comunque rispecchiano la mia energia.
Non seguo mai un ordine preciso e di solito improvviso in base al pubblico che mi trovo avanti mantenendo sempre il mio stile.
La tecnologia negli ultimi anni si è sviluppata in modo tale da permettere ai DJ di modificare la traccia sino ai minimi dettagli. Credi che la tecnologia sia sempre d’aiuto? O ci sono momenti in cui diventa più un ostacolo?
Io amo la tecnologia e penso sia un grande aiuto nel velocizzare i tempi di produzione, ma non deve essere il solo mezzo per realizzare musica. Non c’è niente di meglio di creare e registrare i suoni con dei veri e propri strumenti musicali. Ad esempio, quando ero ancora un ragazzino suonavo la batteria e tutt’oggi mi ispiro ancora a certi suoni legati a questo tipo di strumentazione. Il bello del produrre musica è che non ci sono regole e si può sperimentare qualsiasi tipo di suono per dare carattere alla propria musica. In generale penso che viviamo in un’era in cui tutto cambia velocemente e bisogna stare al passo con i tempi, mischiando il classico con il nuovo, prendere esempio da ciò che è stato per sviluppare qualcosa di nuovo nel genere. Può diventare un ostacolo quando ci si limita ad usare solo e soltanto la tecnologia perdendo quello che è il contatto reale instaurato tra te e lo strumento.
Il rapporto tra un DJ e il suo pubblico è molto importante. Come si crea secondo te un giusto equilibrio tra il proporre quello che la gente vuole sentire, e proporre qualcosa di nuovo?
Il rapporto tra il Dj e il pubblico è fondamentale. Le persone ti seguono perché amano quello che fai, la tua personalità, ed è importante sentire la loro energia quando si hanno davanti. Il legame che si instaura col pubblico è qualcosa di speciale, inspiegabile, è una soddisfazione enorme riuscire a trasmettere ciò che si sente dentro con la musica. Penso che il giusto equilibrio stia nel sapersi proporre ogni volta in maniera diversa, tenendo in considerazione la scena musicale di oggi, aggiungendo la propria personalità. Ovviamente la musica di oggi è diversa dall’elettronica proposta negli anni passati e non avrebbe senso non evolversi, il bello della musica è proprio questo, l’essere dinamica.
Scena musicale oggi. Che idea ti sei fatto della scena italiana in questo momento storico?
La scena musicale in Italia oggi è cambiata molto rispetto a quando andavo io ad ascoltare dj che erano ancora all’inizio della loro carriera. Purtroppo, vedo molti club che hanno fatto la storia, non solo in Italia, chiudere, e ciò mi dispiace parecchio perché si è costretti ad andare all’estero per seguire eventi di un certo livello. Spero che la situazione nel nostro paese possa cambiare, soprattutto perché abbiamo molti artisti bravi in ambito techno che sono costretti ad esibirsi fuori dall’Italia.
Come mai ti sei affidato a Soundreef?
Perché è proiettata verso il futuro e si può avere la trasparenza dell’utilizzo delle proprie produzioni al 100%. In più il tutto è organizzato in maniera digitale, si ha un account personale con il quale si ha la propria situazione sottomano in tempo reale, ad esempio si può sapere dove vengono riprodotte le proprie tracce e quanto sia il guadagno effettivo.
Sono sicuro che sia un ottimo programma per qualunque artista.