Un interessante duo si sta affacciando nel panorama indie-elettronico italiano. Si fanno chiamare Vergine e sono Lucia Lareglia e Pierpaolo Ovarini. Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con loro.
Ciao Lucia, come e quando nasce Vergine?
Ciao Federico, allora… Vergine nasce a febbraio del 2019, dopo un periodo di pausa riflessivo/ creativa durato all’incirca un anno. Io e Pierpaolo, l’altra metà di Vergine, eravamo parte, prima di tale periodo, di un progetto musicale in lingua inglese.
Ad essere sincera però, Vergine è nato nel momento in cui ho deciso di iniziare a scrivere in italiano (durante il periodo di pausa che ti dicevo). Pierpaolo ha ascoltato tutto ciò che avevo scritto e con molta approvazione ha iniziato a lavorarci su. Questo progetto è nato molto spontaneamente, talvolta penso che il termine ‘nato’ non sia poi così appropriato, Vergine per me è lo step successivo di qualcosa nato già da tempo.
Per circa dieci anni ho scritto in lingua inglese, un po perché sinceramente mi piaceva, un po’ perché sono sempre stata una persona timida e dietro quelle belle parole cantate in inglese mi ci nascondevo. A meno che tu non sia molto conosciuto, la gente non conosce i testi delle tue canzoni (parlo sempre di testi in inglese) e di conseguenza non capisce ciò che stai cantando, come lo stai cantando, chi sei realmente, farfugli qualcosa di melodicamente bello ma l’anima delle melodie non le comprende nessuno. L’inglese quindi è stato un po come un bel ventaglio dietro cui nascondersi.
Nel tempo però sono riuscita a liberarmi della mia timidezza, della paura di mostrare i miei pensieri (spesso contraddittori), i miei sentimenti, le mie emozioni e dopo un lungo percorso durato anni ho deciso di uscire allo scoperto. Ho sentito fortemente la necessità di cantarmi e cantare agli altri quello che mi passa per la testa, cantarmi e cantare nel modo più autentico possibile sensazioni, emozioni, non solo mie ma anche altrui, mostrando lati o pensieri scomodi per gli altri e talvolta per se stessi. Ho deciso di chiudere così quel bel ventaglio e mostrarmi. Così sono nati i primi testi dei Vergine.
Dietro questa nuova scrittura italiana poi c’è Pierpaolo, lui ha colto fin da subito l’essenza di ciò che ho scritto e insieme abbiamo iniziato a lavorare su quello che poi è diventato il nostro sound, la nostra anima.
Come scrivete canzoni solitamente? Quali sono gli elementi di un brano a cui date più importanza? Da cosa partite nella scrittura? Quando capite di essere sulla strada giusta?
La melodia e il testo sono il perno di ogni brano attorno al quale di volta in volta viene costruito un contesto musicale che dia un timbro a ciò che viene espresso dalle parole. Cerchiamo di elaborare un sound diverso esasperando il concetto di “pop” (inteso anche in maniera più internazionale). Scriviamo fondamentalmente canzoni che esprimano il concetto e il sound di base dei Vergine creando una forma, rispettosa del passato ma proiettata verso il futuro.
Sintetizzatori, chitarre, suoni digitali e acustici convivono liberamente nei nostri brani. Ogni elemento musicale serve a sonorizzare le immagini e le sensazioni dipinte dalla voce creando una profondità diversa, che colpisca il corpo dopo aver scaldato il cuore. Capiamo di essere sulla strada giusta quando per giorni ci alziamo con lo stesso motivetto in testa e con noi, i nostri amici.
Qual è il brano a cui siete più affezionati e perché?
‘Contemporaneamente’, il primo brano dei Vergine. È nato dopo la mia prima volta a Bologna, perché Pierpaolo vive a Bologna. È nato dopo il nostro primo ritrovo, dopo quella lunga pausa di cui ti parlavo prima. Tuttavia i brani sono come figli e sceglierne uno in particolare sarebbe scorretto e impossibile. Sarebbe il caso di citare anche ‘Gin Lemon’ perché rappresenta nel testo e nella musica l’anima stessa del progetto all’interno di un solo brano.
Siete stati selezionati per la finale di BMA che si terrà domani, venerdì 18. Qual è stato il percorso che vi ha portato a questa finale? Che tipo di esperienza è stata? Con che tipo di realtà vi siete confrontati?
Essere in finale al BMA costituisce per noi una grande opportunità di ricevere feedback data la nostra recente formazione. Ci siamo iscritti mentre ancora stavamo finalizzando i brani e “Contemporaneamente” ci ha portato direttamente alla fase finale del concorso (potevamo arrivare in semifinale ma a quanto pare ‘Contemporaenamente’ è piaciuta così tanto da farci bypassare le semifinali). La prima tappa fisica del concorso, per noi, è stata allo showcase privato all’interno degli studi Fonoprint (organizzato dagli stessi) dove abbiamo avuto modo di confrontarci con importanti realtà del panorama musicale italiano, parlare con loro ed eseguire il brano in gara con il supporto dei super tecnici Fonoprint, accoglienza impeccabile.
La seconda tappa si è tenuta venerdì 4 ottobre al Covo Club di Bologna, dove abbiamo avuto l’occasione di aprire i concerti di Dola (Undamento) e Gente (Inri). È stata davvero una gran bella serata, un pubblico calorosissimo che cantava la nostra musica. Contemporaneamente perché l’aveva sentita dalle nostre storie (non l’abbiamo ancora pubblicata, sarà il singolo d’uscita ufficiale del progetto, però a quanto pare ci toccherà metterla fuori a breve se la gente la canta già così bene!).
L’ultima tappa del concorso, la finale, si terrà invece domani, venerdì 18, al Teatro Duse di Bologna, serata finale in cui saranno ospiti Luca Carboni, Ainè e Viito alternati dalle esibizioni degli otto concorrenti in gara. Saliremo dunque su quel palco galvanizzati dal valore del luogo in cui ci
esibiamo e dall’importanza della giuria, presieduta da Mogol. Non c’è bisogno di ulteriori parole per far comprendere quanto determinante possa essere un’esperienza del genere per un gruppo emergente come noi.
A cosa un autore e/o compositore non dovrebbe mai rinunciare?
Alla convinzione di essere un elemento fondamentale per la società. Un catalizzatore della realtà che lo circonda. L’artista si serve della sua sensibilità per filtrare la realtà e portarla al pubblico per mezzo delle sue esperienze e della sua capacità tecnica.
Scena Italiana: quali sono a tuo parere le cose più interessanti?
La cosa più interessante è il recente cambio di direzione avvenuto nell’ambito del mercato musicale, in cui sono entrati a far parte artisti tanto abili da dimostrare che la musica italiana può effettivamente spaziare senza perdere le sue radici culturali e i suoi picchi qualitativi. Tutta la scena “indie”, ad esempio, è molto vicina ai cantautori che fanno parte della storia della nostra cultura e sono già in formazione quelli che saranno i grandi classici di domani.
Musica nell’era digitale: quali sono le nuove opportunità per un musicista oggi?
I mezzi a disposizione per l’auto-produzione e per auto-pubblicizzarsi sono di una potenza impareggiabile rispetto al passato ed effettivamente garantiscono un indipendenza rilevante dal punto di vista del contatto col pubblico. Bisogna comunque sempre ricordarsi che le vere fan base
nascono attorno ad un senso di condivisone umano che non può restringersi ai dieci secondi di Instagram Story o alle playlist di Spotify.
Gli eventi sociali, i concerti e i festival sono comunque quelli che garantiscono un contatto più diretto con quello che effettivamente la musica vuole e necessita di esprimere.
Perché Soundreef?
Soundreef rappresenta una novità in fatto di legge e anche per quanto riguarda alcuni concetti del diritto d’autore e della gestione degli eventi live.
La cosa che ci ha portato a preferirlo a SIAE non sono le tipiche argomentazioni becere riguardanti un’associazione che comunque ha svolto un attività fondamentale in Italia per tanto tempo.
Soundreef ci ha garantito una velocità di risposta e di gestione da casa malleabile e adatta alle nostre necessità e in fondo si tratta anche di una scommessa, come il nostro progetto musicalmente si basa su una scommessa stilistica anche le nostre scelte di gestione dirigono la nostra fiducia verso la novità.