Valentina Vignali esce con il suo primo singolo ‘Nada’. Le sue prime passioni musicali vengono dalla ricca scena rap americana, noi abbiamo parlato di come anche la scena italiana sembra sempre più pronta per le voci femminili.
Ciao Valentina, come nasce ‘Nada’, il tuo primo singolo?
Ciao, ‘Nada’ nasce da una passione personale per questo genere che ho da un sacco di anni. Io sono cresciuta con la musica hip hop anni ’90. Ho seguito con interesse tutta la scena seguendo anche le varie sfumature come, ad esempio, la trap. Sono appassionata del genere. Mi sono sempre divertita a rappare pezzi di artisti che mi piacevano, pezzi di canzoni a memoria ma era una cosa che era sempre rimasta in cameretta.
Poi ho conosciuto Ludovico, un ragazzo che fa rap da una decina di anni, e che ha pubblicato dei pezzi su Youtube, seppur rimaste per ora in sordina, e lui mi ha detto: “Perché non fai un pezzo? magari ti aiuto nella stesura del testo”. E così è stato.
Insieme abbiamo scritto il pezzo, l’abbiamo prodotto ed è venuto fuori così come lo sentite. Ho avuto l’input da lui.
Il tuo amore per il rap: se dovessi collocare la nascita di questo amore, dove lo metteresti?
A partire dalle medie, più o meno a dodici anni. Da lì in poi, guardavo questi video di 50Cent Snoop Dog, Tupac con questi macchinoni ed anche il loro abbigliamento, mi è sempre piaciuto tutto: non solo la musica ma anche lo stile ed il loro modo di porsi. Infatti sono super appassionata degli Stati Uniti: quando mi è possibile ci vado. E quindi è nato tutto là e poi diciamo che tutto quello che era venuto fuori prima dal ‘98 in poi me lo sono ascoltato.
Parlando di artisti: Cose più interessanti in circolazione o comunque cose che sono passate dal tuo stereo?
Abbiamo parlato di americani quindi tornerei a casa nostra. In Italia ho sempre ascoltato, e mi piacciono moltissimo Gemitaiz, Noyz, Inoki… sono loro i miei preferiti. Sono anche felice che siano venute fuori delle personalità femminili perché, se in Italia qualche anno fa Baby K aveva provato a inserirsi nella scena rap, per quanto adesso sia diventata un po’ più pop, ha comunque aperto un po’ le porte per quelle che sono una Beba o una Chadia Rodriguez, quindi sono contenta.
In America ci sono molte donne che rappano e va bene così, ed è giusto, tipo Nicky Minaj o Cardi B… lei è proprio la mia preferita. E se in America la cosa è così e non c’è distinzione tra uomo e donna, fino ad ora il rap in Italia è sempre stato molto degli uomini, adesso questa cosa sta cambiando e io ne sono felice, non solo per me stessa ma proprio in generale.
Parliamo invece di mondo degli influencer e mondo della musica. Da influencer come ti sembra che si stia muovendo il mondo della musica e secondo te quali sono le cose più interessanti a livello culturale?
Adesso siamo in un periodo in cui è più facile farsi conoscere, abbiamo degli strumenti che fino a 10 o 15 anni fa non c’erano, pensiamo ad esempio a Spotify o Youtube. Anche le stesse storie di Instagram, i social sono un modo per registrare le proprie canzoni, i propri video, esprimere le proprie emozioni e i propri talenti. Prima non c’erano, ora siamo più agevolati, soprattutto chi magari è un influencer o una persona già famosa. Io ho anche ricevuto critiche in questo senso, “tu che fai l’influencer non puoi cantare”… non l’ha detto nessuno e poi ognuno fa quello che vuole e sta a chi ascolta decidere se va bene o no. Ma c’è un po’ questa cosa di essere accusati di avere già un grosso seguito e quindi usarlo per fare musica, ed è una critica che mi è stata mossa.
I Social però sono un mezzo che tutti hanno in mano e che tutti possono sfruttare, quindi diciamo sono abbastanza democratici. Non mi ha aiutato nessuno a crescere sui Social: ho fatto un percorso, ho fatto delle scelte giuste, ho postato delle cose giuste, ho fatto delle cose dal sexy al divertente all’intelligente e quindi poi il seguito è derivato da quello, ma è una cosa che possano fare tutti. Quindi sta tutto nello scegliere il modo giusto, il momento giusto, e impegnarsi perché niente cade dal cielo. Soprattutto io non sono una di quelle che cataloga le persone e poi quelle persone non potranno mai fare altro. Ti faccio un esempio: mio fratello studia medicina, se una volta laureato si sveglia e decide di fare lo chef perché ha la passione per la cucina, nessuno gli nega di farlo, ognuno è libero di fare quello che vuole secondo me, utilizzando i propri mezzi e le proprie capacità. Ovviamente in questo momento storico siamo un po’ più agevolati.
Musica live, cosa hai visto ultimamente che ti è piaciuto molto e cosa cerchi in un live?
Ovviamente sono una che va ai concerti, non ne ho fatti troppi ma ne ho fatti abbastanza. Come artisti internazionali sono andata a vedere Jay-Z ed Eminem e per quanto riguarda l’Italia ho visto live Gemitaiz, Clementino, Noyz, Nayt, Club Dogo, Emis Killa, anche Truce Klan e molti altri.
Diciamo che di questi nessuno mi ha deluso perché è gente che, soprattutto Clementino che è un performer della madonna, ti fa proprio uno show sul palco, ti intrattiene. Clementino è divertente… è uno dei più forti che ho visto sul palco, il live che mi ha impressionato di più tra livello musicale e intrattenimento è stato il suo. Anche Nayt è molto forte, è un ragazzo giovane venuto fuori negli ultimi anni, mi piace molto, sebbene abbia uno stile che è molto veloce, che riprodurlo in studio è un attimo, ma riprodurlo live mentre balli e corri è un’altra cosa, era fedelissimo alle registrazioni che ho sentito, quindi molto bravo pure lui.
Uno va a cercare un artista che anche live sia il più simile possibile a quello che sei abituato a sentire nelle registrazioni, o almeno questo è quello che cerco io.
Tu sei un’atleta, una sportiva, quindi mi piaceva parlare, a livello tuo di attitudine, di musica e sport e delle loro analogie e differenze. Quali sono le cose simili e le grandi differenze?
Allora sicuramente bisogna avere una propensione. Non lo chiamo talento, ma una propensione verso quella cosa. Ci sono persone che sono propense allo sport e persone che non lo sono, ci sono delle persone che sono stonate come delle campane e persone che le senti cantare sotto la doccia e un minimo di orecchiabilità ce l’hanno. Intanto secondo me, in entrambe le cose, ci vuole una propensione ed un avvicinamento a quel tipo di situazione lì, poi la differenza la fa la palestra, la palestra in entrambi i casi, ad esempio la palestra in studio con un bravo vocal coach che ti insegna a provare e riprovare una cosa, e la stessa cosa con lo sport con i pesi, gli esercizi, con il sudore. È una similitudine che funziona bene.
La costanza nel lavoro, qualsiasi cosa tu faccia ti devi allenare perché qualsiasi cosa tu faccia dopo sia sempre meglio, in realtà in tutti i lavori è così. Qualsiasi cosa tu faccia, più ti alleni, vai avanti, sbagli, riprovi, conosci il tuo range di fatica e di voce, caratteristiche di te stesso, e poi puoi usare tutto questo per la performance tanto sportiva quanto musicale.
Grazie Valentina e benvenuta in Soundreef!
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