L’Uomo Calamita è il bandito più ricercato della zona. E questa è la sua storia. Uno spettacolo che unisce superpoteri, danza, numeri circensi spericolati, colpi di batteria e tanto altro. Ne abbiamo parlato con Cirro (Fabrizio Baioni), batterista, interprete e compositore delle musiche.
Ciao Fabrizio! Il progetto a cui stai lavorando adesso è l’Uomo Calamita. Raccontaci un po’ la storia.
Ciao e grazie di avermi invitato a parlare di questo spettacolo.
Il tutto risale alla tarda estate del 2018 quando, qualche settimana prima del Festival Artemigrante, Giacomo Costantini del circo contemporaneo “El Grito” mi propose di collaborare alle musiche di uno spettacolo, intervenendo con quello che aveva già ascoltato dell’album di Cirro. Si trattava della sua ultima creazione nata in collaborazione con lo scrittore Wu Ming 2. Dopo qualche giorno di prove serrate, arrivò un “work in progress” dello spettacolo nello chapiteau della compagnia. La prima è prevista al teatro Vascello di Roma a dicembre.
Pur stando principalmente sempre dietro la batteria col mio set di batteria, trigger, drum machine e laptop, nello spettacolo insceno il personaggio di Cloyne, un clown a cui i nazisti hanno ammazzato il fratello.
Mi spiego meglio: la faccenda è ambientata nella Seconda guerra mondiale a Corniolo, un paese che forse non esiste, al confine tra la pianura e le montagne intorno Bologna. Ad un certo punto tutte le compagnie circensi di Sinti si ritrovarono senza poter lavorare a causa delle normative fasciste. Il tendone allora sembra abbandonato, con gli “zingari” spariti da un giorno all’altro, in seguito a un ordine della polizia fascista. Ma nei boschi sopra Corniolo si preparano a resistere, ad attaccare. La vicenda scritta da Wu Ming 2 – ed è lui a raccontarla sul palco – conduce il pubblico direttamente in un circo clandestino tra spericolate acrobazie, colpi di batteria e magie surreali. C’è chi dice che nella loro brigata ci sia pure un leone…
In scena vedrete l’Uomo Calamita alle prese con i suoi superpoteri. Che ci crediate o no, resterete col fiato sospeso mentre prova in segreto pericolosi esercizi di equilibrismo magnetico. E se non bastassero i suoi virtuosismi, a farvi tremare le budella, ci penserà Cloyne, che sfoga tutta la sua rabbia sui fusti della batteria.
E affinché l’impasto di questo oggetto narrativo non-identificato che mescola circo, letteratura e musica sia davvero completo, da Wu Ming 2 dipenderà la vita dell’Uomo Calamita con un esperimento di mesmerismo che lo vede protagonista. Al circo la vita non si rischia per finta. Una piccola anteprima: riproporre la “Tortura Cinese dell’Acqua” di Harry Houdini, significa farsi calare a testa in giù in una vasca colma d’acqua, con le manette ai polsi, e provare a uscirne dopo quattro minuti di apnea…
La musica dello spettacolo è una raccolta rivisitata dei brani presenti nel tuo album Sequoya Teeth. Come li hai lavorati? Ci sono stati dei cambiamenti netti per far sì che potessero supportare al meglio lo spettacolo?
Si, esattamente, con l’aiuto del produttore del mio album (Nicola Giorgetti-Indipendente Recording Studio), abbiamo riaperto i progetti dell’album Sequoyah Teeth e praticamente abbiamo adattato i brani alle tempistiche dello spettacolo, chiaramente abbiamo tolto del tutto le voci per amplificare il suggestivo reading di Wu Ming 2, il quale durante lo spettacolo adatta il suo testo alle mie musiche e alle metriche dei brani. Devo ammettere che è un mix veramente interessante e stimolante.
Il brano “Bright Side of The Lake” ad esempio lo abbiamo usato verso la metà dello spettacolo durante uno dei numeri di magnetismo . “Huma” che è il singolo dell’album lo abbiamo usato per il numero in cui L’Uomo Calamita si immerge a testa in giù in una vasca piena d’acqua e ci resta in apnea per 4 minuti ed infine il finale di “Sequoyah Teeth” che è il brano che da il nome all’album, l’ho usato per la parte finale dello spettacolo in cui L’Uomo Calamita compare fuori dalla vasca libero dalle catene.
Cosa pensi dell’A&R oggi, che si svolge principalmente con i Talent Show. Sono il miglior modo per farsi scoprire il giorno d’oggi?
Credo che siano il frutto di una strategia di parte del mercato per riesumare i profitti nel settore discografico, da decenni invischiato in una crisi sistemica.
No, non è il miglior modo e nemmeno l’unico, ma è oramai una possibilità tanto da essere considerati quasi una categoria artistica. Condivisibile o meno, è un modo per arrivare ad una sorta di successo immediato bypassando, nella maggior parte dei casi, tutto lo sbattimento a cui di solito si è sottoposti, tramite una visibilità all’oggi difficile da ottenere “semplicemente” sfornando dischi, venderli e suonarli dal vivo. Poi sì, tanti artisti che passano dai talent vengono masticati e sputati via, quindi il risultato finale è piuttosto contenuto rispetto alle aspettative.
“Non riusciamo ad esportare i nostri artisti all’estero, mentre da noi arriva di tutto, voce o non voce” Che pensi di questa frase? Credi che rispecchi accuratamente la scena musicale italiana di oggi?
Dipende da che tipo di artista stiamo parlando, conosco molte band italiane tipo Appaloosa che suonano un casino all’estero con un buon riscontro di pubblico. Loro sono un esempio ma ce ne sono anche altri. Poi certo, per arrivare all’estero, dove comunque la selezione è molto più accurata, devi proporre un prodotto innovativo e di qualità.
Qual è l’impatto che il digitale sta avendo sull’industria musicale? Sono più i pro o i contro?
Internet e il digitale hanno aumentato a dismisura le possibilità di far conoscere i propri lavori in modo più semplice, veloce e a basso budget. Di per sé è una cosa positiva. Almeno fino a qualche tempo fa, adesso siamo al punto che per l’ascoltatore diventa difficile individuare cosa sia per lui veramente interessante, approfondirla e sentirla sulla propria pelle, anche a causa di un ascolto liquido, meno attento. Non a caso uno dei problemi della musica non è il digitale, piuttosto mi sembra sia la funzione di sottofondo che ora la musica assolve, una fruizione continua ma limitata. Dagli anni ‘60 fino ai ‘90 la musica aveva il monopolio dell’intrattenimento domestico e non, ora hai talmente tante possibilità, tipo tv on demand, social network, videogames, serie tv, che la musica non detiene più quella posizione di monopolio dell’intrattenimento che deteneva allora. Resta il fatto che il web e il digitale potrebbero essere uno strumento funzionale alla musica e anche democratico.
Progetti per il futuro? Prossime date?
Vorrei farmi costruire una maschera nuova per Cirro, magari di cotone e non di lana con spessore 2 cm :-))
Spero di ferirvi a colpi di batteria ad una delle anteprime del mese di luglio di Uomo Calamita: 5 e 13 a Pesaro al Parco Miralfiore per il Festival Stupor Circus o il 18 e il 19 al Reasonanz di Loreto (AN). Ci vediamo sotto lo chapiteau!
Grazie mille e in bocca al lupo per tutto
Grazie a voi!