1 dicembre, Roma. Incontro Esseho in un bistrò dalla vibe anni 30, ci accomodiamo per un caffè – rigorosamente al vetro – e per 4 chiacchiere a sottofondo jazz.
Esseho è Matteo Montalesi, 24 anni, polistrumentista autodidatta, produttore, autore, vocalità impeccabile, un album d’esordio uscito da qualche mese e un paio di brani già hit. What else?
Da qualche giorno è uscita su tutte le piattaforme digitali Arianna, il singolo con cui Matteo parteciperà alla finale di Sanremo Giovani, in diretta su Rai1 il 15 dicembre.
È stato un 2021 pieno di traguardi il tuo: cover face della Playlist Spotify Indie Italia, soundtrack della serie Netflix Summertime, un tour estivo, le radio e ora la finale del 15. Come ti senti?
Benissimo! Sono molto soddisfatto e già proiettato verso i prossimi step.
Che mi dici dell’esperienza Sanremo Giovani?
Suonare è ciò che amo di più. Mi sono divertito tantissimo, durante tutte le fasi. Adesso sto contando i giorni alla finale.
Sei arrivato in finale competendo con 700 concorrenti. Come hai reagito quando hai ricevuto il verdetto?
Non avevo molta scelta, c’era una sola cosa che potevo e dovevo fare: chiamare mia mamma. A casa erano tutti sicuri che sarebbe andata bene, mi sostengono attivamente, ma proprio in quanto fan numero 1 la prima chiamata alla mamma era d’obbligo. Difficilmente sarei potuto rientrare a casa, altrimenti.
Il singolo si chiama Arianna. Ma Arianna chi è?
Ah! Vuoi il gossip, eh?!? Arianna è una ragazza, ma anche una metafora e una non-metafora, allo stesso tempo.
Spiegami meglio.
Come capita a me quando ascolto alcuni dei miei artisti preferiti, ciò che voglio dalla mia musica è la plurilettura, scatenare una sorta di complotto interpretativo in chi ascolta, che lo porti a chiedersi quanti livelli di significato ci sono dietro al brano.
Io, in quanto autore, ho la mia di verità, ma poi c’è anche quella individuale di ogni singolo ascoltatore.
Arianna per me è un soggetto specifico, ma non solo. Dipende da chi sta sentendo, quando e con che attitude.
Quale artista ti trasporta maggiormente in questo viaggio di significati?
Bon Iver, senza dubbio. L’esempio perfetto è l’album For Emma, Forever Ago, dedicato al suo primo amore, e il pezzo Hey, Ma, uscito anni dopo. Se Hey, Ma lo ascolti di getto, Justin Vernon non dice “Ma”, dice “Emma”. Il suo primo amore, quindi, torna nuovamente, in un brano che apparentemente parla alla madre. Qui il cerchio si chiude, o si apre a mille altre interpretazioni. Questo è esattamente ciò che voglio dalla mia musica.
Perché hai scelto Arianna come brano con cui gareggiare a Sanremo Giovani?
Perché è l’anticipazione del capitolo successivo, e la fine di quello precedente. Con il primo album avevo necessità di mettermi a fuoco, ora la visione è chiara. Quindi per il nuovo inizio parto da Arianna – che è ragazza, metafora e non metafora.
Nell’attesa della finalissima del 15 dicembre, correte a streammare Arianna e tutto Aspartame.
E ad Aprile ci si vede nei club!