Ad aprile è uscito il loro singolo “Ma dove vai”. Un sound funk (divertente), blues (non nostalgico) e indie (non scontato). I Summit vivono la musica con la voglia di divertirsi e far divertire, trasmettendo comunque un messaggio. Abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole con loro.
Ciao ragazzi! Presentatevi in modo poetico.
In quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti, cinque ragazzi con la passione per la musica hanno fatto nascere i SUMMIT, prima come solo hobby, per poi diventare la parte centrale della loro esistenza, il loro chiodo fisso.
I Summit sono “canti suoni e balli”, sono un punto d’incontro di personalità e gusti diversi accomunati da una unica passione.
Siamo una band difficile da inquadrare: Se è funky è divertente, se è blues non è nostalgico, se è indie non è scontato.
La musica viene spesso considerata un’urgenza di comunicare. È vero secondo voi? Qual è il messaggio che volete trasmettere con la vostra musica?
La musica la viviamo con la voglia di far divertire la gente e di raccontare noi stessi. Abbiamo sempre affrontato temi leggeri, ma con l’intento di lasciare qualcosa a chi ci ascolta.
Le canzoni effettivamente nascono da un bisogno di raccontare e raccontarsi, quando senti di dover “tirare fuori” tutto quello che vivi, e le parole escono da sole, al momento giusto. Nel momento in cui ti forzi per trovare parole che ti mancano, togli la miccia alla dinamite e rimane solo la fiamma dell’accendino.
All’inizio scrivevate principalmente in inglese. Poi nel 2017 esce il vostro primo singolo in italiano “Non Mi Par Vero”. Come mai questo cambiamento?
Prima scrivevamo in inglese perché era principalmente quello che ascoltavamo e che volevamo fare – rock e blues con uno stampo americano. Ma allo stesso tempo ascoltavamo anche tanta altra roba, soprattutto rap italiano e cantautorato, da Neffa a Lucio Battisti. Matteo (cantante/chitarrista) ha da sempre scritto anche testi in italiano per il suo progetto rap parallelo, quindi diciamo che il passaggio verso l’italiano è stato molto naturale: ci sentivamo molto più a nostro agio nello scrivere, e il pubblico recepiva molto meglio i testi. Dopo aver sentito “Non Mi Par Vero” per la prima volta live già la cantavano a memoria!
Come si svolge il vostro processo creativo? Scrivete tutti insieme, oppure condividete idee che vi vengono singolarmente. Avete un Modus Operandi specifico?
Ci piace lavorare prima di tutto con la musica: generalmente tutto parte da una idea, da una melodia che qualcuno ha in testa, e poi in sala prove proviamo a costruire qualcosa tutti insieme – anche improvvisando per ore su quel “giro”. I testi invece sono stati scritti per la maggior parte da Matteo e Paolo (tastiera/voce), ma dobbiamo dire che tutti e cinque partecipiamo nella revisione e nel proporre idee al riguardo
Come definireste il vostro sound?
Un energico insieme di belle melodie.
Industria musicale: cosa cambiereste?
Cosa cambieremmo dell’industria musicale? Che bisognerebbe aggiungere i Summit! Scherzi a parte, crediamo che finché non si è dentro, non si possano dare giudizi effettivi. Quello che si può dire è solo gusto personale riguardo le uscite musicali attuali.
Domanda di riserva allora: ad aprile è uscito il vostro primo singolo del 2019 “Ma Dove Vai”. Quali sono i prossimi passi? Avete in mente di fare un nuovo album?
Al momento ci stiamo dedicando molto alla scrittura. La nostra formazione è recentemente cambiata, stiamo definendo sempre di più il nostro sound e non vediamo l’ora di tirare fuori altri pezzi, siamo super motivati!
In più abbiamo belle date in programma, tra piccoli festival della zona e persino una data fuori dai confini nazionali (Festa Della Musica a Mendrisio, Svizzera). Non riusciamo a stare lontano dal palco, ci divertiamo troppo! Se avete qualche data da proporre non esitate a contattarci, siamo abituati a fare macchinate sommersi dagli strumenti.