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Elena Aceto
05 Febbraio 2020 / Pubblicato in Artisti rappresentati

Stefano Maggio: produzione, Songwriting e Sound Design. «Fare musica significa ricerca costante»

Abbiamo avuto il piacere di parlare con Stefano Maggio della sua ricca esperienza nella produzione musicale e nel Sound Design. Ci ha raccontato cosa significa lavorare tra Italia e Germania e come l’insegnamento e la produzione musicale siano legati: dai brani Dance a spot e jingles per la Tv, fino all’insegnamento universitario. 

Ciao Stefano, negli anni hai composto centinaia di canzoni, spot, jingles.
Tv, radio, cinema, discoteche, cd, dvd, web sono solo alcune delle esperienze che hai fatto. Come sono state tutte queste esperienze? Quali le più interessanti? Quali le più ricche e significative per la tua maturazione compositiva?

Ciao e grazie per questa intervista.
Sì, negli anni ho avuto l’opportunità di lavorare su parecchi progetti, anche molto diversi fra loro per lo stile musicale, per il target e per l’utilizzo. Fra le esperienze più significative sicuramente ogni singolo lavoro fatto per la Rai, sia Radio che Tv, è stato un mattoncino di esperienza e conoscenza in più: sia per la progettazione fatta insieme all’editore Rai, professionista e persona squisita, sia per gli approfondimenti con i registi e i montatori dei vari programmi. Una delle sigle Tv che ricordo con maggior piacere è stata nel 2006 quando un mio brano formato da sole percussioni è stato utilizzato per pubblicizzare le partite del mondiale di calcio in Germania, che l’Italia vinse.
Una delle sigle più recenti è stata TU TU e YOYO per uno spot di RAI YOYO e mi ha dato tanta soddisfazione perché ho fatto partecipare anche i miei figli come coristi. Le loro voci da bambini e il loro divertimento hanno regalato quel filo di pazzia e spensieratezza che volevo dare al brano.
Un’interessante uscita discografica è il brano WHIP WHIP WHIP, che fra l’altro ho anche cantato. L’ho prodotto insieme all’amico e collega Filippo Manni, è stato pubblicato con Ministry of Sound e utilizzatissimo nella trasmissione Tv tedesca Germany’s next Topmodel ed è stato incluso nell’omonima compilation. Volevo fare un brano che avesse un mood fashion e che fosse anche un pizzico trasgressivo. La cosa è riuscita e dopo qualche tempo il brano è stato anche licenziato per un tutorial di make up per transgender con migliaia di views youtube.
Anche le varie suonerie che ho prodotto, da Blinko, alla famosa Poo Poo ad una versione natalizia del gatto Virgola, mi hanno dato qualcosa. Penso di essere stato uno dei primi in Italia a produrle e lì ho tastato con mano quanto un’idea nuova al momento giusto sia vincente, pur se confezionata in maniera semplice.
Aggiungo l’esperienza bellissima del disco d’oro in Germania nel 2019, con un album nel quale ho collaborato: Giovanni Zarrella – “La vita è bella”. Un disco di genere Pop-Schlager con brani famosi tedeschi riarrangiati e cantati in lingua italiana. Qui sono stato molto attento a mantenere il suono dei testi originali e a scegliere parole italiane almeno in parte comprensibili per un tedesco.

Dopo tante esperienze come è cambiato il tuo modo di comporre e scrivere musica?

Quando ho iniziato andavo sempre molto di pancia, scrivendo tantissima musica probabilmente anche in maniera un po’ disordinata. Forse avevo un po’ di fretta che il mio nuovo brano o lavoro venisse pubblicato o sincronizzato e probabilmente ho fatto degli errori dovuti a questa “voglia” di musica. Oggi ho un approccio sicuramente più sereno e se vogliamo più professionale, pur essendo sempre accompagnato da una parte emotiva molto forte.
Se il progetto è commissionato tendo a seguire per bene le direttive del committente e produco il lavoro in base al target a cui è destinato.
Se invece il lavoro è più libero ad esempio il songwriting  per un artista, credo che la cosa più importante sia che il messaggio del cantante arrivi in maniera diretta e sia credibile. Sicuramente ho un approccio diverso se scrivo una sigla per bambini rispetto a un brano dance destinato ad un altro tipo di pubblico. Negli anni e con le esperienze le mie conoscenze nell’ambiente si sono arricchite e questo oggi, rispetto agli esordi, mi permette di confrontarmi e avere le idee più chiare per il bene dei miei lavori.
Oggi gestisco meglio e con meno stress le varie fasi di progettazione di un lavoro, dalla scrittura alla pubblicazione.

‘Produzioni Dance’: hai avuto diverse esperienze in questo settore. Penso alle varie partecipazioni per ‘Hit Mania’. Com’è cambiata questo tipo di scena?

Dal 2004 le mie produzioni sono presenti in quasi tutte le pubblicazioni Hit Mania. Quell’anno avevo mandato un Cd con miei brani alla UNIVERSO, l’etichetta che fra gli altri annoverava i Lunapop e si occupava di Hit Mania. Dopo qualche mese mi contattarono dicendo che trovavano interessante il mio modo di scrivere musica. Da lì è iniziata un’intensa collaborazione professionale, che si è tramutata in amicizia e che continua ancora oggi.
Negli anni il genere musicale Dance ha subito infinite modifiche sonore, di struttura e sociali, lo stile dance si è ramificato in migliaia di evoluzioni. Una di queste oggi si tende a chiamarla EDM ed è diventata a tutti gli effetti musica Pop(olare). Oggi è normale ascoltare brani EDM nelle radio mainstream, 15 anni fa bisognava cercare la Dance nelle radio più specializzate. 
Mi piace la Dance perché è una sorta di laboratorio sonoro per quello che poi si ascolterà nel pop qualche tempo dopo. 

Oggi sei docente di Sound Design presso lo IED di Roma. Come sta cambiando invece il Sound Design? Che tipo di esperienza è l’insegnamento? Che cosa vedi nei ragazzi? Che tipo di approccio hanno alla scrittura?

Sono docente allo IED da 13 anni, da quando si formò il primo corso di Sound Design a Roma. In questi anni nel Sound Design ci sono stati degli sviluppi pazzeschi, i software musicali e i virtual instruments sono sempre più potenti, ma anche alla portata di tutti e i ragazzi sempre più abituati fin da piccoli a smanettare con i computer. Si dice che insegnando si impara il doppio e non posso che confermarlo; tanto più nel nostro lavoro, dove non ci si deve mai fermare con lo studio e la sperimentazione. Spesso sono gli studenti a farmi ascoltare in anteprima le nuove tendenze musicali o qualche nuovo compressore virtuale. 
Una delle cose che mi fa più piacere sono i rapporti che si creano con i ragazzi; con alcuni negli anni nascono collaborazioni professionali vere e proprie, con altri semplicemente una bella amicizia condita dalla nostra comune passione. 

Qualche anno fa in Germania sei stato Vocal Coach di ‘Popstars’, casting show televisivo tra i più seguiti in Europa. Che tipo di esperienza è stata la TV?

Forse la mia esperienza professionale più folle e d’impatto fino ad oggi. Tramite amici tedeschi ho saputo che la produzione cercava una figura professionale come la mia per quella trasmissione, così mi sono candidato. Dopo un po’ mi hanno chiamato e invitato a Monaco per un provino. Sono stato selezionato e mi sono ritrovato catapultato dal mio studio di registrazione a Roma al dover gestire varie fasi della preparazione artistica/canora dei candidati in Tv. Ero responsabile della parte vocale e delle performance Tv, ma ho dovuto gestire anche la pressione e gli alti e bassi che i candidati dovevano fronteggiare in un periodo così frenetico anche per loro.
Le location erano sparse in tutta la Germania e un anno abbiamo addirittura fatto un roadtrip da Las Vegas a New York in Bus. Con le telecamere accese facevo fare le prove nel Bus e poi giravamo la trasmissione vera e propria nei locali sul percorso. Popstars è stato un format con uno share molto alto e che si può paragonare a X-Factor e The Voice. Qui ho avuto l’opportunità di lavorare con i vari ospiti internazionali del programma come Robbie Williams, Taylor Swift, Rihanna, Leona Lewis e tanti altri, che dovevano duettare con i candidati della trasmissione.

Avendo vissuto sia in Germania che in Italia, quali sono le differenze principali nell’approccio alla musica nei due Paesi?

Sono italo tedesco e quando sono in Italia mi sento molto tedesco, mentre quando sono in Germania esce tutto il mio made in Italy!
A parte questo, sia l’Italia sia la Germania sono 2 nazioni che possono vantare una storia di cultura musicale ricchissima e li trovo molto simili come amore per la musica. 
Avendo girato parecchio per i 2 paesi ho notato che oggi a livello artistico forse l’Italia può contare su più talenti puri e grezzi mentre in Germania ci sono percorsi formativi articolati, più organizzazione e una considerazione del lavoro dell’artista più concreta. In più il mercato discografico, pur con le sue difficoltà, regge bene.
Mettere insieme questi 2 mondi è quello che mi piace fare!

Grazie Stefano e Benvenuto in Soundreef!

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