Ciao ragazzi, inauguriamo con voi #ContemporarySounds, settimana dedicata a musica elettronica e sperimentazione.
Siete due chitarristi con all’attivo progetti musicali che vedono una forte componente elettronica: TWEEEDO e Cop-Killin’ Beat per Andrea Pisano e MOVION per Nicolò Tamagnone.
Come siete arrivati a trovare un equilibrio (se esiste) tra analogico e digitale?
Andrea – Io nasco come chitarrista, che reputo tutt’ora il mio strumento principale. Sono cresciuto col il punk-hc e il grunge, in piena adolescenza, suonando per anni con i FUH, anche se ascolto ogni tipo di musica da sempre. Nonostante la passione per l’elettronica soprattutto quella più noise e idm sia arrivata più avanti, è una forte componente dei miei ascolti. Arrivando dal punk l’approccio analogico è inevitabile per me, difatti i miei primi lavori nascevano con il solo utilizzo di pedali per chitarra, feedback e campionatore. Non amo l’aspetto freddo del computer, che infatti non uso (se non per registrare i miei lavori), ma prediligo l’uso di macchine, chitarre, looper, nastri, giradischi. Devo toccare con mano, voglio sbagliare, stupirmi e spaventarmi. Reputo l’aspetto fisico del suonare troppo importante soprattutto perchè improvvisando cerco di lasciare molto al caso, al momento, agli errori delle macchine e dei nastri che si inceppano.
Nicolò – Nel mio caso non posso parlare di un vero e proprio equilibrio, nasco come chitarrista rock e tutto sommato il punto di partenza per me rimane quello. Negli anni mi sono poi avvicinato al mondo del noise e dell’ambient, provando quindi a portare questi miei nuovi ascolti sulla chitarra, senza però cambiare l’approccio che avevo avuto fino a quel momento con lo strumento: chitarra e stompboxes. Questo anche all’interno della band, dove rimango l’unico componente che non utilizza un pc, almeno per ora. Bisogna dire che la maggior parte dell’effettistica usata oggi sarebbe stata inimmaginabile senza l’avvento dei software, ma la ricerca di un effetto, quindi un oggetto hardware che, anche se molto sofisticato, posso toccare fisicamente, rimane per me fondamentale e insostituibile.
Oggi l’accessibilità agli strumenti puramente elettronici è molto alta e, anche in Italia, se ne fa ampio uso in diversi generi. Guardando al panorama italiano di oggi, avete degli artisti preferiti in ambito elettronico? E chi, dall’altra parte, dovrebbe a vostro parere rivedere qualcosa nell’utilizzo delle macchine?
Nicolò – Riguardo alla scena elettronica italiana, quella più legata alla sperimentazione, potrei fare tanti nomi. Cito quelli che più volte e in più ambiti sono stati per me fonte di ispirazione: Sigillum S e Simon Balestrazzi. Se invece penso all’elettronica in senso più canonico e al mondo del clubbing rimango legato alla scena romana, per intendersi tutto quello che ha fatto parte della Sounds Never Seen di Lory D fino alla più recente Elettronica Romana.
Quali sono i primi strumenti elettronici che avete impiegato nella vostra musica?
Quali sono gli spunti da cui partite per comporre?
Andrea – il progetto Cop-Killin’ Beat nasce come una specie di diario sonoro, difatti spesso provavo o registravo improvvisazioni solo quando ne sentivo il bisogno dopo una qualche vicenda personale, spesso scrivevo testi e cercavo di rendere in musica ciò che sentivo, nonostante sia musica strumentale. Nelle mie composizioni c’è un forte lato melanconico e volendo anche rabbioso, un sentimento che arriva da lontano, molto personale.
Nicolò – Da appassionato di cinema sperimentale, spesso e volentieri il punto di partenza delle mie improvvisazioni è la volontà di dare a ciò che vedo una colonna sonora, oppure una mia personale proiezione delle immagini in un contesto sonoro. Altrimenti l’approccio rimane completamente libero, dove un loop sbagliato può diventare la base per un nuovo spunto. Anzi, direi specialmente i loop sbagliati.