Gli artisti che provengono dalla scena DIY come non li avete mai visti. Da oggi sul nostro Blog.
‘Soundzine’ è la nuova rubrica, a cura di Ale Cola, dedicata agli artisti che hanno fatto di autoproduzioni ed autogestione uno stile di vita. E ora hanno deciso di collaborare con noi.
Aneddoti, filosofie, vita vissuta, confronti tra culture ed epoche diverse: tutto questo è ‘Soundzine’.
Ciao Andrea, insomma, siamo qui con The Bone Machine, band rock’n roll di Aprilia, che tra poco compierà 20 anni di carriera, anche se, proprio tu, parti da molto più lontano, sei in giro dagli anni ’90, giusto? Raccontaci un pò di storia…
Ciao e grazie per lo spazio, tanto per cominciare.
Mi presento: sono la chitarra e la voce dei The Bone Machine, “in arte” Jack Cortese.
La banda (come ci piace chiamarla) si forma nel 1999 e da allora non si è mai fermata. La formazione è stabile dal 2004, anno in cui entrò l’attuale batterista.
Per chi non ci conosce siamo un trio: Chitarra/voce – Contrabbasso – Batteria.
Suoniamo Rock’n’roll in italiano che inizialmente è stata una scelta azzardata, ma che con gli anni ha fatto la differenza ed ha fatto in modo che il nostro sound fosse riconoscibile. Si può dire che siamo una band unica nel nostro genere.
Il nostro infatti non è quel rock’n’roll da “balera”, stile le band da birreria che scimmiottano (male) gli anni ’50. Noi suoniamo un misto di oscuro e disperato Rock’n’roll / Rockabilly dei 50’s e primi 60’s, lo mescoliamo col Garage, il Blues, il Punk, lo Psychobilly – al quale siamo molto vicini per tematiche e immaginario – e (come il nome della band suggerisce) adoriamo Tom Waits.
Negli anni si è creato un manipolo di agguerriti e selvatici ascoltatori provenienti dagli ambienti musicali più diversi: Rockers, Punks, Metallari… il nostro pubblico è vario, a dimostrazione del fatto che la musica non ha confini.
Io personalmente suono in giro dal 1990 circa. Qualche anno prima avevo iniziato ad ascoltare musica – Punk, Wave, Hc, Neo Rockabilly, Psychobilly – così ho deciso che fosse ora di iniziare a suonare: la mia prima band furono i Monkey’s Factory, un combo band attivo dal 91 al 96. Sciolti i M.F. formai Gozzilla & le tre bambine coi baffi nel 1997 (ancora in attività) e The Bone Machine nel 1999 . Attualmente sto mettendo in piedi un altro gruppo (insieme al contrabassista dei Bone Machine) chiamato The Devil’s Hand.
Tutto quello che ho fatto nella vita ha sempre ruotato intorno alla musica e per 12 anni ho gestito un negozio / etichetta specializzato in Rock’n’roll chiamato Billy’s Bones – Rock’n’Roll store for Rock’n’roll Zombies! (Musica, Abbigliamento etc).
Ora sto pensando anche di rimettermi nel commercio, vediamo che cosa succede.
Voi (The Bone Machine) siete un trio, anche gli altri 2 ragazzi hanno altri progetti e/o sono in giro da così tanto tempo?
Il contrabassista (Big Daddy Rott) al momento sta suonando solo con me, anche nel nuovo progetto, come dicevo sopra. In passato, anche lui attivo dagli anni 90, ha suonato con diverse bands HC: Dogfight, Open Season, etc. ed ha avuto un paio di brevi progetti paralleli ai the Bone Machine con i quali suonava Rockabilly / Psychobilly.
Il batterista (Black Macigno) è quello più giovane (anche se non di primo pelo), viene anche lui da diverse esperienze musicali sia Metal pesante che Rock-pop.
Lui è attualmente anche il batterista di Gozzilla .. insomma facciamo tutto in casa!!!
Com’era la scena allora, e com’è oggi. Quanto è cambiata in tutti questi anni?
Eravamo giovani, pieni di sogni ed entusiasmo… e alcol! Ahahah!!!!
La nostra scena era quella di una realtà di provincia: negli anni 90 ci furono collaborazioni tra noi di Aprilia, Latina e parte del sud pontino: occupazioni, manifestazioni, distribuzione di materiale. Tutta questa attività “politica” era strettamente legata alla musica.
Rispetto a Roma ci sentivamo un po “fuori”. Benché andassimo sempre ai concerti e suonassimo molto a Roma (soprattutto in posti occupati) il nostro rapporto era di diffidenza verso quell’atteggiamento di “superiorità” che ci sembrava ostentassero spesso i Romani.
Con il resto di Italia c’era un buon rapporto, distribuivamo materiale musicale autoprodotto di altre band e piccole etichette e anche materiale cartaceo (libri, riviste, fanzine) , attraverso una nostra distribuzione chiamata Animalaus (ovviamente non a scopo di lucro).
Tutta la musica sotterranea si muoveva più lentamente: lettere che attendevi con ansia, viaggi in treno, fanzine cartacee, dischi comprati sulla fiducia.
Oggi è tutto più veloce: mail, chat e non lettere da attendere. Le band le ascolti online e poi (FORSE) ti compri il disco, magari dopo mezzora te la sei scordata.
Nonostante questo, le scene Punks, Psychobilly, Oi! Resistono e si mescolano, come piace a noi.
Tra lo studio e i live, qual’è la forma che privilegiate? Siete in giro da tanto tempo, dove avete suonato, tra Italia e Europa, raccontaci qualche anedotto imperdibile di vita “on the road”.
Entrambe sono belle dimensioni ma il live è sempre meglio. I nostri dischi sono registrati sempre con intenzione “live”, poi corredati con piccoli abbellimenti.
Tutti i nostri dischi, tranne l’ultimo, sono stati registrati in presa diretta.
In Italia abbiamo suonato ovunque! In Europa non molto. Abbiamo suonato in Svizzera, Germania e Olanda. Più per nostra pigrizia organizzativa che per altro. Ho avuto proposte per Inghilterra, Spagna, Francia… ma non le ho mai fatte andare in porto.
A volte penso che della strada ne abbiamo le tasche piene: autogrill, code, caldo…
Poi arrivi al locale, incontri nuove persone e vecchie amicizie. A volte incontri chi come te sta in giro da 25 anni e di fianco il pischello di 18 anni, è fighissimo! C’è vita in tutto questo.
La musica muore solo se noi la facciamo morire.
Una volta ci diedero una chiave della stanza dell’albergo e ci dissero: “questa chiave apre tutte le porte, ma la vostra è la numero 36”.
Andammo in hotel, la stanza 36 non c’era!!! Alla reception non c’era nessuno e nessuno rispondeva al telefono. Chiamai l’organizzatore che mi disse: “tu sei ubriaco!!!”. Arrivò e tra 1000 bestemmie capì che non ero poi così ubriaco.
Ci disse di nuovo: “La chiave apre tutte le stanze, vediamo dove ci sono letti liberi” (perplessità totale). Iniziò ad aprire le stanze ed erano tutte piene.
Una camera però aveva 8 letti, di cui 4 vuoti. In stanza non c’era nessuno ma le valige si.
Ci disse: “potete mettervi qua”.
Noi: “ma che sei matto? Mica possiamo entrà nella stanza di altri, pensa quando arrivano”.
Dopo un po’ di discussione, mentre richiudeva la porta, arrivano 2 cocainomani e 2 zoccole! Ci vedono e si incazzano, nasce un breve battibecco… ma noi siamo stanchi, sono le 5 di mattina e di litigare non abbiamo voglia spieghiamo tutto e i cocainomani si tranquillizzano. Altre 1000 bestemmie e andiamo di corsa al locale per caricare la roba lasciata li e ripartire verso casa.
Voi siete stati tra i precursori nel vostro genere a scegliere SR, perchè questa scelta, e come vi trovate?
Non so quante altre band simili stiano con Soundreef, comunque noi stiamo cercando di spargere la voce.
Non siamo mai stai difensori del copyright, abbiamo sempre creduto nella libera circolazione delle idee e delle forme d’arte, per questo non siamo mai stai inscritti in SIAE.
Ho conosciuto Soundreef grazie ad un amico che me ne parlò qualche mese prima.
Così ho iniziato ad informarmi ed ho trovato molto interessante il servizio Live, cioè la possibilità di riscuotere i propri diritti durante le performance.
Il fatto che sia tutto on line (con buona assistenza), che sia gratuito, che sia trasparente, veloce, pratico e onesto anche con gli organizzatori degli eventi, mi ha convinto a tentare.
Devo dire che – a parte qualche piccola difficoltà iniziale comunque superata con la vostra pronta assistenza – è tutto molto semplice e piuttosto immediato.
La cosa che preme più agli autori, cioè avere il denaro velocemente, è ultra funzionale.
Vi auguriamo quindi di crescere ancora, mantenendo sempre un rapporto di fiducia con le bands e gli autori.
Grazie ancora per lo spazio concessoci.
La banda.