Creare un’etichetta discografica in un’era come questa significa innanzitutto avere una filosofia molto chiara e costruire le infrastrutture per diffondere quella filosofia? Ne abbiamo parlato con Marco Stilo di Sostanze Records, etichetta dedita soprattutto alla musica elettronica, anche presente con uno stand al primo Soundreef Festival di settembre scorso a Roma.
Quando nasce Sostanze Records e con che obiettivi? Che cosa vi ha spinto a creare un’etichetta discografica?
Sostanze Records è un progetto nato nel 2009 da un’idea di Edoardo Taori e Emanuele Boria, membri dell’Associazione di promozione sociale e culturale Sostanze. La netlabel “Sostanze Records” nasce proprio da un’esigenza dei nostri artisti di esprimersi anche al di fuori degli eventi che organizzavamo, dove 40 minuti di esibizione dovevano essere sufficienti per dimostrare che c’è ancora fermento nell’ambito della musica elettronica autoprodotta. Proprio per questo volevamo dare molto più spazio alle nostre creazioni anche dopo le serate ma Soundcloud e siti vari con player incorporato “ci andavano troppo stretti”, e in più volevamo far in modo che la gente si interessasse veramente a noi, a quello che facciamo e quello che produciamo, attraverso una vera e propria fidelizzazione del fan grazie al nostro sito.
Sulla crisi della discografia si è detto di tutto. Voi che ne pensate? Ci sono soluzioni che possano rilanciare il sistema?
Pensiamo dal 2009 che la musica in questo periodo socio/culturale debba essere libera. Non ha più senso per come si è evoluta pagare per ascoltare la musica mentre poi il live del produttore deve essere giustamente retribuito dal prezzo del biglietto o dal promotore della serata. Sembrava un’idea assurda qualche anno fa. Fortunatamente anche i produttori più famosi stanno abbracciando questa tesi anche se gli online store a nostro avviso ancora hanno prezzi poco accessibili a tutti e sono ancora una minoranza gli artisti che rilasciano in free download. È giusto che ogni artista sia libero di seguire le logiche della Major e del mercato ma sinceramente siamo stati sempre lontani dal monopolio Siae e dai prodotti televisivi che pubblicizzano musica commerciale.
Come scegliete gli artisti che pubblicate con la vostra etichetta? Quali sono gli elementi che ricercate nella loro musica o nel loro approccio?
Per la scelta degli artisti non abbiamo preclusioni assolute. Scegliamo su una linea di produzione volta a favorire la sperimentazione e la novità, cercando tra gli emergenti proprio chi tecnicamente e qualitativamente sembra avere una marcia in più. Come è successo per Digi G’Alessio (giusto per fare qualche nome di un’artista che agli esordi ha abbracciato il nostro progetto) .
Come vi sembra che si muovano le cose musicalmente a Roma da un punto di vista di offerta, di risposta del pubblico, di interesse e di addetti ai lavori?
Per quanto riguarda l’offerta noto da tempo una tendenza migliorativa soprattutto nell’organizzazione di festival di musica elettronica di buona qualità e non troppo commerciale. Sono contento di questo anche se a livello organizzativo abbiamo ancora un po su cui lavorare per avvicinarci alle macchine perfette stile Sonar o I love Techno. Detto ciò, di base la musica a Roma nei locali risente molto della regressione culturale e sociale che sta attraversando il nostro paese, quindi spesso la qualità del produttore piuttosto che del dj viene presa in considerazione marginalmente rispetto alla possibilità che lo stesso abbia già molti seguaci e si muova bene sui social per promuovere gli eventi dove parteciperà.
Parlando di Diritto d’Autore. Siamo in un momento piuttosto delicato, di grande cambiamento. Inizia ad esserci una certa consapevolezza negli artisti. Che ne pensate?
Più che delicato lo definirei importante.
Gli artisti iniziano a capire che le cose non stanno come hanno sempre creduto.
La disillusione nei confronti di preistorici monoliti sta lasciando spazio allo stupore prima e certezza poi di affidarsi a qualcuno che in modo trasparente possa fare quello che per giustezza andrebbe fatto.
E anche artisticamente, probabilmente, forti di questo, vogliono spiccare ancora di più il volo dato che sentono meno catene.
A noi non può che far piacere assistere al cambiamento, diffondendo il più possibile le novità a chi le ignora, anche se non è raro trovare persone tristemente ancorate al passato che dubitano che qualcosa possa cambiare (anche se sta già avvenendo).