Sergio Beercock è songwriter e attore di teatro. Siciliano, inglese di origine, esce domani il suo primo bellissimo album. Potete ascoltarlo in anteprima su Rockit. Si intitola “Wollow” ed è prodotto e pubblicato da 800A Records ed Indigo. Anche lui ha scelto Soundreef. Abbiamo colto l’occasione per incontrarlo e fare due chiacchiere.
Ciao Sergio, quale è stato il percorso che ti ha portato a “Wollow”, il tuo primo album?
Ho cominciato a scrivere realmente quando avevo 15 anni, ma non canzoni: a scrivere cose per la prima volta con la coscienza che quelle cose avrebbero avuto un destinatario. Nello stesso periodo scoprivo cosa volesse dire suonare in una band e cominciavo a corteggiare il palcoscenico nei primi spettacoli teatrali. Nel corso degli anni, per necessità e per curiosità, ho preso a suonare numerosi strumenti per via del teatro, ho continuato a scrivere “cose”, e quelle cose nel corso degli anni si sono ramificate e trasformate talvolta in testi teatrali, talvolta le musicavo, spesso le conservavo e le dimenticavo in un cassetto appositamente per riscoprirle dopo tempo e capire se valevano o meno qualcosa, e dunque con quale canale farle emergere: teatro, musica, versi? “Wollow” per me non è semplicemente un album, ma uno dei traguardi della mia scrittura. Perché tutto parte dalla scrittura.
Tu sei nato in Inghilterra da padre inglese e madre italiana. Ora vivi in Sicilia dove hai iniziato la tua attività artistica? Come ti sembra la scena in Italia, in Sicilia?
I miei si sono trasferiti in Italia mentre ero in fasce e il mio rapporto con l’Inghilterra è legato più a un filo di sangue (per via della numerosissima parentela che i miei nonni hanno disseminato lassù). La mia vita personale e artistica è germogliata in Sicilia, e quella di debuttare qui è stata una scelta. Rischio di generalizzare dando la mia opinione sulla “scena italiana”, perché è talmente eterogenea e alle volte talmente tribale che non saprei mettere tutti su una stessa barca, se non quella dei marinai che si sono trovati improvvisamente senza remi e senza capitano e hanno imparato a remare con le braccia: andiamo a fiuto in mezzo al mare, e certe volte becchiamo un’isola non ostile, in rari casi la terraferma.
Musica e teatro: come ti dividi tra queste due attività? Quale senti più “tua”?
Come accennavo sopra, la musica e il teatro non sono due attività distinte per me, ma due Canali (fra tanti che ancora esploro e che non escludo di aggiungere nel futuro) della stessa cosa: la Scrittura. In base a cosa ho bisogno di dire in un dato momento della mia vita, trovo il terreno più adatto per piantarne il seme. Poi annaffio, annaffio, annaffio, correggo, sistemo, cambio, cancello, e nasce uno spettacolo, una canzone, una colonna sonora, una filastrocca, una ricetta. E’ quello che facciamo tutti quotidianamente, in realtà, solo che io ci tengo perché sia il mio mestiere.
800A Records, come sei entrato in contatto con loro? Che tipo di intesa è nata?
Mi esibii a un “open-mic” a Palermo una sera di qualche anno fa, e alcuni dei ragazzi erano lì. I miei pezzi erano ancora acerbi e io piuttosto insicuro, ma ci presentammo e parlammo. Fabio Rizzo mi scrisse, in una e-mail: “Lavoraci ancora un po’, le influenze si sentono tutte e sono ottime. Sentiamoci fra qualche anno”. E così è stato. Mi hanno testato dal vivo per qualche mese, e poi siamo entrati in studio a Indigo in estate 2016 e io sono letteralmente esploso, eruttato dietro i microfoni, con il permesso e la guida sensibilissima di Fabio. Adesso con Oriana Guarino e tutto lo staff di 800A Records e Indigo stiamo lavorando sodo ed è emersa un’intesa sorprendente.
Perché hai scelto Soundreef?
Ho già parlato della barca senza remi e senza capitano? Ecco, in una barca del genere c’è bisogno di braccia forti, e Soundreef ha colpito sia me che 800A Records per aver dimostrato l’attendibilità della sua bussola negli ultimi anni in Italia.