Era il 1983, Tiziana Rivale vinceva il 33° Festival della canzone italiana con “Sarà quel che sarà” scritta da Maurizio Fabrizio. Vasco Rossi lasciava prima della fine della canzone il palco dell’Ariston rivelando il playback. Un mese dopo la TV dell’Unione Sovietica mandava in onda il Festival di Sanremo dando inizio al successo della canzone italiana nell’Est Europa. Una passione che sembra essere arrivata intatta fino alla mattina del 7 febbraio 2018 nella cittadina ligure. Un uomo col colbacco in tenuta da guerra non troppo fredda si aggira per le vie del centro. Le sue armi: un microfono e un walkman.
“Noi abitiamo vicino a Milano ma ogni anno veniamo qui quando c’è il Festival perché abbiamo una casa a Sanremo” dice uno dei numerosi over 70 che si accalcano sulle transenne attorno al red carpet del Teatro Ariston. Galeotto fu lo strano ciuffo di uno dei giovani concorrenti e in pochi secondi siamo amici. Quella dei fan di Sanremo è una grande famiglia. Il Signor Carlo ricorda molto Renzo Arbore ma lui, consapevole della somiglianza, non ne sembra troppo entusiasta. “Una volta era diverso… Erano tutti in giro per la città i, come si chiamano..? Insomma i cantanti, ecco. Gli piaceva andare in giro a farsi riconoscere dalla gente, a fare le firme e le foto. Che poi non si facevano tutte queste foto una volta quando non c’erano i telefonini. Invece guarda qua”.
La mattina dopo la serata inaugurale per le vie del centro, l’umanità sembra essere divisa in due tipologie: quelli con il pass e quelli senza. Lo si nota persino in stazione dove il pass, un rettangolo plastificato di mezzo metro quadrato appeso al collo, obiettivamente non serve. Nel tragitto fino al centro contiamo 37 manifesti del Festival, pochissimi fiori e almeno 5 persone che giurano di aver visto Baglioni da una finestra, in auto, entrare in quel bar. La responsabile dell’ufficio turistico si prodiga nel farci credere che c’è una bella città fuori dall’Ariston. Poco distante un uomo sulla sessantina intona col megafono un inno alla sua mamma a mo’ di stadio con tanto di pubblico e balletto tutto cuore.
Per le strade di Sanremo centro nulla sembra essere cambiato:
Gli alberghi sono tutti “full”.
I cani sono tutti molto piccoli.
Mike Bongiorno è più grande e bello della Sirenetta di Copenaghen.
E ogni tanto compare qualche Pooh.
Gli abitanti sanremesi, sanremaschi o matuziani che dir si voglia, sembrano aver imparato a convivere per una settimana con il fatto di essere in mondovisione. Due giovani indigeni parlano delle canzoni in gara ma nessuno dei due sembra aver seguito attentamente il Festival in TV ieri sera. La giornata è calda e lentamente scioglie le pozzanghere del giorno prima. Quelle che resistono riflettono l’azzurro del cielo e della polizia.
To be continued…