Si chiamano Rich Apes e vengono da Bergamo. Da tenere d’occhio. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Ciao ragazzi, quando e come nascono i Rich Apes?
Ci siamo formati nel 2013, io (Jonathan) e Luca, nella sua sala prove. Abbiamo suonato in due per un paio di anni e registrato il disco, poi è partita l’avventura che ci ha visti accompagnati da tanti bravi musicisti che ringraziamo di cuore. Ad oggi siamo in 4:
Jonathan Locatelli- chitarra e voce
Luca Mazzola- batteria e percussioni
Paolo Camponuovo- sax contralto e baritono
Leonardo Gatti- violoncello e basso elettrico
Come nasce un brano dei Rich Apes?
Solitamente nasce da un’idea di Jonathan. La canzone “quando viene” fluisce da sola, nasce una prima forma grezza e si decide che intenzione darle. Ottenuta la sagoma desiderata, il lavoro in un secondo momento è quello di togliere per affinare i particolari.
Il vostro sound. L’utilizzo del sax in una tessitura rock mi ricorda vagamente i Morphine o alcune cose dei Motorpsycho con i Jaga Jazzist. Che tipo di ascolti avete?
Il nostro sound è caratterizzato da un mix di generi, pensiamo che di ogni genere musicale ci sia la parte autentica e la parte costruita, di conseguenza ascoltiamo tutto quello che ci piace a prescindere dall’etichetta. Come in cucina, crediamo sia importante risalire alla purezza della materia prima.
Live o studio. State lavorando su qualcosa di nuovo o in questo periodo vi dedicate di più ai concerti?
C’è sempre qualcosa che bolle in pentola. Avendo cambiato diverse formazioni, il lavoro per un po’ di tempo è stato quello di riarrangiare i brani di “Giovedì”. Ora che abbiamo raggiunto la formazione definitiva stiamo scrivendo nuovi brani che presentiamo dal vivo talvolta senza testi o con testi completamente inventati (utilizzando una fonetica vagamente inglese). Questo ci permetterà di maturare i brani neofiti fino al momento della registrazione, rigorosamente in presa diretta.
Scrivere musica. A cosa un autore non dovrebbe mai rinunciare?
Ad essere sincero.
Che tipo di momento storico sta vivendo a vostro modo di vedere la scena indipendente italiana?
Non ci interessa molto ma sembra essere un po’ una moda. Ci mancano ancora un sacco di dischi di Dalla e di Battisti per cui alla scena indie non stiamo dedicando molto tempo, senza alcuna cattiveria ovviamente. E poi come dicevamo poco sopra, parlare di scena, ambiente o in qualunque modo etichettare non fa per noi.
Come sta cambiando il pubblico ai concerti? E come stanno cambiando i concerti stessi e chi il organizza nella vostra esperienza?
Non abbiamo così tanta esperienza per rispondere a questa domanda. Trovare concerti è dura e nel nostro caso a volte frustrante soprattutto quando si tratta di grandi palchi e sembra quasi ti si faccia un favore. Noi siamo nell’ottica di suonare ovunque, i concerti più veri spesso sono avvenuti nei luoghi più intimi, da cosa nasce cosa.
Bergamo e provincia. La vostra zona ha tirato fuori molti talenti ed ha sempre avuto una scena di buon livello e molto interessante. Come mai secondo voi?
Sarà la farina di mais. A parte gli screzi, Bergamo è piena di gente che suona tra cui spiccano alcuni talenti. Il motivo non lo sappiamo, quando le persone credono in quello che fanno generalmente qualcosa di interessante salta fuori.
Perché Soundreef? Cosa consigliereste di Soundreef ad un amico?
Abbiamo scelto Soundreef perché ci sembra che al contrario del monopolio SIAE liberi la musica anziché incatenarla. Non si lucra sulla musica.
Grazie mille ragazzi e in bocca al lupo!