Max Elias Kleinschmidt è compositore e direttore artistico di Aka 7even, giovane talento che con la sua esibizione ha stregato l’Ariston lo scorso febbraio. Ho chiesto a Max di raccontarci il dietro le quinte di Perfetta Così.
Come è nata Perfetta Così?
Un pezzo per Sanremo in realtà nasce come tutti gli altri, “banalmente” dalla necessità di comunicare qualcosa. E la necessità di Aka è quella di parlare a tutta la sua generazione con messaggi positivi, ma diretti – in tutti i suoi pezzi c’è grande cura di questo.
E Perfetta Così cosa dice alla Generazione Z?
Dice che purtroppo, nonostante le numerose battaglie che si stanno portando avanti per abbattere vari cliché, il mondo dei social, dei filtri e della costruzione è ancora più forte. Il parametro che regola la bellezza e l’estetica rimane uno – forse anche più ingombrante di prima.
Perfetta Così parla di accettazione. Quando si è bombardati da contenuti “perfetti”, bisogna ricordarselo che andiamo bene così come siamo.
Parliamo di Sanremo, come avete scelto che questo sarebbe stato il brano in gara?
Il brano era già nato da un giro di chitarra, lo stesso che poi abbiamo deciso di tenere in intro. Avevamo diverse scelte, ma alla fine Perfetta Così era il pezzo che più si avvicinava agli standard.
A proposito di standard, quali sono quelli che un brano per Sanremo deve rispettare?
Più che standard, l’esibizione a Sanremo è caratterizzata da alcuni elementi che devi tenere a mente e che devono guidarti.
La presenza dell’orchestra, ad esempio, non è da sottovalutare. A livello di composizione e produzione, è importante immaginare delle soluzioni che sublimino l’orchestra, permettendo agli strumenti di integrarsi per veicolare il messaggio in modo ancora più forte.
Nel pratico, quindi, il brano con cui si gareggia viene cucito sull’esibizione?
Noi abbiamo lavorato al contrario, in effetti. Perfetta Così aveva già una sua forma, l’abbiamo solo adattata. Ma non è l’unico aspetto per cui siamo andati un po’ in controtendenza.
Cioè?
Il minutaggio! Sul palco dell’Ariston hai un tot di minuti a disposizione, e la tendenza è quella di prenderli tutti. Noi però abbiamo deciso di rischiare con un brano più breve.
Come mai?
Non ci interessava riempire semplicemente dello spazio. L’obiettivo era dare assoluta centralità al messaggio del brano e volevamo rimanere focalizzati su quello.
E il messaggio è arrivato con l’intensità che speravate?
Assolutamente e ne abbiamo riscontro diretto con la fanbase. Sotto al video di Perfetta Così ci sono tanti commenti di ragazze e ragazzi che dicono di essersi ritrovati nel brano e raccontano di come il pezzo li abbia aiutati ad avere una visione più lucida sulle cose, soprattutto nei momenti di difficoltà.
Quale è la forza di Aka nell’arrivare al suo pubblico?
Una poetica più diretta, senza bisogno di abbellimenti e giri di parole superflui. C’è un problema? Parliamone semplicemente, e altrettanto semplicemente offriamo una soluzione con la musica. Questo approccio si nota anche a livello musicale, con un tiro più dritto e incalzante.
Mi racconti un aneddoto su Perfetta Così che pochi sanno?
Ne ho uno bellissimo: avevamo appena finito la stesura finale, Aka si è messo davanti al microfono per provarla, e non sbaglia nemmeno una parola! Non sbaglia nulla, ti garantisco.
Eravamo tutti a bocca aperta, e allora io gli dico: “Luca, se canti così è standing ovation.” Ed è proprio quello che è successo: a 21 anni, per la prima volta su uno dei palchi più importanti d’Italia, l’Ariston si è alzato tutto per lui. É stato un momento incredibile!