Gli Ottone Pesante hanno girato il Nord Europa con il loro North Winter Tour. Dal booking al giusto mind set, l’ingrediente che non può mancare in tour è la pazienza di affrontare gli imprevisti e la voglia di divertirsi.
North Winter Tour, com’è andata? Ci sono stati momenti da ricordare o anche da dimenticare?
La nostra intervista inizia con una risata (ndr).
Diciamo che siamo partiti con la prima data di Tour in Germania che è stata una delle più belle, non ci aspettavamo così tanta gente e invece è andata strabene. Al contempo però il batterista si è svegliato il mattino dopo con dei problemi allo stomaco, tant’è che siamo rimasti lì nella stanza sopra al locale in cui dormivano e quindi siamo rimasti lì, con lui poverino perennemente in bagno. La sera siamo arrivati a Oldenburg giusto a pelo per montare e suonare, ma alla fine anche lui è riuscito a riprendersi! Un po’ da dimenticare, ma anche da ricordare perché le due tappe sono state belle.
Il bilancio è positivo, è stato uno dei tour migliori, quasi tutte le date sono andate molto bene, con una buona risposta di pubblico, quindi siamo molto contenti. Torneremo prima del previsto, ci vogliono!
Ci avete parlato di autoproduzione per la vostra musica, invece mi racconti come vi muovete per l’organizzazione di un Tour? Avete un booking o fate tutto da soli?
Fino a ora siamo andati completamente da soli, me ne occupo principalmente io (Francesco, ndr). Paolo, il trombettista, mi ha sempre dato una mano per l’Italia, mentre per l’estero faccio praticamente tutto io. Ci vuole molta costanza, molta pazienza, suonando così tanto è un lavoro continuo e quasi giornaliero: mandi mail, cerchi posti e contatti. Quando qualcuno risponde, devi gestire chi ti risponde, riuscire a mettere in fila le date in un ordine il più possibile comodo per non fare km a vuoto, e anche per cercare di pianificare dei viaggi non devastanti da 7-8 ore. È la parte forse più faticosa e noiosa dell’essere in tour, è quasi un lavoro d’ufficio. Mandi mail e fai telefonate, ma al momento l’abbiamo fatto da soli.
D’ora in poi per l’Europa ci darà una mano un ragazzo a Berlino che ha un’agenzia, e collaboreremo insieme per espanderci un po’. Noi abbiamo molti contatti perché negli anni abbiamo suonato parecchio, ma ci sono zone che non abbiamo toccato per niente, ad esempio in Francia abbiamo girato pochissimo e ci piacerebbe espanderci anche in altri paesi, e sicuramente con la mano di un professionista riusciremo anche a crescere in questo senso.
Avete toccato tutto il Nord Europa, e in queste prime settimane di Febbraio vi dividerete tra Slovenia ed Italia. Sentite ci siano differenze a livello di pubblico?
Sì, dipende un po’ da paese a paese e anche dalla tipologia del contesto in cui ti trovi.
Noi con quello che facciamo abbiamo la fortuna di suonare nei posti più disparati: dal teatrino al posto occupato, al festival jazz, metal, rock o sperimentale. Ci capita di suonare di fronte a pubblici completamente differenti, ad esempio con questo tour siamo passati da un teatrino nella Danimarca, dove c’era un palco grande bellissimo e le poltrone, con il pubblico a guardare seduto, e poi però a Berlino abbiamo suonato in un posto dove la gente ballava e saltava, era in piedi a far festa. Ci capita di suonare davanti a gente che ascolta attenta e seduta, fino ad un pubblico più giovane che si diverte a far baracca.
In Slovenia e Repubblica Ceca, dove suoniamo spesso, c’è un pubblico abbastanza giovane che poga e si diverte, mentre ad esempio in Germania il pubblico ha tendenzialmente un’età media un po’ più alta e viene ed ascolta il concerto, poi alla fine viene e vuole parlar di musica, parlare dei riferimenti e di quello che ha sentito, ed essendo un po’ più ricco si compra il vinile e la maglia e contribuisce alla buona riuscita del tour.
Andare in tour, cosa non può mancare quando si parte? Diciamo andando dal mindset ad aspetti anche più concreti?
La pazienza (ride, ndr.). Ci vuole un sacco di pazienza perché gli imprevisti ci sono, tante volte arrivi in un posto che non conosci e magari ti devi adattare a tante cose, si sta tante ore in macchina e ci si stanca, e bisogna prenderla con pazienza e cercare di divertirsi il più possibile. Altrimenti diventa tosta. Ma direi che la pazienza è quello che serve, il resto ci si mette sempre a posto: da mangiare lo trovi sempre, gente e amici ne conosci, è facile che ci siano degli imprevisti ma se ti tocca star fermo in coda e non hai un po’ di calma non è bene.
Avreste consigli da dare alle band italiane che vogliono partire per un tour europeo?
Direi di mettersi di buona volontà per contattare posti nuovi e cercare di organizzare tutto al meglio. Ma più di tutto buttatevi, buttatevi perché si impara strada facendo ed anche io le prime volte scrivevo ai locali, e mi bastava prendere la data, dopo un paio di anni che lo fai impari a richiedere quello che ti serve e a gestire tutto al meglio. All’inizio bisogna buttarsi, andare a conoscere anche com’è fuori che è anche molto diverso, molto diverso da com’è qui in Italia, diciamo soprattutto per la musica “ad alto volume” e quindi abbiate costanza e scrivete scrivete scrivete!
Grazie Ottone Pesante!
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