Ottone Pesante è un trio unico nel suo genere: Metal suonato con trombe e tromboni. Esce oggi il loro nuovo album: Apocalips. Abbiamo parlato con Francesco Bucci, trombonista e compositore della band.
Ciao Francesco! Arriva un nuovo album per Ottone Pesante. Con che idea nasce “Apocalips”?
FB: Ciao a tutti! Apocalips è il nostro secondo album che esce dopo 2 anni dal precedente Brassphemy. L’idea del titolo nasce da un gioco di parole tra labbra e Apocalisse. Il suono degli ottoni (tromba e trombone) parte proprio dalla vibrazione delle labbra che per suonare alla nostra maniera vengono parecchie sollecitate e qui viene il collegamento al significato più moderno di apocalisse ossia distruzione, devastazione. Allo stesso tempo apocalisse significa anche rivelazione e la rivelazione sta nel fatto che ormai questo “esperimento” è diventato realtà e quindi via libera al metal con trombe e tromboni!
I riferimenti all’apocalisse continuano nei titoli dei brani, che fanno riferimento cronologicamente agli accadimenti del testo di San Giovanni e giocano allo stesso tempo con l’immaginario Metal e metalmeccanico…
Per quel che riguarda la musica, l’idea era di ampliare ancora di più le possibilità sia in fase di scrittura che di ricerca sonora.
Come avete composto i brani? Quando sono iniziati a venire fuori i primi spunti e come li avete sviluppati?
FB: Sono io che mi occupo della scrittura dei brani. Prima faccio le parti per tromba e trombone con le indicazione per la batteria, poi in sala prova raffiniamo il tutto trovando con Beppe gli incastri giusti di batteria e con Paolo le combinazioni di suoni possibili con gli effetti.
Nonostante avessimo qualche brano già pronto che non era poi stato incluso in Brassphemy, i pezzi di Apocalips sono stati scritti completamente da zero.
Il processo è molto vario. Di solito mi annoto le idee che mi vengono in giro, scrivendo riff su pezzi di carta oppure cercando di memorizzarli nella testa. Quando poi sono a casa li sviluppo e arrivo al pezzo finale.
Ad esempio “Lamb with seven horns and seven eyes” è nato da un intro che mi girava in testa a Lipsia dopo aver mangiato una pizza con l’ananas…
Alcuni pezzi nascono invece di getto, semplicemente mi siedo al pianoforte e in un paio d’ore o in una mattina è pronto. “Shining bronze purified in the crucible” e “The Fifth Trumpet” sono nate così.
Ci sono musiche che nascono da esperimenti col trombone (Bleeding Moon) e altri che diventano puzzle, mettendo insieme vari spezzoni (Doom Mood).
Nel disco c’è un brano cantato. Inusuale per voi. Come è nata l’idea?
FB: Devo dire che l’idea di fare qualcosa con la voce c’era fin da subito, fin dal primo EP. Finalmente s’è presentata l’occasione giusta!
Abbiamo conosciuto Travis Ryan (cantante dei Cattle Decapitation, una delle voci più interessanti dell’odierno panorama metal) un paio d’anni fa. Suonavamo al Solo Macello a Milano, noi eravamo in apertura poi c’erano altri gruppi tra i quali Cattle Decapitation appunto e Napalm Death. Travis rimase molto impressionato e divertito e acquistò l’EP. Pochi mesi dopo, appena uscì il nostro primo disco “Brassphemy set in stone”, lui fu il primo ad ordinare il vinile. Siccome gli arrivò danneggiato ci scrisse, Paolo glielo rispedì e da allora siamo rimasti in contatto.
Avevo scritto un pezzo “The fifth trumpet” pensato proprio per aggiungere una voce Black Metal nel finale. Quando gli abbiamo fatto la proposta, lui si è dimostrato entusiasta.
Riascoltandolo oggi, una volta finito, che tipo di effetto vi fa questo nuovo album? Quando ascoltate un album di solito che cosa vi colpisce?
FB: Questa volta sono molto soddisfatto del lavoro fatto, ma di solito una volta finito il master e imparato i pezzi, non lo riascolto più.
Preferisco ascoltare quelli degli altri e devo dire che sono molto esigente.
Per me i dischi devono essere interessanti e validi dal punto di vista strettamente musicale e allo stesso tempo carichi dal punto di vista emotivo.
Tour. Che tappe toccherete? Che cosa deve aspettarsi chi non vi ha mai visto live?
FB: Il tour partirà dal 1 novembre e per tutto il mese saremo in giro per l’Europa tra Slovenia, Croazia, Austria, Germania, Francia, Belgio e Olanda.
In Italia partiremo da fine gennaio 2019.
Chi non ci ha mai visto dal vivo deve aspettarsi l’APOCALIPS….!!! 🙂
Anche in passato avete girato molto in Europa tra Club e Festival. Quali sono le band o le realtà di Festival o Club più interessanti in cui vi siete imbattuti?
FB: Abbiamo girato molto e conosciuto molte realtà. Ci sono dei locali dove siamo stati più volte nei quali ormai ci sentiamo a casa, penso al 1000Fryd in Danimarca o al Trillke Gut di Hildesheim in Germania.
Per quel che riguarda i festival citerei soprattuto il Mono Goes Metal di Aarhus DK, (12 ore di metal nel parco in centro città) oppure il Trnje in Slovenia in mezzo al bosco e anche il Lublin Jazz Festival in Polonia dove siamo stati trattati da super star.
Abbiamo conosciuto molti musicisti e quelli che mi sono rimasti più impressi sono sicuramente Joe Molinaro (violinista statunitense), Ateliers… musical…. Polydor… (gruppo free jazz da Lille FR, con un nome lunghissimo e impossibile da ricordare), ArDuo di Napoli, Max Carnage (grindcore da Roma).
Come vi sembra si stia sviluppando la scena italiana rispetto al resto d’Europa?
FB: Per quel che riguarda la musica sperimentale, “estrema”, dico che in Europa c’è sicuramente più interesse. In Italia non riusciamo a fare i Festival Jazz, in Europa (Polonia, Francia ad esempio) sono loro a chiamarci.
D’altra parte ci sono bands italiane che all’estero sono molto conosciute, in alcuni casi anche più che qua. Penso ad esempio agli Appaloosa, Zeus!, OvO.
Perché Soundreef?
FB: Soundreef? Perchè il sistema del monopolio SIAE è obsoleto e non funziona.