Milo è un MC e beatmaker membro del collettivo torinese Original Artisti. Abbiamo avuto modo di farci raccontare l’incontro e la fortunata collaborazione con Kento, avvenuta grazie a Soundreef, i disegni di AlbHey Longo, il fondamentale supporto di Il Castoro
Parliamo subito di questo progetto: ‘Te lo dico in Rap’. Com’è andata? Sei soddisfatto dei beat? Cosa è venuto fuori?
Diciamo che sono soddisfatto. All’inizio quando ho sentito più o meno le tracce indicative della direzione verso cui voleva andare Kento, non erano molto vicine al mio mood, a quello che faccio solitamente, ma sono molto soddisfatto perchè penso che siamo riusciti a trovare una quadra. Sono riuscito a mettere dentro i miei gusti e a farle combaciare con quello che effettivamente voleva Kento, di questo sono molto soddisfatto.
Visto che mi parli di Kento, come ti sei trovato a lavorare con lui? Diciamo che è un rapper diverso, anche di una generazione diversa. Com’è stato questo scambio?
Ho imparato molto, lui ha un po’ un background più old school che rientra tra tutti questi artisti che hanno questo tipo di background e che io amo. Questo ha aiutato la collaborazione, gli ho fatto sentire un po’ di progetti passati e ci siamo trovati a livello di gusti, è stato piacevole come lavoro.
Tu ti senti più beatmaker o più MC? E quando lavori ad un beat come lavori, cioè da cosa parti?
Diciamo che mi sento più un MC, sono un MC che ha molte idee melodiche in testa e le utilizzo quando faccio le mie tracce melodiche, è un po’ come se cantassi. Forse è un po’ strano, spero di essere chiaro. Ho tante tante idee e quando scrivo cerco di utilizzare queste idee e far finta che la voce che utilizzo sul beat è quello che vorrei cantare, anche se in realtà non lo canto ma lo suono. Mi sento un MC che grazie alla tecnologia ha modo di poter tirare fuori le idee musicali che ha in testa, ma nel cuore mi sento sempre più un rapper.
Come sta cambiando secondo te la scena Hip Hop? Anche in virtù di questo confronto generazionale con Kento. Come ti vedi tu rispetto a lui e come vedi tu i ragazzi più giovani di te? In che direzione si sta andando?
Adesso c’è l’esplosione della Trap ma, mi metto nei panni di Kento, la sua generazione ha scoperto l’Hip Hop e sono quelli che hanno fatto le prime cose di Hip Hop in italia. Poi mi immagino che quando Kento aveva la mia età fosse una cosa molto più in background, di nicchia. La Trap adesso è molto più mainstream, si sta perdendo un po’ lo spirito originale, quindi quello che manca ancora è un minimo di cultura perché i ragazzi che si approcciano a questo genere musicale non pensino che è solo una moda, che magari fai la Trap perché fa figo con le ragazze, e che si riesca ad andare oltre e a vederne la storia. Penso che ci stiamo arrivando piano piano, perché la Trap come moda al momento è molto forte, ma quando andrà a sciamare chi continuerà a farlo riuscirà a capire che c’è una storia musicale dietro al genere.
Una delle cose che si dice dell’Hip Hop e soprattutto del rap è che è uno strumento che ha dato a chiunque l’opportunità di fare musica. È uno strumento nato anche nei quartieri poveri, anche poveri di istruzione. Chiunque poteva uscire in strada e fare la proprie rime, per questo ha dato voce a tutti. Secondo te quest’attitudine nativa rimane, il fare musica con quell’attitudine e raccontare storie della propria esistenza, o è una cosa che i cambiamenti sociali sono andati a modificare?
Secondo me inizialmente sì, era lo strumento per chi non aveva strumenti, ad oggi penso sia più globale. È uno strumento che chiunque ha qualcosa da dire può utilizzare per esprimersi, non è più solamente legato ad una fascia sociale come in America ad esempio i ragazzi dei ghetti, ora va un po’ oltre. Anche se, per come la penso io, sarebbe bello darlo come strumento per esprimersi a chi si trova in situazioni difficili. Te lo dico perché faccio il mio laboratorio di musica con i ragazzi nelle scuole e qualche volta mi capita anche di passare da quartieri più caldi, e sono molti i professori che mi dicono che ragazzi con alle spalle storie serie, come violenze e cose del genere, utilizzano la scrittura un po’ come un modo per sfogarsi e parlare in maniera artistica di cose più difficili da dire face to face. Quindi è anche uno strumento per aiutare chi è in difficoltà. Però di base, ormai, grazie alle tecnologie e al fatto che è una cultura mainstream, non è legata solo a chi ha delle storie difficili, ma è per chiunque: se hai qualcosa da dire puoi dirlo.
Hai parlato di scuole e ragazzi giovani, anche il progetto ‘Te lo dico in Rap’ è fondamentalmente dedicato ai bambini. Come racconti a questi giovanissimi il rap e la cultura hip hop?
Allora, parto iniziando dal materiale che ho raccolto negli anni, è un po’ particolare come approccio, più che della musica a livello di personaggi iniziamo a parlare di movimenti di diritti civili in America, quindi partiamo parlando di personaggi come Martin Luther King e Malcom X. Questo perché i ragazzi capiscano che la cultura Hip Hop nasce da un bisogno di questa categoria di persone, appunto gli afroamericani in America, che hanno creato questa cultura per potersi esprimere ed esprimere un disagio. Poi tramite videoclip tentiamo di mostrare l’evoluzione e come questo modo di esprimersi sia arrivato poi in Europa. Facciamo anche esempi della scena Francese, o anche in Italia ad esempio con i primi progetti come quelli di Neffa, quindi partiamo dagli anni ‘90 fino ad arrivare ad oggi. Facciamo una carrellata per far capire che non è una moda nata oggi o con personaggi come Fedez e Sfera Ebbasta, ma che dietro c’è una storia, e a livello scolastico i professori possono agganciarsi con progetti o con il programma di storia, così è uno spunto anche per loro per parlare di questi temi durante le lezioni.
Original Artisti è un collettivo di cui tu fai parte, quali sono i prossimi progetti che ci dobbiamo aspettare da voi? E nello specifico quali sono i tuoi progetti personali e le nuove uscite nel prossimo periodo?
Come Original Artisti stiamo preparando un format di serate, praticamente già pronto, gli artisti sono già stati scelti. Stiamo cercando di coinvolgere artisti che fanno parte del collettivo e della scena underground diciamo, la scena degli emergenti di Torino, ma non avendo un locale o un punto di ritrovo stiamo facendo un po’ fatica con i live, quindi stiamo cercando di lavorare su questo. Abbiamo il progetto pronto, siamo in contatto con alcune realtà, quindi si tratta di finalizzare il tutto e poi dovremmo partire entro quest’estate. Questo è il nostro progetto come Original Artisti.
Per Milo invece, il prossimo singolo è una collaborazione con Stev-N che si chiama ‘Sogni Lo-Fi’, è un pezzo prodotto da me, il video è stato prodotto da un ragazzino che si chiama Reliativo, un ragazzo di Torino con cui stiamo collaborando. Il prossimo singolo che farò uscire, però si parla di marzo, è il mio singolo che si chiama ‘Si tocca il cielo’, sempre prodotto da me, il videomaker si chiama ThaEvil, gireremo il video in questi giorni e lo pubblicheremo per fine marzo o inizio aprile. Cerchiamo di tenere il ritmo di una release al mese, la musica non manca, quella è la costante!
In bocca al lupo Milo, seguiremo i tuoi prossimi progetti!
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