I vicentini Mendicanti di Luce sono un’interessante rock band che si è fatta notare negli anni vincendo contest e partecipando a numerosi Festival in Veneto e non solo. Abbiamo avuto i piacere di scambiare qualche parola con loro.
Ciao ragazzi! Come e quando nascono i Mendicanti di Luce?
Ciao! La storia dei Mendicanti di Luce ha inizio nel 2012, anno in cui i due cantanti/chitarristi Elia Ferron e Riccardo Nardon hanno iniziato a suonare insieme, dapprima divertendosi con alcune cover in acustico e poi iniziando ad abbozzare i primi brani originali. Negli anni a seguire, dopo alcuni cambiamenti di nome e di suonatori, la formazione attuale si completa dapprima con Marco Veronese al Basso e in seguito con Riccardo Ceron alla Batteria.
Scrivere musica. Come nasce il vostro immaginario musicale? Come lavorate abitualmente sul nuovo materiale? E come nasce di solito l’input per un vostro brano?
I nostri brani partono spesso da ciò che viviamo e dalle situazioni di ogni giorno, ci piace in alcuni casi raccontare qualche stortura del mondo. Ci piace anche raccontare delle storie che spesso possono essere le nostre, rendendole caricaturali attraverso l’uso di luoghi, immagini e altre metafore. Solitamente il brano nasce dall’idea di Riccardo o Elia che si presentano in sala prove con un testo e con un accompagnamento musicale, li con l’aiuto del resto della band costruiamo il resto degli arrangiamenti con un occhio di riguardo alle “intenzioni” che il testo andrà ad offrire!
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Il nostro progetto attuale è quello di ricercare una nuova etichetta ed un “booking” per continuare la promozione dal vivo del nostro album d’esordio “Incipit” uscito nel marzo 2018 per “Sorry mom” (etichetta con la quale abbiamo interrotto la collaborazione). Vorremmo puntare poi sull’uscita di un nuovo singolo estratto dal disco, dopo che nel febbraio di quest’anno abbiamo lanciato nell’etere e su Youtube con il relativo videoclip il brano “Saint Gobain” in anticipo del nostro primo lavoro in studio.
Live. Cosa deve aspettarsi chi non vi ha ancora visto suonare dal vivo? Cosa portate sul palco?
Sicuramente un live “sincero” fatto di musiche indie/rock e testi in italiano, tra chitarre elettriche e pianoforte in un paio di ballate. Ci piace dedicarci particolarmente ai testi dei brani, cercando a volte in pochi secondi di spiegare ciò che andremo a dire con il prossimo brano in arrivo. Ovviamente la scaletta attuale verte sui brani di “Incipit” ma non ci dispiace inserire qualche brano inedito più datato o a volte qualche omaggio a qualche band (anche internazionale) o cantautore che ci ha particolarmente ispirato!
Scena in Italia. Quali sono i punti di forza della scena indipendente in Italia in questo momento storico?
Probabilmente il fatto che si è ritornati a scoprire la musica italiana, dando spazio “a molte parole” del nostro bellissimo vocabolario dopo molti anni di stra-dominio della lingua inglese da parte degli emergenti. Anche la sana concorrenza porta a spingere a brani migliori, e all’ingegnarsi nuove strategie e abilità soprattutto sui Social (facendo attenzione alle trappole di band magari molto attive online e all’apparenza molto popolari ma dagli scarsi contenuti di significato!).
Industria musicale e impatto con il digitale. Pro e contro.
Uno dei Pro più importanti è sicuramente la diffusione su larga scala e la fruibilità da parte di tutti, accentuata dalla possibilità (soprattutto tra i giovani) di scoprire artisti emergenti quasi per caso o grazie alle playlist di amici o alle condivisioni della musica sui profili Instagram o Facebook. E’ sicuramente un metodo rapido e veloce, utile appunto a chi vuole farsi conoscere e a chi ovviamente sa sfruttare il passaparola al meglio!
Tra i contro sicuramente la perdita del concetto di “album” inteso come disco fisico con booklet, testi e immagini della band che rimane solo a pannaggio dei collezionisti. Preferendo un mercato incentrato molto sui singoli e sulla loro vendibilità. Un altro aspetto forse negativo è la perdita della “ricerca”, purtroppo l’era digitale ha reso forse tutti un po’ pigri togliendo la gente dai luoghi dei live dove si scoprivano nuove band emergenti e dai negozi di musica specializzati facendo si che questi pur di comparire sulla bacheca di un possibile giovane interessato si rivolgano spesso a sponsorizzazioni a costo appunto dell’artista.
Perché Soundreef?
Abbiamo voluto fin da subito credere in questo progetto fin dai primi brani registrati nel 2015 poiché l’idea della fine di un monopolio che in Italia andava avanti da troppi anni (spesso non funzionando nemmeno bene) ci ha stuzzicati dall’inizio. Un sistema rapido di gestione delle royalties che mette tutto nero su bianco ed un accurato sistema di monitoraggio di ogni passaggio radiotelevisivo e online della propria musica sono davvero i punti vincenti che ci hanno sempre più convinto della nostra scelta!