Matteo Polonara si definisce “un autore anconetano preso in adozione da mamma Bologna”, città nella quale ha sentito l’urgenza di far sentire la sua voce e di raccontare la sua storia nel suo primo album.
Ciao Matteo! Come e quando hai mosso i primi passi in musica? Quando hai deciso di iniziare a scrivere canzoni?
Ciao Federico! Non c’è stato un momento particolare in cui la musica è entrata a far parte della mia vita, c’è sempre stata. Malgrado nessuno nella mia famiglia sia un musicista ho avuto fin da sempre un’attrazione innata. Quando ero bambino avevo diverse chitarre e una mini batteria con cui adoravo passare i pomeriggi. Inoltre i dischi di De Gregori, Battisti, Simon & Gurfunkel dei miei genitori hanno sicuramente fatto la loro parte.
Durante le scuole elementari ho iniziato a prendere lezioni di chitarra e da lì non ho più smesso, studiando canto e diversi strumenti tra cui il basso elettrico. Essendo un bambino timido e introverso passavo molto tempo da solo. Avevo ed in parte ancora ho molti problemi a rapportarmi con le persone e la scrittura è sempre stata la mia salvezza, il posto o il mezzo dove potevo liberarmi e dire tutto ciò che in nessun altro modo riuscivo a dire ed esprimere. Da sempre scrivo poesie e la maggior parte dei testi delle mie canzoni nascono così, non a caso l’ultima traccia del mio primo disco termina con una poesia. Ricordo che registravo le mie prime (terribili) canzoni su musicassette, da qualche parte dovrei ancora averle. Malgrado scrivo e suono da così tanto tempo fino a pochi anni fa pochissime persone sapevano che scrivessi canzoni e ancora meno persone le avevano sentite. Mi vergognavo terribilmente, le tenevo solo per me e ne sono sempre stato molto geloso. Dopo le superiori, mi sono trasferito a Bologna e ho sentito l’esigenza e l’urgenza fortissima di esplodere e di urlare qualcosa al mondo.
Qual è stato il percorso che ti ha portato fino all’uscita del tuo primo album? Di che tipo di album si tratta? Che effetto ti fa ascoltarlo ora?
“Nella Vasca o Nel Giardino di Fianco?” è il mio manifesto personale. Dietro ci sono io e tutte le parole che non riesco a dire in nessun altro modo. Le nove tracce che ho scelto per questo disco le ho scritte negli ultimi tre anni a Bologna. Sono canzoni che sono state scritte in momenti e stati d’animo diversi, ma con la stessa ansia e lo stesso bisogno di “urlare” che le accomuna. Canzoni come “Tutto Normale” e “Terre che Tremano, Gente che Balla” sono cresciute con me, le suono da quando ho deciso che era arrivato il momento di far sentire la mia voce, di provare a vedere cosa c’era “nel giardino di fianco”. Il disco è stato registrato in sei giorni presso Produzioni Fantasma (Veneto) da Andrea Rigoni (chitarrista dei Derozer) e mixato da Luca Sammartin. Sono stati giorni intensi ma bellissimi, dove insieme al Mataara Trio ci siamo chiusi in studio dalla mattina alla sera. Siamo arrivati tutti e quattro in studio molto carichi e con le idee chiare: era già da un anno circa che lavoravamo ai brani! A posteriori sono molto soddisfatto del lavoro fatto. Siamo stati anche fortunati a trovare appoggio e sostegno verso il nostro lavoro da parte di Revubs e Worilla che ci hanno accolto calorosamente.
Devo ammettere che inizialmente vedere il mio nome su Spotify mi faceva strano, sentire la mia voce ancora di più. Ora inizio ad abituarmici e devo dire che sono molto felice e soddisfatto della riuscita di questo disco. Spero che piaccia e che arrivi alle persone, è davvero importante per me: è un po’ come se avessi partorito il mio primo figlio, dopo una gestazione lunghissima. Infatti tra le registrazioni e l’uscita del disco è passato un anno preciso, non mi sarei mai aspettato che ci sarebbe voluto così tanto tempo.
Come componi i tuoi brani? Solitamente scrivi di getto o lavori a lungo cesellando il materiale? A cosa a tuo avviso un autore non dovrebbe mai rinunciare?
I miei brani nascono da soli, nascono dalla fortissima esigenza che ho di esprimermi e dal forte blocco che ho nel farlo. Principalmente scrivo poesie, la maggior parte delle mie canzoni nasce così. Ci sono dei momenti in cui sento una spinta fortissima, può succedere in qualsiasi momento, in qualsiasi ora e luogo. Quando inizio a sentire questo stimolo l’unica cosa da fare è trovare qualsiasi cosa per scrivere e buttare giù tutto quello che mi passa per la testa. Le parole scivolano dalla penna sulla carta come un flusso totalmente incontrollato. Spesso e volentieri non rileggo nemmeno, se no conoscendomi probabilmente cancellerei tutto, sono molto geloso di ciò che scrivo ma anche terribilmente autocritico. Poi in un secondo momento, a volte casualmente, riprendo in mano i miei scritti. Se c’è bisogno li sistemo ma per la maggior parte delle volte resta tutto così: non mi piaccio le cose scritte apposta e “programmate”. La musica invece la scrivo in un secondo momento adattandola a ciò che voglio esprimere con il testo. Oppure mi capita di avere dei motivetti o dei giri in testa, così ci provo a cantare sopra il testo che più si addice a rappresentare quello stato d’animo. Un autore secondo me non dovrebbe mai smettere di scavare a fondo dentro di sé, di conoscere, scoprirsi, stupirsi, osservare, mettersi in gioco e fare esperienze di ogni tipo provando ad esaminare vari punti di vista. Le esperienze sono la chiave di tutto secondo me.
C’è chi dice che è molto importante nel percorso di un autore circondarsi di ottimi collaboratori. Chi sono le persone che stanno lavorando con te?
È fondamentale per un cantautore circondarsi di ottimi collaboratori e musicisti ed io sono molto fortunato in questo devo dire. Avendo frequentato da sempre ambienti musicali, la maggior parte dei miei amici sono musicisti o artisti di qualche tipo. Per accompagnarmi però nel mio progetto ho scelto fin da subito il Mataara Trio che è composto da Davide Ballanti alla chitarra, Samuele Brunori al basso e Alessandro Della Lunga alla batteria.
In realtà la nostra collaborazione nasce in modo strano. Ci conosciamo tutti e quattro da anni, con Alessandro sono anche andato in classe insieme al Liceo Musicale di Ancona. Davide e Alessandro frequentano il conservatorio jazz a Rovigo e molto spesso passavano per Bologna e restavano a dormire a casa mia, dove tra una jam e una birretta ci capitava spesso di suonare dei miei brani, finché poi abbiamo deciso di fare sul serio. Loro avevano già un trio jazz (il Mataara Trio, appunto), perciò abbiamo deciso di completare la formazione con il loro bassista, Samuele Brunori. Così nasce la collaborazione tra il mio progetto cantautoriale fino a quel momento solista e il loro trio jazz/fusion.
Abbiamo iniziato a lavorare sulle mie canzoni e da subito c’è stata una gran sintonia. Nel giro di pochi mesi abbiamo fatto uscire un singolo su You Tube (“Tutti su di Me”) a sancire la nostra collaborazione.
Con i primi viaggi e chilometri arrivano le prime soddisfazioni. Arriviamo in semifinale ad Arezzo Wave, vinciamo il Rockin’ Bo (Bologna) e il Vicenza Rock Contest, iniziamo a fare i nostri primi concerti in palchi fino a quel momento inarrivabili, in apertura a band come 99 Posse, Fast Animals and Slow Kids, Olly Riva & Soul Rockets: non ci potevo credere! Da quel momento non abbiamo più smesso di suonare insieme malgrado la distanza e i vari progetti che ognuno porta avanti singolarmente. Sono tre bellissime persone oltre che ottimi musicisti, insieme siamo riusciti a creare una grande alchimia, sia umana che musicale. Sono riusciti con maestria a cucire le atmosfere perfette addosso alle mie immagini complesse riuscendo a comprendere a pieno dove voglio arrivare a colpire. Non posso chiedere di meglio, questo disco è un po’ anche “il frutto del nostro amore”.
Progetti per il futuro. Prossimi step dopo l’uscita del disco.
Sicuramente come prima cosa cercare di suonarlo in giro il più possibile. Dal 29 Marzo a Recanati è partito quello che possiamo definire un tour che mi porterà fino a Milano, Torino, Caserta dove non sono mai arrivato, e si spera mi porti anche oltre. Sia nei live con i Mataara che da solo in acustico non suonerò solo i brani del disco ma anche tantissime canzoni nuove. In cantiere abbiamo il videoclip di un terzo singolo che verrà estratto dal disco, inoltre c’è in programma di registrare un singolo inedito per l’estate, che per il momento potete sentire solo durante i nostri live. E poi chissà … sicuramente tanta musica nuova e magari un altro disco, non nascondo che già ci sto pensando!
Scena in Italia oggi. Che idea ti sei fatto della scena italiana in questo momento storico?
Far sentire la propria voce in Italia in questo momento è sicuramente molto più semplice rispetto agli anni passati, soprattutto da quando l’indie è diventato un fenomeno di massa, quasi nazional popolare.
Ci sono più opportunità, contest e persone che hanno voglia di prestare attenzione e ricercano qualcosa di nuovo, ma questo non basta secondo me. Tutto ciò in altri paesi europei è la normalità mentre in Italia se dici a qualcuno che nella vita vuoi fare il musicista si fa una risata. Questo avviene perché c’è un’esigenza e una tendenza a identificare ed etichettare tutto a prescindere, senza aprirsi, contaminarsi e guardare oltre. Si va avanti per mode. Basta vedere quanto è difficile per un emergente al suo primo disco trovare delle date malgrado si abbia, come me, un’etichetta e un’agenzia alle spalle. I gestori dei locali confondo spesso la figura del musicista con quella del Pr concedendoti la serata in base a quante persone porti. Dovrebbe invece essere loro compito assicurare gente nel locale, soprattutto se l’artista viene da fuori regione. Questo manca alla scena emergente: palchi dove suonare e qualcuno che creda in te anche prima che raggiungi mille follower nei social.
Di cosa ci sarebbe bisogno per dare sostegno alla scena?
Unità tra musicisti, locali, fan, più collaborazione in generale. C’è troppa gente che vuole fare troppi soldi sopra la musica e i musicisti. Ci sono troppi musicisti in circolazione che fanno musica solamente per sfamare il loro egocentrismo. Bisognerebbe tornare più spesso alla radice, pensare e porsi delle domande del tipo : “perché sto facendo musica? perché mi sbatto per suonare in giro le mie cose? Per quale motivo perdo ore e ore di sonno, prendo treni, autobus, guido per chilometri, spendo soldi, faccio viaggi, trascinandomi dietro strumenti. Cos’è davvero importante? Cosa mi spinge davvero a farlo? Ne vale la pena?”
Perché Soundreef?
Soundreef è assolutamente la svolta sotto tutti i punti di vista. Da quando ho iniziato il mio percorso e ho iniziato a depositare le mie canzoni non ho avuto mai dubbi che fosse la giusta alternativa. Ho sempre odiato mortalmente la SIAE, il suo monopolio di stato, la sua burocrazia, le sue spese enormi che non vanno a giovare né all’artista né all’organizzatore di eventi, che ha una scusa in più per non chiamarti a suonare. Sicuramente infatti gli organizzatori di concerti ed eventi sono molto più contenti di chiamare un artista Soundreef piuttosto che un artista Siae, o così mi è sempre stato detto con ringraziamenti annessi per non aver fatto spendere un capitale soltanto per una serata. Ho sempre sponsorizzato Soundreef anche in giro perché è una realtà importante che si sta facendo strada in modo veloce, è una realtà fresca, efficace ed immediata. Sono molto felice infatti di essere stato selezionato per la campagna Soundremo e che un artista Soundreef sia riuscito a partecipare al festival. E’ un passo avanti e credo che nei prossimi anni ne vedremo degli altri, sono pronto a scommetterci.