Da una piccola realtà come il “Blocco 41018”, come viene chiamato il suo paesino, non è impresa facile far uscire la propria voce. E invece Malfer, proprio li, tra i banchi di scuola, tra i libri…
Ciao Malfer! Ho letto che il tuo progetto nasce tra i banchi di scuola con un video maker? Parlacene un po’.
Buongiorno a tutti! Si, in effetti Malfer nasce tra i banchi di un liceo classico di provincia, quasi per gioco nel 2014. Ero in classe con quello che poi è diventato il mio primo videomaker e siccome prendevamo spesso lo stesso pullman per tornare a casa, le chiacchiere ed i confronti sui nostri hobby si facevano, con il passare del tempo, sempre più fitti. Un giorno, ho iniziato a parlare a Giovanni (questo è il suo nome) di un disco rap che non riuscivo a smettere di ascoltare, Thori & Rocce di Don Joe e Shablo, e lui scherzando mi ha proposto di scrivere un brano. Arrivato a casa sono stato al gioco, prendendo foglio e matita e l’indomani gliel’ho consegnato, con stupore da parte sua. E da quel giorno, il resto è storia.
Vieni da un piccolo paesino in provincia di Modena, chiamato San Cesario. È difficile farsi notare venendo da una realtà dove magari il mestiere da “artista/musicista” non è visto come tale?
Diciamo che sono stato abbastanza fortunato perché nonostante San Cesario, o come piace chiamarla a noi il “Blocco 41018”, sia una realtà piccola ho conosciuto, oltre a Giovanni, molti ragazzi che coltivano la mia stessa passione, tra cui Morra e Phil – 1, i miei beatmaker, e Sorre, compagno di mille avventure sul palco. Per quanto riguarda il farsi notare, probabilmente hai ragione: fossi nato a Modena o avessi frequentato le superiori lì, forse avrei raggiunto più velocemente buoni risultati in termini di ascolti e visualizzazioni. Ammetto però, che è una sensazione bellissima sapere di rappresentare il sogno di un ragazzo di provincia e avere il supporto di tutto il mio paesino, dai giovani ai più grandi.
Ascoltando “Skrt Cobain”, brano del tuo nuovo album Personalità Divisa, noto molto affetto da parte tua nei confronti della trap… Sbaglio?
Vediamola così: il mio percorso musicale nasce dalle gare di freestyle, con microfoni spesso malfunzionanti ed una stretta di mano o un “bravo fra” dal pubblico come premio al vincitore e dallo studio delle parole e degli argomenti da inserire nei miei brani, fatto in cameretta. Vedere, o forse sarebbe meglio dire sentire, tutta questa ostentazione di soldi, vestiti firmati e gioielli, che dura il tempo di un videoclip, non può avere di certo la mia “ammirazione”. Inoltre, si può affermare che, nell’ultimo periodo, c’è stato un notevole cambiamento nella figura del rapper, i quali prima si vantavano della loro vita di povertà, di strada e dei valori che questa insegnava, mentre ora si vantano di quanti soldi hanno e di come li spendono. Citando SKRT COBAIN “… quelli che erano poveri in canna, con vite faticose/ora fanno i ricchi, coi vestiti fighi che cantano tutti delle stesse cose…”.
Visto che siamo in tema, quanto pensi possa durare il fenomeno “trap” in Italia. Credi sia solo un momento passeggero? Prendi mai ispirazione da questo genere?
Penso che la trap stia giocando un ruolo fondamentale nella cultura giovanile, ma non so se si possa parlare di moda. Di sicuro, ormai da 3 anni buoni, stiamo assistendo agli anni d’oro di questo genere musicale. Onestamente non so quanto ancora possa durare questo fenomeno, quello che mi auguro è che i contenuti ed i valori espressi nei testi del rap tornino ad avere il sopravvento. Ammetto però che ci sono alcuni beats trap che mi fanno impazzire e che in studio, prima di registrare, mi gasano tantissimo.
Come nasce solitamente un tuo brano?
Non ho un modus operandi ben preciso. Mi affido molto ai suoni delle strumentali e a quello che mi trasmettono in un determinato momento della giornata o di un periodo. Mi piace dire che è il beat che mi “parla”. Quello che posso dirvi con certezza è che, prima di scrivere ogni testo che sia conscious, sociopolitico o autocelebrativo, mi informo sempre leggendo quotidiani, biografie e romanzi cult e guardando telegiornali o dibattiti politici.
Non scrivi molto spesso di temi come l’amore, ti focalizzi più su temi sociopolitici nei tuoi brani. Ti stanno più a cuore?
Visto che il rap è nato anche come forma di denuncia sociale, mi piace rievocare questa origine. Per me un buon testo, se ricco di contenuti ed opinioni personali fondate, può sostituire la lettura di un libro. Questo genere, mi ha aiutato ad approfondire tante tematiche sociali, come l’apartheid, e mi ha invogliato a conoscere e ad informarmi sempre di più, per capire le rime e i riferimenti fatti dai miei idoli. Seppur prediligo questa tipologia di testi, mi è capitato lo stesso, più di una volta di scrivere canzoni d’amore come “Lacrime Tattoo” e “Wonder Woman & Superman”, quest’ultima inserita nel mio ultimo EP “Personalità Divisa”.
Progetti per il futuro? Hai previsto qualche live questa primavera/estate?
Non posso spoilerare più di tanto, però posso annunciarvi che siamo tornati a chiuderci in studio, pronti a fare uscire nuovi singoli! Come date, sono reduce da un bellissimo evento tenutosi il 25 aprile a Castelfranco Emilia, in apertura ad un grande della musica italiana come Roberto Vecchioni. Inoltre, stiamo preparando alcune date estive, che proprio non potete perdervi. Parola di Malfer!
Non vediamo l’ora! Grazie e buona fortuna per tutto!