M U T O è un progetto nato nel 2016 che ha già ben impressionato con l’album di esordio “Independent”. Ora torna con un singolo nuovo di zecca, “Primitive”. Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con lui…
Ciao Stefano, torna M U T O con un nuovo singolo, “Primitive”. In che momento arriva e cosa rappresenta nel tuo percorso?
Torna M U T O dopo due anni dall’ultimo album “Independent”. Questi due anni sono in realtà volati per me e mi sembra ieri quando la tensione saliva per l’uscita del mio primo disco.
Questo periodo della mia vita è stato molto intenso, faticoso e allo stesso tempo gratificante e molte emozioni differenti tra loro mi hanno circondato esprimendosi in varie tracce e mood. Primitive è il primo brano che ho voluto esternare ed è anche la prima “bozza” dell’album, rappresenta questo mio nuovo percorso che ho affrontato e tuttora conduco tornando alle mie origini, al mio lato primitivo e grezzo, fatto di pochi suoni, ma intensi.
Come è cambiato rispetto al passato il tuo modo di comporre? Da cosa parti oggi per sviluppare un brano? Quando capisci di essere sulla strada giusta?
Rispetto a “Independent” sono cambiate molte cose, tendenzialmente oggi parto sviluppando la mia voce o il mio basso elettrico, so che può sembrare strano ascoltando le varie tracce, ma fondamentalmente sono popolate da voci riverberate e bassi giganteschi e quando riesco a visualizzare luoghi nella mia mente familiari, capisco immediatamente che sono finito nel posto giusto.
Il singolo anticipa un nuovo album all’orizzonte “Voices”. Cosa dobbiamo aspettarci? Che tipo di album sarà?
Primitive anticipa il mio nuovo album intitolato “Voices”, più che un album si tratta di un percorso e per comprenderlo veramente bisogna ascoltarlo tutto; oggi abbiamo una fruizione musicale e “non” che comunica molto per singole tracce e si perde di vista il significato che può dare un disco, un concept, un periodo dove l’artista vuole comunicare un qualcosa di più di una semplice hit senza un perché, è come guardare il trailer di un film pensando di averlo visto sino alla fine. Oltre a curare la parte artistica ho mixato e masterizzato io stesso l’album e credo di essere riuscito ad ottenere un mio suono e ad aver dato l’importanza ai suoni giusti senza trasformare i brani da terze parti.
In tutto ciò ho collaborato anche con altri artisti come Erik Gianola, cantante de “La Scatola Dei Giochi”, i quali hanno contribuito a mio parere arricchendo alcuni dei brani presenti in “Voices”.
La tua musica sembra ambientata in una sorta di non-luogo. Quali sono i tuoi riferimenti musicali extra-elettronici? Quali sonorità catturano la tua attenzione? Che cosa ascolti a casa?
I miei riferimenti sono molti, in particolare il synth pop come i New Order e i Joy Division e quello un po’ più dark dei Depeche Mode. Vengo catturato completamente dai suoni acidi, da quello che al primo ascolto può dar quasi fastidio, ma che al secondo richiama subito il terzo. Nella mia stanzetta ascolto molti generi diversi, ma a dir la verità adoro mettere un bel 33giri e farlo andare sino alla fine, non mi piace molto shuffolare con lo streaming, mi sembra di non dare il giusto peso alla musica e al suo significato.
Questo nuovo singolo coincide anche con un ritorno ai live? Come è cambiato nel tempo il tuo rapporto con live? Che cosa si deve aspettare chi non ha ancora avuto il piacere di sentirti dal vivo?
Il mio ritorno ai live sarà nel 2020, resta sempre la parte fondamentale per il mio modo di esprimere la musica e per la mia storia (il palco ed il pubblico sono essenziali per un artista, i follower non sono la stessa cosa), sto completando la mia parte visual che mi ha sempre accompagnato durante i live e che utilizzo per far entrare l’ascoltatore nei miei non-luoghi.
Elettronica e nuove tendenze: quali sono a tuo parere i filoni più interessanti in questo momento storico? E come ti sembra invece la scena italiana in questo momento storico?
A parer mio uno dei filoni più interessanti degli ultimi anni è la IDM nord-mitteleuropea, come Moderat, Trentemoller, Apparat, Modeselektor, ecc. In Italia purtroppo, a parte tutto ciò che fa tendenza a livello di apparenza, non abbiamo una squadra di spessore; tutto questo a discapito di molti artisti e producer italiani sconosciuti, ma bravissimi e con talento da vendere.