Ph. Ilaria Palmerini
“Nato a Bologna nel 1985, faccio musica dal 1843.
L’ho studiata molto poco, e questo ancora non mi va giù, ma continuo a non studiarla, per coerenza.
Immagino e invento da quando ho memoria, ma l’accumulo di immagini ed invenzioni nel mio cervello ha spesso preso forme confuse e dimensioni ingestibili non trovando il modo per uscire, e continuando a crescere e deformarsi”
Così si descrive Loqi, il teqnobusker, tra i protagonisti del Nascondino (Mu)seek Festival. Abbiamo avuto modo di incontrarlo ed intervistarlo
Ciao Matteo, come e quando nasce Loqi?
Ciao Federico! Posso dire che Loqi esiste da quando ho intuito che la musica non era solo una semplice passione, ovvero più di dieci anni fa. Prima era Loki, con la “k”, poi i miei progetti artistici hanno preso forme e strade molto diverse rispetto agli inizi. 4 anni fa ha preso forma la decisione di buttarmi in strada, letteralmente, e volevo ci fosse uno strappo visibile rispetto alla fase precedente, così ho deciso per il cambio grafico, ma non fonetico. Ed ecco Loqi, con la “q”, che si occupa di tanta musica, e ha progetti di nature diverse ma “modulari”. Techno, ambient e cantautorato. Puoi unirli tutti e tre, due alla volta o prenderli singolarmente 😀
Techno vs Buskers: esiste un ‘fil rouge’ che unisce questi due mondi?
No, non credo proprio. Non è stato e non è per nulla semplice presentare il progetto ai vari organizzatori di festival di arte di strada. La maggior parte di loro ancora oggi non mi risponde quando mi propongo! Però poi quando l’occasione si presenta ti rendi conto all’istante di quanti “malati di techno” si celano anche dietro ad una cravatta o ad una passeggiata col marito svogliato.
Ti trovi più a tuo agio in un Festival dedicato alla Techno o in un Busker Festival?
Non posso risponderti perchè non ho ancora preso parte ad un Festival dedicato alla Techno. Se ho incontrato resistenze tra gli organizzatori di Busker festivals, tra quelli di festival dedicati alla techno o all’elettronica in generale ho incontrato diffidenza, quasi derisione. Ora a distanza di quattro anni si sta muovendo qualcosa, è probabile che se mi porrai di nuovo questa domanda tra un po’ di tempo potrò risponderti con più completezza!
Cosa pensi della scena elettronica oggi in Italia ed in Europa? O forse è meglio dire delle scene?
Scene, sicuramente scene. Mondi lontanissimi. Conta questo: elettronicamente vengo dalla Trance, ovvero soprattutto dal Nord Europa. Qui, finita la botta degli anni 90 (durante i quali, seppur bambino, già mi batteva nelle orecchie e nel petto) coi Datura, Robert Miles, Dj Dado e tutta la progressive, è tornata ad essere meno di una nicchia, quasi un tabù. Ho sempre amato la fusione di energia distruttiva e sciamanica di cassa dritta e basso fuse con la pace e la potenza emozionale di certe linee melodiche, e non c’è niente di simile da vent’anni qui in Italia: ci sono principalmente moda e poco rischio.
L’Europa funziona diversamente: l’apertura mentale è maggiore, soprattutto se si parla di Germania, Olanda e Belgio, e anche artisti di nicchia o clamorosamente underground possono creare delle piccole tendenze o branche inesplorate della musica, semplicemente perchè hanno la possibilità di tentare nuove strade davanti ad un pubblico in carne ed ossa senza il rischio di essere etichettati a prescindere da ciò che fanno.
Quali sono secondo te gli aspetti più interessanti di quest’epoca a livello musicale?
E’ molto interessante l’apparente saturazione. Sembra ci sia tutto, che esista già tutto e che nulla possa più essere inventato. Finchè uno non prende coraggio e sperimenta. E’ molto interessante il fatto che per sperimentare oggi non serve essere ricchi, ma serve averne il desiderio o la spinta innata. E’ molto interessante vedere come i “sottoboschi” musicali non si siano arresi allo schifo della massa degli ultimi 10-15 anni, e che si stiano affermando come nuove correnti. E’ molto interessante vedere come il concetto di “successo” possa stravolgersi per pochi
pollicioni in più o in meno. E’ molto interessante vedere però, che dura nel tempo (non necessariamente riempiendo San Siro) sempre solo chi non molla ed agisce con la giusta consapevolezza, a volte anche in solitaria.
Che cosa ti aspetti dai Mondiali di Nascondino? Che tipo di set stai preparando per l’occasione?
Mi aspetto di essere trovato e di perdere ( 😀 ). Scherzi a parte, è un onore partecipare, e mi aspetto di divertirmi e sperimentare una location ancora mai tentata con il mio set elettronico, ovvero la natura mescolata alla decadenza dell’abbandono di un posto strano e affascinante come Consonno. E’ già ispirante il solo parlarne. Per quel che riguarda la preparazione: cerco sempre di preparare il meno possibile a livello di esecuzione. Mi doto di accorgimenti tecnici che non mi lascino a piedi durante il concerto, ma amo che ciò che succede succeda durante il concerto per la prima volta.
Perchè Soundreef?
Non sopporto le ingiustizie, i monopoli e gli statalismi statici alla italica maniera. Trovo offensivo e assurdo che tutto ciò sia legale. Sono un vostro iscritto da gennaio 2017, dopo aver fatto domanda il settembre precedente. Anche se non in quantità industriale faccio musica e deposito musica dal 2008. Ho dato a SIAE quantità di danaro e fiducia assolutamente non ripagate. Da 3 anni poi mi autoproduco le copie fisiche dei miei album, e l’onere del famoso “bollino” mi stava per impedire di lavorare. Poi ho scoperto dell’esistenza di Soundreef, e mi chiedo perchè non mi sia deciso prima. Vedere che finalmente esiste chi cerca di mettersi di traverso a certi sistemi marci, e che prova a dare spazio a tutte le menti creative indistintamente è una bella inalazione d’aria fresca.