Come nasce il duo Lindimixo?
I Lindimixo (Eddy e Simone) nascono nel 2012, grazie ad una collaborazione per un programma all’interno di una webradio. Siamo cresciuti insieme a Val della Torre, un piccolo paese dove i giovani hanno a disposizione poche infrastrutture.
Per quattro anni abbiamo trasmesso il nostro programma “Crazy Show – Il programma che non so” all’interno di numerose webradio e nel 2015 ci è stata data la possibilità di portare il nostro format in FM, occasione che abbiamo preso al volo! Ma la nostra carriera non è stata tutta rose e fiori. Per divergenze editoriali siamo stati anche cacciati da una radio! (ridono).
Durante l’esperienza radiofonica ci facevamo regia da soli, conducevamo il programma, gestivamo i tempi ed i contenuti e curavamo le scelte musicali. Da li abbiamo capito che avremmo potuto dire la nostra anche con le produzioni musicali.
Col tempo, lo spazio dedicato alle produzioni è aumentato, così come gli appuntamenti e gli eventi a cui abbiamo partecipato in giro per il Nord-Ovest: i Lindimixo sono diventati un duo a tutto tondo, in grado di fare conduzione radiofonica, presentazione di eventi, animazione, dj set e musica. Questo perché siamo sostanzialmente due persone molto creative e la creatività non la puoi circoscrivere, legare.
Ora come attività primaria siamo produttori, ma amiamo anche svolgere tutte le altre attività!
In ambito dance, quali sono le uscite più interessanti dell’ultimo periodo?
Per quello che riguarda le produzioni, noi ci avviciniamo alle sonorità house: per questo, le novità per noi più interessanti arrivano dalla ‘French touch’, in particolare gli Ofenbach; ma in generale seguiamo con particolare interesse il mondo delle produzioni rap americane, sempre capaci di innovare, portare suoni e “trovate” che poi tutto il mondo adotta.
Quale è secondo te la chiave per produrre buona musica dance?
Non c’è una chiave. Dal nostro punto di vista, crediamo semplicemente che si debbano fare le cose con passione ed avere un senso innato del ritmo. Sicuramente la musica dance deve far ballare la gente, ma per noi questo genere deve anche far cantare, per questo curiamo molto anche la parte armonica e melodica della musica come quella del canto
Come sta cambiando Torino negli ultimi tempi a livello di proposta culturale?
Torino è sempre stata una città con musica di nicchia, al contrario di Milano e Roma, mainstream grazie anche alla presenza delle major e ad un network più grande di etichette. Per diversi motivi, troviamo che la proposta culturale della nostra città sia in calo; tuttavia resta molto forte la scena indipendente e quella rap, in grado di tirare fuori artisti sempre interessanti, ultimi in ordine cronologico Levante, Fred de Palma ed il nostro amico Shade. Come artisti indipendenti ci piace ricordare i Sica e ovviamente i Lindimixo (ride).
Come ti sembra la scena italiana attuale? Quali ti sembrano le novità più interessanti al momento?
Vediamo la realtà discografica italiana divisa in due: da una parte la sfera della musica leggera, un ambiente stagno e privo di novità, alimentato dai talent che nella maggior parte dei casi mettono in mostra tutto fuorchè talenti perché conta “il personaggio” e le qualità passano in secondo piano; dall’altra la scena rap/trap e indie dove si vede un po’ di innovazione grazie al miscuglio con altri generi. Per quello che riguarda i nomi più interessanti al momento in Italia è impossibile non citare Sick Luke e Federico Scavo, che dal nostro punto di vista per il nostro genere è davvero uno dei migliori al mondo.
Perchè Soundreef?
Soundreef è stata una scelta pensata e di cui andiamo davvero fieri. In SIAE sembra di avere a che fare con un apparato lento, farraginoso ed obsoleto, dove sembra facciano di tutto per disincentivare un artista a tutelare la proprietà intellettuale. In Soundreef abbiamo visto un’alternativa valida, rapida, efficiente e comoda, oltre che gratuita. Rendicontazione analitica e celere, deposito pressochè istantaneo delle tracce, immediatezza della navigazione e della gestione delle proprie creazioni.
Speriamo vivamente che il governo dia spazio alla libera concorrenza, perché il recepimento della direttiva Barnier è stato parziale se non nullo ed ha lasciato delle lacune importanti che bloccano alcuni attori nella scelta e li vincolano a servirsi di SIAE nel dubbio di incorrere in problemi o garbugli legislativi.