Abbiamo avuto il piacere di trovarci con i Labradors, band lombarda con una smodata passione per melodia e rock genuino, che sta facendo parlare molto bene di sè.
Ciao ragazzi, come e quando nascono i Labradors?
I Labradors nascono intorno al 2010 in seguito allo scioglimento dei Suinage, la precedente band di Pilli (voce e chitarra).
Fabrizio e Pilli, già insieme nel gruppo punk rock Cusack, fondano i Labradors per dar spazio alle loro influenze più powerpop.
L’aggiunta di Filippo, batteria, avverrà poco dopo.
Dopo “The Great Maybe”, il vostro ultimo album, cosa è accaduto e che progetti avete in serbo per il prossimo futuro?
“The Great Maybe” è stato l’album che ci ha esposto a una scena musicale diversa e più ampia rispetto a quella locale a cui eravamo abituati.
È il primo disco dei Labradors che vede la collaborazione con l’etichetta indie umbra To Lose La Track, che per noi è motivo di grande orgoglio.
Il nuovo lavoro, già fatto e finito, vedrà la luce nel 2018 e rispecchierà di più la nostra attitudine live.
Cosa ne pensate della attuale momento storico della musica in Italia? Quali sono le novità più interessanti a vostro avviso? E non parlo tanto di band quanto… di trend.
I suoni e i progetti più interessanti in Italia attualmente sono quelli che girano intorno alla scena hip hop e trap.
Per la prima volta siamo al passo coi tempi rispetto a quello che circola nel resto del mondo e tanti artisti di questa scena stanno iniziando a sperimentare con più libertà. Per quanto riguarda il rock, in Italia si sta vivendo una fase di raro disinteresse: non c’è grande attenzione da parte del pubblico in questo momento secondo noi.
Milano: come si sta evolvendo la scena in questi anni?
La scena live a Milano offre ahimè poche emozioni. Tante piccole realtà sono state costrette a chiudere i battenti in tempi recenti, o comunque a cambiare target per sopravvivere. Le cose più stimolanti continuano ad accadere nel sottobosco punk e hardcore, grazie a collettivi come Occult Punk Gang e Queens of Chaos che portano avanti un discorso sia musicale che sociale molto figo.
Perchè Soundreef?
Perchè, come tanti artisti, siamo stufi del sistema SIAE: una realtà che privilegia pochi a scapito degli altri e che non supportiamo minimamente.
Soundreef ci sembra il futuro, qualcosa di più fruibile, più immediato e dalla parte dei musicisti.