Il songwriter italiano Johnny Fishborn è stato tra i primi 30 artisti che hanno scelto Soundreef in Italia. Dopo un Tour in compagnia della sua band che lo ha portato avanti e indietro per lo Stivale, si è trasferito a Londra e dopo un po’ di silenzio torna ora con un nuovo singolo dal titolo “Let me get some sunshine“.
Ciao Johnny, dopo un po’ di silenzio è appena uscito “Let me get some sunshine”, il tuo nuovo singolo. Lasciaci dire che siamo molto felici per questo ritorno. In che
momento arriva? Che cosa significa per te?
Questo è il primo brano che faccio uscire dopo un lungo periodo di pausa. Esce ora in una settimana molto importante per me. Prendo una pausa da East London, dal lavoro e dalla mia vita
quassù. Sono in vacanza. E giovedì dopo quasi un anno e mezzo che vivo ad East London, torneró in Italia. A Torino. Non sono mai tornato in Italia da quando sono salito.
“Let me get some sunshine” è un brano molto importante perché mi dice “fermati, guardati intorno, prendi un po di sole, se non lo trovi cercalo, lascia perdere i problemi.” Io vado a cercarlo nei miei affetti, e nelle persone che ho sempre amato. Un pezzo tanto sofferto ma un brano profondamente positivo. Spero dia delle belle sensazioni.
E dal momento che torni in Italia riusciremo a vederti dal vivo prossimamente anche da queste parti?
Assolutamente si. A Torino sabato 11 marzo all’Astoria Club presenterò questo brano e altri inediti.
East London, come dicevi, è diventato il tuo nuovo quartier generale. Come ti sei trovato?
Dura all’inizio. Collezionavo bicchieri. Continuo a farlo tuttora con la sola differenza che adesso organizzo anche una serata che sta diventando importante ad Hackney, centro pulsante dell’arte e dei creativi. Si chiama “Folked up night” ed unisce tre arti: musica, poesia e arti figurative. Il claim della serata è ” non credo nel successo“.
L’unione di differenti arti è legata alla voglia di non porsi limiti. Non c’è limite a quello che si può esprimere. Più modi esistono, più diventi completo e comunicativo. Per questo, da quasi un anno, oltre a scrivere brani, scrivo e disegno. Il mix up tra le arti è il futuro. L’artista Islandese Ragnar Kjartansson è un esempio. È una sicura fonte di ispirazione.
Parlando di musica. Quali sono secondo il tuo punto di vista le principali differenze tra Londra e Torino, tra Inghilterra ed Italia?
Non ti manca neanche un po’, l’Italia?
Mi manca l’Italia. Non mi manca la musica italiana. Amo torino. Amo l‘Italia. Ma la musica italiana moderna non mi ha mai entusiasmato. È povera di contenuti. Sterile e ripetitiva. Non si sforza di uscire dai comuni cliché. Ammiro chi lo fa. Ci sono casi singolari di artisti che apprezzo per il loro percorso e la loro ricerca. Ma hanno poca visibilità. Dell’Italia adesso, mi mancano mio padre, mia madre, i miei amici e la buona cucina.
Tu sei stato tra i primi 30 artisti che hanno scelto di iscriversi a Soundreef. Come stai vivendo la crescita e l’adesione di tanti artisti?
Sono contento di essere stato tra i primi ad aprire un varco nel nostro paese. C’è bisogno di cambiamento. Sono felice che tanti come me lo stiano capendo.