Ciao Johnny, parliamo un po’ di te. E’ uscito da poco “Summer Days”, videoclip del tuo nuovo singolo, simbolicamente uscito l’ultimo giorno d’estate. Sei stato in homepage di Rockit. Tanti concerti (tra cui il MEI a Faenza, il Reset Festival a Torino). Sembra un bel momento. Ci racconti un po’ che sta succedendo attorno a te?
Ciao, si in effetti è un periodo di forte fermento, un fermento che però nasce qualche anno fa, quando scappavo via dall’Italia a febbraio 2012. Oggi forse qualche frutto di questi ultimi 2/3 anni sta arrivando.
Per cui l’uscita del mio nuovo album “Windmill Girl” a marzo 2014, seguito dal mio primo soldout fatto all’Astoria Club l’8 marzo. Poi il video virale di First Kiss che ha fatto il giro del mondo e dove la colonna sonora è “Summer days”. L’importante partecipazione a svariati festival in Nord Italia, tra cui Alpette, Traffic, Mei, Reset, A Night Like This. Si sta muovendo qualcosa. Non ho alcuna intenzione di fermarmi. Questo nuovo videoclip per un brano già uscito addirittura in anteprima dell’album, per cui quasi un anno. Era giusto incominciare da questo. Il brano è sicuramente girato più di me. Sono già a lavoro per l’uscita di un secondo videoclip che uscirà entro la fine del 2014, girato in Giappone sempre dell’album ” Windmill Girl”.
Qual’è il concept dell’album?
Il mio nuovo album s’intitola ” Windmill Girl”, “la ragazza del mulino”. E’ una favola che ho vissuto in Olanda, una ricerca di me stesso che si è manifestata poi sottoforma di musica in questi dieci brani che lo raccolgono.
Parla di una ragazza, che non è solo frutto della mia fantasia. Esiste. Magari un giorno ve la mostrerò. Non ne sono così sicuro però.
Quando hai iniziato a scrivere musica? Come è cambiato Johnny Fishborn dagli inizi ad oggi?
Belle domande. Quando ho incominciato a scrivere non lo ricordo. E come ricordare quando si è incominciati a respirare. Forse ricordo il giorno in cui ho detto a me stesso , “Lo faccio questo per tutta la vita “. Non è successo troppo tempo fa. Forse la prima canzone in piena adolescenza intorno ai 15 anni. Da ieri ad oggi quello che sono cambiati sono i dettagli delle mie osservazioni, ed il livello di profondità nella mia ricerca. Parlando di roba più tecnica, anche le dita sono più fluide, i tendini si sono abituati alle mie diagonali ai miei poligoni, la mia voce ha una timbrica che non sapevo di avere prima del viaggio.
Che progetti hai per il futuro?
Fare un nuovo album, fare molti concerti, soprattutto fuori dall’Italia. Vivere una “nuova Olanda”. Girare il mondo imparando e scrivendo nuove canzoni, vivere nuove storie.
A proposito di Olanda, tu hai viaggiato tanto. Quali sono le principali differenze tra Italia e resto d’Europa per quel che riguarda la scena musicale, le prospettive, l’attenzione?
Le differenze sono la tua pelle che cambia la tua forza quando sei fuori dal tuo . Hai il doppio dell’energia, ti lamenti di meno di quello che non funziona. Cammini, cammini e cammini. Sorridi. Quello che trovo che funzioni in nord europa è il fatto che le strutture su ci sono, e se hai un valore, hai speranza di trovare la tua oasi. Credo che però anche loro abbiano il loro stesso problema dei Talent, che hanno rovinato il pubblico, e il modo di fruire della musica. Io personalmente scendo spesso in strada per questo motivo qui: bisogna scendere in strada a riprendersi le persone che la tv le radio e i Talent hanno rovinato.
Dobbiamo riportarle a vedere i concerti.
Anche in italia c’è fermento. Torino la trovo fantastica in questo periodo. Trovo solo che ci sia un immobilismo ed una castrazione collettiva dovuta allo strapotere dei vecchi baroni. Per cui ottimi progetti faticano a uscire.
Questo in ogni campo. Da quello musicale a quello politico-sociale, anche al sistema radio-televisivo che si ostina ad emulare un’Italia del passato, che non esiste più. Per colpa di questo sistema, stiamo perdendo tanti nuovi cantautori e band che non hanno il giusto spazio.
Ultimamente hai mostrato una certa sensibilità anche sul tema del Diritto d’Autore entrando a far parte della “Rivoluzione delle 30 band” di Soundreef. Cosa ti colpisce di più dello scenario attuale di come viene gestito il Diritto d’Autore in Italia?
Mi sono interessato molto perchè da buon laureato ho voluto entrare in fondo su questa tematica. Come ho già scritto, sono uno che non sopporta le ingiustizie. L’autore è un grande valore per la cultura, va veramente tutelato, e SIAE non lo fa. A noi piccoli autori ci lascia abbandonati a noi stessi.
Quello che dobbiamo fare è pagare il servizio, i bollini, avere un servizio antico e pieno di buchi, non sapere se l’ultimo borderò mi verrà pagato.
Tutte cose che hanno distrutto negli anni il piccolo mondo dei locali e degli artisti indipendenti, che sono linfa vitale per la crescita dell’ingegno. Quindi, mi sono avvicinato a Soundreef, che parlava di riscossione sulla musica live, a seguito di un incontro avvenuto con il Davide D’atri al Teatro Parenti di Milano, l’anno scorso, ad un dibattito sui diritti d’autore. Ho voluto saperne di più. Ho voluto sperimentare questo nuovo sistema su me stesso. Ho esteso l’invito a chi come me vuole il cambiamento in Italia. Un punto di inizio potrebbe essere questo. Essere uno dei primi a far parte di questa rivoluzione mi da energia e mi carica.
Che prospettive vedi nei servizi proposti da Soundreef e che cosa ti ha colpito di più di questo nuovo approccio?
La facilità di azione. Il borderò online. La scaletta con i tuoi brani. Tutto a disposizione: le date dei live, un sistema pulito ed efficiente. La riscossione in tempi brevi. Il servizio gratuito.
“Chiunque avesse ancora negli occhi l’ultima pellicola dei fratelli Cohen, ‘A proposito di Davis’, non avrà difficoltà a simpatizzare per Johnny Fishborn.” – La Repubblica