Jhon Montoya: «Vi racconto il mio Tour in Sud America»
Abbiamo lasciato per un giorno il nostro blog al producer Jhon Montoya, non appena tornato da un incredibile Tour in Sud America. Ecco il suo diario del suo viaggio: come è andata nel modo più spontaneo possibile…
Montevideo
Arrivo a Montevideo , dopo un viaggio di 19 ore, pensavo fosse più difficile sopportare il lungo viaggio, invece mi accorgo che appena arrivato mi sentivo bene, stanco il normale, ma con una voglia immensa di sapere , di vedere, di vivere, mi sta aspettando al uscita del aeroporto Florencia (lei lavora per il Senderos Festival, il festival da cui è partito l’invito per portarme in Sudamerica e che era la prima tapa del mio tour). Usciamo e sentiamo tutto il rigore del vento del sud, freddissimo, una strana sensazione perché di solito quando viaggio per il Sudamerica (Colombia) arrivo ed è sempre caldo, questa volta il mio viaggio è stato dal caldo al freddo, che poi con il passare dei giorni è diminuito per l’arrivo della primavera austral.
Montevideo mi è apparsa una città molto tranquilla , la mia prima impressione è quella di chiedere dove sono le montagne? Montevideo è sopratutto mare, spiagge e lunghe distese di terreno dove spesso tengono i pascoli, che vanno a riempire con le loro “squisite” carni i piatti di gran parte del mondo
Al pomeriggio esco e vado a trovare un po’ di musica , cosa che adoro fare, trovare dei negoziati che tengano dei vinili vecchi o gemme di folklore che ovviamente alimentano la mia ricerca costante di radici per sapere e capire quante delle mille influenza sono arrivate in Sudamerica, così incontro Daniel immigrato a Valencia – España nel 2009 ed era rimasto quasi 6 anni, lì lavorava nel reparto di macelleria ad un supermercato che distava a 5 minuti in macchina da casa sua, poi però stanco di quella vita decise di ritornare a Montevideo e seguire la sua passione che erano i dischi e montare un suo negozio di Vinili, “Il museo del Vinile” cosi l’ha chiamato, e cosi mi sono trovato a parlare con lui di Candombe, è una fusione di Religione – Musica – Danza Afrouruguyana, portato dagli schiavi africani presenti nella zona del Rio de la plata dell’epoca coloniale.
Sto gran parte di quel pomeriggio ad ascoltare musica e scambiare discorsi con Daniel riguardo l’importanza dell’Africa in tutta la regione, dalla Colombia tropicale fino alla zona Austral.
Il giorno dopo è il giorno del concerto, devo dire che sentivo una voglia incredibile di confrontarmi con un pubblico che da sempre mi ha affascinato, sopratutto perché questo movimento della SubCultura Folklórica si è sviluppato prepotentemente negli ultimi anni proprio in questa zona del emisfero
Arrivo al Hotel Prado (luogo dove si svolgeva il Festival, che è itinerante nei luoghi più belli di Montevideo) e mi ritrovo in un posto meraviglioso, alto e con una decadenza quasi di film anni 50, parete alte, allestimento fatto in modo di creare un’esperienza e già pregustavo la sensazione di sprigionare il volume alto e con esso la mia musica.
Arriviamo cosi alla sera, insieme agli altri amici che suonavamo prima di me, Kaleema e qoqueda rispettivamente Argentina e Peru, la sensazione è bellissima il luogo è già quasi pieno ed erano soltanto le 19 di sera, si respirava già l’aria di una serata indimenticabile e le premesse sono state confermate, il pubblico era affamato e disposto a intraprendere in viaggio, un viaggio che mi portava dalla Colombia all’Italia, e dall’italia a loro, fu una serata meravigliosa ed era solo l’inizio dell mio tour, il giorno dopo mi aspettava Buenos Aires…
Buenos Aires
Al Mattino mi trovo con Heidi in arte Kaleema e partiamo insieme per Buenos Aires, attraversando il Rio de la plata in un gigantesco catamarano , ci mettiamo quasi 3 ore nell attraversarlo , è cosi grande questa foce che si fa fatica a credere che non sia il mare..
Arrivare a Buenos Aires è stato incredibile , ha una energia di grande metropoli, lo capisci già dalla ampiezza delle strade, dalla altezza degli edifici, noti questo contrasto sopratutto venendo da Montevideo, che è grande si, ma al confronto la capitale uruguaiana sembra una cittadina
Mi riceve Diego in arte Villa Diamante, uno degli artefici della scena legata alla mia etichetta ZZK Records e tutto quello che ne ha derivato, Diego oltre ad aver creato insieme a Grant C Dull la ZZK, è un produttore di eventi e di progetti che spaziano nei diversi luoghi di Buenos Aires, dai Musei, creando delle rassegne artistiche fino a progetti che coinvolgono le fasce più deboli di una città in continuo cambiamento – equilibrio sia economico che sociale,
La serata al Temple Bar è magica, c’e Rodrigo che insieme a Diego si occupa di ETHNO una rassegna che richiama la forma più “spirituale” di questo genere musicale, quindi mi trovo davanti un fuoco che aiuta a creare una atmosfera intima alla serata, con l’inverno che latita ad andarsene questo fuoco è il preambolo di quello che la notte sarà, e cosi assaggio per modo di dire il pubblico di Buenos Aires e non resto deluso, anzi ritrovo quasi lo stesso affetto sincero che ho trovato nella serata prima e cosi il mio animo e voglia non cessano di crescere
Buenos Aires mi travolge nel senso più bello della parola, da ragazzino sono cresciuto con il mito degli artisti nati in questa città, da Borges, Gardel, Piazzola, Soda Stereo etc e mi chiedevo prima di arrivare qui come sarebbe stato, se arrivato avrei vissuto o sentito la energia che ha fatto che in qualche modo questi artisti siano stati grandi e influenti nel resto del Sudamerica , e non ho avuto nessuna delusione al riguardo, nei 4 giorni che ho avuto a disposizione per vivere la città, mi sono ritrovato a parlare con tanta gente di diversi estrazioni, dai tassisti Venezuelani – Colombiani, che ti raccontano la città con la speranza di una terra promessa e che la trovano comunque generosa ai tassisti Argentini con la loro delusione per una situazione politica che continua a ripetersi al infinito, fino a gente per strada a cui chiedevo indicazioni oppure che chiedevano a me, artisti amici con cui ho dialogato della opportunità di questo momento molto delicato de incertezza dove l’arte deve interpretare la parte più sincera di un meccanismo che spesso si basa sulla superficie e non affonda mai nella vera essenza dei problemi per risolverli, una cosa in comune ho notato in queste persone ed era la loro Dignità , ho notato a volte paura pero allo stesso momento ho visto anche una voglia immensa di affrontare una situazione ed uscire nel più possibile vincitori, cosa che ha fatto ogni giorno di più la città mi piacessi sempre di più e credo che mi abbia svegliato ancora di più un sentimento Latinoamericano che mi alimenta e mi fa sentire fiero di esserlo
Santiago de Chile
Venerdi mattina arrivo a Santiago dopo un volo di quasi due ore, stranamente c’era un caldo quasi di estate, e si capiva subito la differenza climatica che spesso divide Argentina del Chile, mi viene a prendere Tom uno degli organizzatori di eventi in Santiago, e anche uno dei produttore del Festival Nomade che si svolge nella parte norte del Chile, festival famoso nella scena , perche ha avuto da sempre una impostazione quasi filosofica del legame di questa musica con la natura, conosco vari amici che hanno fatto parte e mi parlano quasi come una esperienza che prima o poi devo fare,
Arrivando in città mi riceve Francisca che è la coinquilina di Matias, un altro dei ragazzi che mi ha fatto uno degli inviti per suonare a Santiago, sono nella loro meravigliosa casa appena fuori città, un posto che subito mi mette quasi in pace, quando sei in tournée vuoi vivere ogni momento, perché sai che hai il tempo misurato e quindi spesso fai tardi e ti alzi presto, già sia per il jet lag e anche perché non vuoi sprecare il tuo tempo a dormire, devo dire però che arrivando da loro, la prima cosa che sentivo era un bisogno naturale di staccare pur essendo ancora dentro il vortice del tour, mangiare sanissimo, riposarsi, nessun rumore di città, ,venerdì sera vado a suonare in una serata di beneficienza alle comunità indigeni del Paraguay , serata che vedeva tanti artisti della scena cantautorale Mapuche e non solo.
Il sabato del concerto ho avuto anche la bellissima opportunità di trovarmi con dei famigliari, cugini vari e mio Zio, persona super importante già che è anche l’unico Zio por parte di mio padre scomparso 7 anni fa, quanto fortunato mi sentivo del fatto di viaggiare e sopratutto ritrovare affetti che spesso diamo per scontati, la forza di un abbraccio , non ha prezzo, e cosi con questa energia e allegria mi dirigo verso la Sala Metronomo uno dei luoghi della movida di Santiago per la mia serata, non vedevo l’ora di iniziare anche se sapevo che era l’ultimo concerto della mia tournée e quindi c’era un filo di nostalgia ma allo stesso tempo un sorriso perché sapevo che tutto era andato meglio del previsto
Torno da questo viaggio pieno di una miriade di cose che piano piano stanno decantando per trasformare tutto questo in musica e cosi rendere giustizia alla bellezza che mi ha travolto e che non vedo l’ora di risentire
Grazie Musica.
Grande! Bentornato in Italia e buon lavoro.
Buon Lavoro a voi!
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