Una storia fatta di suoni e passione. Ecco come nasce uno studio che vanta 4 compositori di alto profilo ed opera a livello internazionale…
Ciao Gianluca, colonne sonore e Sound Design: come e quando inizia il percorso in musica Jean?
Jean nasce nel 2013 dopo un lunghissimo percorso da autodidatta, nel tentativo di unire le 3 passioni che mi hanno accompagnato per tutta la vita: musica, cinema e moda, direi in questo preciso ordine. Sono sempre stato affascinato dal rapporto tra il suono e l’immagine, rivolgendo sempre più attenzione del normale a quella musica e quel suono che stava “dietro” le immagini. Operazione che mi capitava di applicare anche fuori dal contesto audiovisivo: ricordo che da bambino mi piaceva isolare i singoli suoni che mi circondavano. Nel corso della mia adolescenza non ho mai pensato che questo interesse potesse evolvere in una professione, nessuno intorno a me aveva avuto esperienze nel campo discografico, pubblicitario o cinematografico, fino a che non mi sono trasferito a Milano ed ho approfondito gli studi in questo settore. Dopo aver ottenuto un diploma in Sound Design ho mollato tutto per fare una breve esperienza nell’attività commerciale di famiglia, dove ho imparato cosa significa essere imprenditore di se stessi, passaggio che ancora oggi considero inestimabile per tutto quello che mi ha insegnato e che poi ho avuto modo di applicare nella mia attività. Alla fine di questa esperienza sono ritornato sul campo e dopo aver bussato a tutte le porte senza successo, ho deciso di iniziare da solo, da zero, in piena crisi economica globale, lisciando completamente tutto quello che era la Milano da bere e mangiando scatolette di tonno – almeno per i primi 2 anni. Ho iniziato faticosamente a curare selezioni musicali per fashion show ed eventi legati all’industria della moda. In seguito dagli stessi brand sono arrivate le prime richieste di sincronizzazioni, questo mi ha permesso di accedere a diverse agenzie e registi. Oggi Jean é uno studio che vanta 4 compositori di alto profilo ed opera a livello internazionale.
Come componi solitamente? Da cosa parti per sviluppare un brano? Quando capisci di essere sulla strada giusta?
Dipende dalla destinazione della composizione. In pubblicità per gestire tempi di produzione molto stretti spesso si lavora su riferimenti musicali che vengono condivisi in precedenza e si procede con quello che in gergo viene definito “soundalike”. Capisco di essere sulla strada giusta quando la composizione originale funziona meglio del riferimento, operazione piuttosto complessa che richiede una buona sensibilità musicale ed una discreta padronanza tecnica – oltre alla conoscenza di qualche nozione di psicoacustica. Per le composizioni destinate a documentari o timing più estesi possono esserci approcci vari, a volte capita addirittura di scrivere musica partendo da una sceneggiatura o da uno storyboard per poi affinare la composizione una volta sincronizzata sul film. In questi casi capisco di essere sulla strada giusta quando la musica completa l’immagine o enfatizza il significato di quello che si vuole comunicare, nella musica applicata si lavora per stati d’animo ancora prima di scrivere qualcosa su uno spartito, riconoscere quando si é sulla strada giusta é un passaggio difficilmente spiegabile a parole ed é la chiave che determina la sopravvivenza di un professionista in questo settore.
Quali sono i lavori che ti hanno dato più soddisfazione e perché?
Di sicuro i documentari, al di là dell’impagabile riscontro da parte di pubblico e addetti ai lavori, personalmente anche solo perché ti danno la possibilità di “visitare” un altro luogo con un approccio voyeuristico che non é lo stesso del viaggio in sé. Entrare dietro le quinte ed esplorare una sfera sonora estranea alla tua dimensione quotidiana, oppure crearne una completamente nuova basandosi sulla propria immaginazione o sulle proprie esperienze. In questi casi per un compositore c’é più libertà d’azione e di solito con i registi si attiva un confronto stimolante, da cui esci inevitabilmente arricchito.
Quali i prossimi progetti?
Stiamo lavorando sempre più spesso con il mercato statunitense, ma é difficile dire dove ci porterà. Purtroppo o per fortuna ho capito che in questo mestiere il proprio percorso evolve in maniera del tutto imprevedibile, spesso per meriti, ma a volte anche solo per pura coincidenza. Sulla lunga distanza mi sono prefissato di creare una struttura ancora più solida che diventi un punto di riferimento internazionale in questo settore. Se ne é già discusso con alcuni colleghi. Personalmente non posso nascondere che considero da sempre il cinema come il mio punto d’arrivo, quindi tra qualche anno mi piacerebbe vedermi lì, in veste di compositore o Music Supervisor.
Musica nell’era digitale: quali sono a tuo parere i filoni più interessanti in questo momento storico?
Ascolto musica da tanto tempo e sono sempre stato propenso a prendere ispirazione della musica prodotta in passato, ma devo confessare che oggi sento molte cose interessanti. Sarà che in proporzione gli strumenti di produzione musicale sono accessibili a sempre più persone, o sarà che i canali di condivisione sono aumentati in maniera esponenziale, di fatto oggi se una persona é curiosa quanto basta e vuole approfondire una determinata ricerca, é facile che riesca a trovare ottimo materiale. Non ho un genere, autore o etichetta di riferimento. Il mio lavoro mi ha sempre “imposto” un ascolto eterogeneo per essere in grado di parlare qualsiasi linguaggio in qualsiasi momento, ma devo dire che ho sempre avuto l’abitudine di ascoltare qualsiasi cosa con il dovuto interesse. Anche dove una composizione presenta evidenti lacune creative può essere interessante sotto l’aspetto tecnico. A volte invece bisogna rassegnarsi al fatto che certe robe fanno schifo.
Che musica ascolti a casa?
Di tutto, come dicevo poco fa. Ascolto volentieri le selezioni musicali compilate da personalità eclettiche, perché sono alla costante ricerca dell’inaspettato. NTS e LYL radio mi fanno spesso da sottofondo quando non ho le orecchie “impegnate”. Anche se purtroppo per deformazione professionale mi riesce difficile ascoltare qualcosa e contemporaneamente dedicarmi ad altro, quindi quello che ad un certo punto dovrebbe essere un semplice sottofondo, diventa immediatamente analisi. È una maledizione che colpisce diverse persone che hanno fatto dell’ascolto la propria professione, a volte anche seguire la trama di un film o di una serie può diventare drammaticamente difficile.
Perché Soundreef?
Un collega mi ha introdotto a Soundreef e non ho esitato ad iscrivermi. Credo nel libero mercato e preferisco sempre scommettere sulle realtà emergenti. Soundreef é una piattaforma nuova e veloce, modellata sulle esigenze degli autori contemporanei, faccio parte di questa categoria ed in effetti ho subito trovato quello che stavo cercando.