E’ stato recentemente selezionato dalla direzione artistica del Woodoo Fest tra progetti musicali che avevano partecipato alla call dedicata agli artisti Soundreef. Abbiamo scambiato qualche parola con lui per farci raccontare meglio i suoi prossimi progetti. Ecco a voi Javarnanda.
Ciao, come e quando nasce Javarnanda?
Ciao a tutti e grazie di cuore.
Come quasi tutti gli esseri viventi fui generato da mia madre.
Ricevetti l’investitura come sir. Javarnanda, 14 anni più avanti, nel lontano 1999. E per questo devo ringraziare i miei amici, i Pajarritos, con cui suono funk da 20 anni. Fin da subito soddisfai la mia voglia di esprimermi in solitario, imparando da autodidatta a suonare vari strumenti e a registrare musica. Raffinai l’arte dell’improvvisazione suonando in una kaiju jam band a nome Destoroyah e l’arte della paura suonando coi KoH.
Nel 2009 fui contattato dalla squisita Gabby La La, allora musicista per Les Claypool, per un minitour Californiano, come chitarrista floreale d’accompagnamento.
Negli anni seguenti mi avvicinai a sonorità più elettroniche. Nel 2015 raggruppai alcuni miei singoli usciti precedentemente , e per l’etichetta italiana Sunlover Records, uscì il mio primo album “Soundstripe”, come biglietto da visita nel mondo della musica elettronica, synthwave, o come preferite chiamarla.
Successivamente venne alla luce l’album “Archeosynth”, parola che da allora uso per definire la mia musica, e “The Great Spirit”, un EP nato da una improvvisazione live su Facebook, poi rimaneggiato, e diviso in 3 tracce separate.
Quando indosso l’elmo e imbraccio la mia chitarra, porto e avanti la mia crociata personale dell’Archeosynth. Ispirato dalla mia grandissima passione per la storia antica, preistoria, miti, leggende e misteri.
Fare musica: come lavora Javarnanda? Come nasce un tuo brano solitamente? A cosa dai priorità nella stesura? Quando ti rendi conto di essere giunto alla fine dell’opera?
Ogni mio brano nasce da un concept iniziale, che può essere un reperto archeologico, un periodo storico, una leggenda, una reliquia, una mappa, un mistero, una bella auto…
Spesso prima di fare un nuovo pezzo, studio in maniera approfondita un argomento per poterlo poi esprimere sotto forma di suoni e atmosfere.
Creo sviluppando ogni brano come una colonna sonora, nel senso che per me deve creare una emozione stimolando l’immaginazione dell’ascoltatore. Visioni ancestrali, l’energia degli archetipi, che inevitabilmente portano ad emozioni di vario genere. Le sonorità che scelgo rimandano spesso agli anni 80, 90 e 70, ma non è mai una forzatura, non ne faccio una religione, semplicemente adoro certi tipi di suoni con cui sono cresciuto.
Sono convinto che per comprendere il futuro dobbiamo conoscere il nostro passato.
Adoro i musei.
Come ti pare oggi la scena in Italia? Pro e contro.
Personalmente sono un tipo molto pratico. Devo vederci del genio o dell’onestà. Se ascolto qualcosa che mi suscita un’emozione nell’anima, che può essere anche disgusto, allora l’artista ha catturato la mia attenzione.
Cerco di vedere tutti come miei simili, non ho idoli e altarini.
Nello specifico, confesso la mia scarsa conoscenza della scena italiana più recente. Conosco solo quell’opera d’arte vivente che è Myss Keta, che seguivo dagli esordi, e Emmanuelle.
Penso sia importante per un artista rimanere “se stesso”. Deve stare attento a non farsi prendere troppo dall’entusiasmo di chi lo circonda perché c’è il rischio che diventi soltanto l’ espressione del suo ambiente.
Impatto con il digitale: come è cambiato il pubblico? Nuove opportunità e nuovi modalità di fruizione.
Sicuramente è un grande aiuto. oggi penso sia molto più facile creare, pubblicizzare e vendere musica. Chiunque può farlo con un minimo di spesa e di sforzo. Certamente tutta questa libertà porta dietro di sé un caos senza precedenti. Non è un problema della tecnologia, ma di come viene usata da noi.
Credo che stiamo vivendo in un’epoca di agio e di disequilibrio, in cui devi catturare l’attenzione del pubblico in meno di 15 secondi, tralasciando la qualità per la quantità. Come diceva Satie “Gli artisti sono divenuti dei mestieranti e i dilettanti degli artisti”. Ma resto positivo, penso sia ciclico, quando si tocca il fondo, poi si vuole risalire. Come esseri umani dobbiamo cercare di trovare il nostro equilibrio, sempre.
“And always look on the bright side of life” 🎵
La musica che ascolti: che cosa cerchi solitamente in un brano?
Solitamente cerco in un brano l’emozione che necessito in quel preciso momento della giornata.
Passo da Debussy agli Iron Maiden fino ai Casiopea, dalla musica sacra alla musica tribale, il tutto nella stessa giornata.
Sono cresciuto con band 70s, dal prog degli Area fino alle pazzie libere dei Praxis, Zorn e compagnia bella.
Playlist dell’ultimo mese:
Deadmau5, Primus, Tangerine Dream, World Order, Magnüm, L’Impératrice, Mercyful Fate, Will Smith.
Hai aderito alla call di Soundreef per uno slot libero al Woodoo Fest 2019 e sei stato selezionato dalla direzione artistica del Festival. Che tipo di esperienza è stata al Woodoo Fest?
E’ stata una esperienza magica, e ringrazio ancora tantissimo Soundreef e Woodoo Fest per l’opportunità.
E’ stato bellissimo suonare nel bosco! Tra gli alberi mi sentivo come un cavaliere alla ricerca del Sacro Graal.
Vedere il pubblico avvicinarsi alle prime note di chitarra di “Journey” è stata una vera emozione.
Non avevo ancora sentito i miei pezzi su un impianto così potente ed è stato incredibile!
Ringrazio tantissimo i tecnici del suono.
Perché Soundreef?
Non mi è mai piaciuta la storica concorrente, poco chiara, complessa e eccessivamente costosa, senza distinzioni.
Trovare una vera alternativa funzionale, chiara e gratuita è stato una bella ventata di aria fresca.
Di Soundreef mi è piaciuto da subito l’approcio chiaro, veloce e semplice per salvaguardare la propria musica. Un servizio al passo coi tempi proiettato verso il futuro.
Grazie di cuore per l’interesse, dalle parole vi invito ai fatti, potete ascoltare la mia musica su spotify, bandcamp, e ovunque nel mondo digitale. 👁✨⚔
Grazie a te Javarnanda e in bocca al lupo!