Andrea Morsero, in arte In.Visible, è cantante, producer e dj. Ha appena pubblicato il suo secondo album con Prismopaco Records, etichetta di Diego Galeri, storico batterista dei Timoria. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e fargli qualche domanda.
Ciao Andrea, come, quando e dove nasce il progetto In-Visibile?
Ciao! Nasce da un momento in cui sentivo terminate le mie esperienze come ingranaggio di progetti musicali altrui, band e quant’altro e decisi di approfondire l’aspetto riguardante la scrittura che avevo sempre tralasciato, non sentendomi all’altezza di confrontarmi con un mio repertorio.
Era il 2013 e vivevo a Nicosia, Cipro, sulla green line che divide la città e l’isola in due, in un piccolo studio dove scrissi di botto il mio primo disco.
Da quel punto sentii che la mia nuova vita musicale stava iniziando.
E’ appena uscito il secondo album “Exotic Whiter Alien”. Di che tipo di disco si tratta? Che cosa rappresenta nel tuo percorso? Quali le differenze rispetto al primo lavoro
Un disco complesso, strutturato e creato per descrivere le mie esperienze ed influenze musicali che sono ampie e corrono libere in diverse direzioni.
Ho cercato di legare le mie radici musicali legate alla musica psichedelica, orientale e blues alla mia attitudine elettronica.
Ho cercato di approfondire un aspetto sonoro che avevo iniziato ad esplorare nel primo disco.
Mi piace pensare che tutti i miei ascolti ed influenze come musicista, selector e semplice fruitore di musica siano ben evidenti, legate alla mia caratterizzazione ed individualità sonora.
Personalmente, questo disco rappresenta un viaggio sonoro che incarna la mia umana attitudine di viaggiatore e cacciatore di esperienze.
Sono un uomo profondamente affascinato dalla vita, dalle persone e dai sapori del mondo che cerco di catturare in sintesi attraverso la mia musica.
Scrivere musica. Come nascono i tuoi brani?
Nascono di base da suggestioni legate al suono.
Spesso mi capita di non avere un’idea chiara legata ad un pezzo, ma se trovo una sonorità che mi cattura, cerco di captarne l’essenza ed essere creativo.
Mi affascinano molto anche le parole ed il loro utilizzo aldilà dei concetti che sviluppano: mi affascina il suono delle parole ed il loro mutare a seconda del loro sviluppo all’interno della stessa traccia.
La scena in Italia oggi: locali, addetti ai lavori, proposte artistiche e attitudini. Una cosa bella ed una su cui dovremmo lavorare…
Non voglio fare quello che demolisce il mondo in cui vive da oltre 25 anni. Credo che ogni grande città in Europa stia vivendo una situazione musicale complessa e critica legata alle difficoltà economiche che tutti conosciamo e che si riflettono anche nel mondo musicale.
In Italia credo che si debba molto lavorare su un indotto culturale da ricostruire e che è figlio di una tradizione obsoleta che non parla alle persone ma rimane seduta e vive di rendita.
Musica e digitale. Il modo di diffondere e di fruire della musica è cambiato. Sta influendo anche sulla scrittura a tuo avviso? Se sì, come?
Credo di sì e credo che la fruizione digitale dell’arte sia un passaggio necessario. Chiunque si occupi di musica, scrittura, arti figurativa deve avere la capacità di comunicare in una forma aggiornata e che parli il linguaggio dell’universo.
Dobbiamo essere artisticamente ricercati ed aggiornati ma connessi col nostro tempo.
Perché Soundreef?
Perché innanzitutto in Italia , l’aspetto riguardante il Collecting di diritti presenta una situazione anomala e bolscevica direi, nonché una sovrastruttura burocratica pachidermica che Soundreef sta demolendo fortunatamente e poi perché rappresenta una possibilità di scambio attraverso la sua piattaforma.
Crea scambio. Una nuova comunità e concezione artistica.
In bocca al lupo, In.Visible!