Esce oggi “Estraneo”, nuovo album del Terzo Istante, interessante band torinese che ha già saputo far parlare molto bene di se’.
Chi li ha visti dal vivo non li dimentica. E noi abbiamo scambiato qualche parola con loro per l’occasione.
Ciao! Il Terzo Istante: un nuovo capitolo della saga. Che cosa è cambiato rispetto all’ultima volta che abbiamo avuto il piacere di parlare? Cosa è accaduto dopo il Tour?
Ciao, ben ritrovati e grazie per l’interessamento. Sono passati 2 anni e decine di concerti, con tutto ciò che questo comporta in termini di maturazione ed esperienze. Non è facile condensare tanto tempo in pochi momenti fondamentali, ma possiamo dire che l’incontro con Andrea Franchi, a cui abbiamo affidato la produzione artistica del nuovo disco, la collaborazione con Paolo Benvegnù, l’esperienza allo studio Andromeda, sotto la supervisione tecnica di Maurizio Borgna, sono state le occasioni principali di crescita per noi negli ultimi mesi.
Il nuovo album. Come è nato? Qual è il concept? Come è stato scritto?
Il nuovo disco, ESTRANEO, è nato nell’arco di un periodo più lungo rispetto ai lavori precedenti. I motivi sono diversi, ma sicuramente la produzione artistica esterna ha avuto un impatto anche in questo senso. Abbiamo lavorato molto di più sulla ricerca del suono e sulla cura degli arrangiamenti. E’ un disco che racconta il sentimento di inadeguatezza rispetto a ciò che ci circonda, al proprio modo di concepire sé stessi e gli altri. E’ il ritratto di una condizione personale, dalla quale alle volte non vogliamo o non possiamo liberarci. Ma è anche qualcosa di strettamente connesso al nostro modo di sentirci band e alla maniera in cui crediamo di essere percepiti. Siamo estranei al contesto mainstream, così come a quello indipendente. Non apparteniamo a un genere, a una scena, a un collettivo e siamo consapevoli di avere delle responsabilità in merito. Questo album, da questo punto di vista, è sia una dichiarazione di intenti che un’ammissione di colpa. Volendo privilegiare l’intento rispetto alla colpa, possiamo dire che anche sotto l’aspetto musicale, si tratta di un lavoro diverso, estraneo appunto ai terreni esplorati finora.
Che effetto vi fa riascoltarlo ora che è disponibile per tutti?
Bellissimo, ci emoziona specialmente ascoltarlo su vinile, dato che è la prima volta che produciamo un nostro lavoro su questo tipo di supporto.
Come è cambiata, secondo voi, la scena in Italia nell’ultimo periodo? Che impressioni avete avuto uscendo dallo studio di registrazione? Come sta cambiando il pubblico, le proposte, la politica dei locali?
L’impressione è che la cosiddetta scena “indie”, nei suoi esponenti più conosciuti, stia vivendo un momento di ribalta che la sta portando progressivamente all’attenzione del pubblico mainstream, specialmente sul target under 30. Ci riferiamo ai vari Calcutta, Thegiornalisti, ecc.. che godono di una visibilità diversa rispetto ai loro corrispondenti di qualche hanno fa. Questo grazie anche alla conquista del mezzo televisivo che sempre più spesso recluta (tentando di sfruttare) chi riesce ad emergere nell’ambiente web. Il grande pubblico quindi sembra essersi maggiormente avvicinato ad un certo tipo di produzione musicale, anche se purtroppo non per una rinnovata curiosità o predisposizione alla ricerca, ma grazie ai soliti mezzi di comunicazione di massa (TV e radio nazionali). Dal punto di vista del live, potremo essere più precisi tra qualche mese, ma l’impressione è che i piccoli club continuino a soffrire moltissimo.
Scrivere musica. A cosa non dovrebbe rinunciare un autore?
All’essere completamente innamorato di ciò che ha scritto.
Musica e digitale. Come è cambiata la fruizione di un album nell’era dello streaming. Pro e contro.
Il digitale ha avuto un enorme impatto sul modo di concepire l’album. Sicuramente chi predilige lo streaming ha un’attenzione diversa nei confronti di questo formato. Noi siamo particolarmente testardi su questo punto per cui ci siamo dedicati alla composizione di un disco che trova un suo compimento reale specialmente se ascoltato nella sua interezza. Ma siamo consapevoli che la maggior parte del pubblico in questo momento storico ragioni esclusivamente per singoli. In generale tra i pro dello streaming mettiamo la facilità di accesso alla musica, tra i contro la dispersività dell’ascolto e la scarsa retribuzione per gli artisti.
Due cose che farebbero bene alla scena in Italia e alla musica in genere?
Bilanciare meglio il sistema di retribuzione degli artisti e ricominciare a pensare alla musica live come ad uno spettacolo che deve coinvolgere il pubblico in quanto momento di intrattenimento. E’ impensabile pretendere che la gente vada ai concerti se si continuano ad organizzare live con impianti scadenti, senza palco e luci, in assenza un fonico professionista o basandosi su una programmazione raffazzonata volta a coinvolgere chi è disposto a suonare gratis. Il risultato non potrà che essere mediocre e le persone preferiranno la discoteca o il cocktail bar.
Soundreef fornisce ai propri iscritti un monitoring radio e TV della propria musica in tempo praticamente reale. Quanto è importante oggi per una band indipendente monitorare l’andamento della propria musica? Che opportunità dà?
E’ fondamentale, come dicevamo prima è uno dei due asset fondamentali per i musicisti di questa epoca storica. Anche per questo vi ringraziamo.