Domenica tra i protagonisti del Soundreef Beach Stage del Gaeta Jazz Festval c’è Teiuq, musiche e canti di minoranze etniche e popoli remoti, mixate in composizioni contemporanee attraverso l’utilizzo di strumenti elettronici.
Ciao, come e quando nasce Teiuq? Con che idea?
Ciao! Teiuq nasce circa 5 anni fa, con l’idea di contaminare il mio background musicale con quello orientale. I primi anni sono stati di ricerca concettuale e tecnica, sia per capire che direzione intraprendere, che anche per apprendere gli strumenti per comporre. Negli anni entrambe le ricerche si sono affinate e sono così riuscito a concludere e pubblicare il primo album.
Come nasce un brano di Teiuq? C’è un momento nel processo creativo che ti fa capire di essere sulla strada giusta?
I brani a volte sembrano comporsi da soli. Posso trascorrere ore senza ottenere niente di interessante, mentre invece a volte c’è un guizzo, qualcosa di magico, che può essere una voce o uno strumento particolare, attorno a cui comincio a dipingere il brano. A volte riesco a completare il quadro, altre volte no. Tutte le tracce dell’album sono in qualche modo collegate tra loro, creando un unico concetto che viene svolto un po’ alla volta ascoltando l’album.
Quanto è importante la ricerca nella composizione? A cosa un autore o un compositore non dovrebbe mai rinunciare?
È fondamentale, credo che il segreto sia tutto qui. Avere dei suoni interessanti ma coordinati male fa diventare il suono stesso meno interessante. Nella composizione c’è la drammaturgia di una canzone che ci racconta una storia, e bisogna quindi trovare il linguaggio giusto per farlo. Un compositore credo non debba mai rinunciare all’ascolto di quello che sta succedendo intorno a se, sia geograficamente che temporalmente. In questi anni continuo a sorprendermi di quanto possa essere veloce e ampia l’evoluzione sonora, concettuale e compositiva, di un musicista. E più questa evoluzione dialoga con ciò che circonda il musicista, più sarà interessante per se stesso e chi per chi ascolta. Il tutto ovviamente facendosi guidare da una propria la consapevolezza, cercando nuove strade senza mai intraprendere percorsi dettati solo da un’ estetica o da un movimento generazionale.
Gaeta Jazz Festival: che cosa deve aspettarsi dal tuo set chi verrà al Soundreef Beach Stage che chiuderà la manifestazione domenica?
Il set che ho preparato è un set allegro e leggero, in cui sono presenti suoni di minoranze etniche principalmente del sud-est asiatico. È un viaggio che percorre varie tappe non solo orientali, infatti ci sono anche dei passaggi Africani o dell’America latina. Numerosi suoni sono frutto di ricerche e registrazioni di etnomusicologi che da anni indagano su civiltà o etnie remote, ascoltandole e registrandole per non farle rimanere sconosciute e, cosi, conservarne la memoria.
Cosa pensi delle nuove frontiere del Jazz?
Mi piace vedere come esso si stia contaminando sempre più con altri generi musicali e come sia accogliente nella sue nuove frontiere. Anche la mia partecipazione a un festival che nasce come festival jazz, mi fa tanto piacere proprio perché mi fa capire che i nostri confini non siano poi così lontani.
Che idea ti sei fatto invece della scena elettronica in Italia?
La sensazione è che la scena nostrana sia sempre un gradino inferiore rispetto a quella internazionale, nonostante numerosi producer famosi anche all’estero. Per quanto riguarda questo genere di contaminazione che sto seguendo, in cui da anni diversi musicisti italiani hanno gettato le basi alimentando un fenomeno musicale esplosivo, l’Italia abbia avuto un ruolo centrale anche da un punto di vista internazionale.
Napoli: da sempre città d’arte e di musica. Che aria si respira in questo momento storico, musicalmente parlando?
Mi sorprende come un singolo artista sia in grado di smuovere un intero genere e far nascere una corrente collettiva. Mi riferisco al fenomeno Liberato che sta portando una visibilità europea incredibile alla città di Napoli, creando una corrente musicale in cui stanno trovando posto anche altri numerosi musicisti napoletani. La tradizione della musica napoletana è ricca, e troviamo nei vari momenti storici numerose produzioni musicali che hanno contribuito a formare quello che oggi è Napoli. Il periodo storico è decisamente pronto per accogliere queste forme di contaminazione tra nuovi suoni e cultura popolare, come ad esempio sta accadendo in Spagna con Rosalia, cantante che unisce il flamenco con l’elettronica.
Cosi come è successo con Calcutta qualche anno fa, che ha praticamente trascinato con se tutto il mondo indie, cosi Liberato sta aprendo le porte per un periodo nuovo, che alla città non può che giovare, e che a me rende felice e orgoglioso in quanto partenopeo.
Perché Soundreef?
Dal momento che ho deciso di pubblicare l’album, non hai mai preso in considerazione altre alternative per tutelare la mia musica. Questo sia per le effettive informazioni che ho trovato sul web, che mi hanno reso la scelta davvero semplice, sia per l’ottima campagna di comunicazione, chiara ed esaustiva. In più ho avuto un contatto diretto con membri del team Soundreef che hanno risposto con precisione a ogni mio dubbio e incertezza, permettendomi così di farmi prendere una scelta semplice e efficace per il futuro della mia musica.
Grazie Teiuq.
Gratuito e in spiaggia? Ci vediamo domenica!