Sono una giovane e interessante band marchigiana. Suonano un hip hop condito di molte influenze. Si chiamano ‘Smitch in Blu Ray’. Abbiamo avuto il piacere di fare qualche parola con loro.
Ciao ragazzi! Come e quando nascono gli Smitch in Blu Ray?
Ciao! Nascono nell’inverno 2017 quando il chitarrista Andrea Concu dice al cantante ed amico del liceo Simone “Smitch” O’Meara “Simo so che fai dei bei pezzi rap e prendi le basi gratis da youtube, dovremmo fare un gruppo dove arrangiamo e suoniamo questi pezzi con una band dal vivo”. I due hanno incluso nel progetto prima Lorenzo Marchesini alle tastiere e Luca Magnaterra alla batteria, poi Simone Stacchiotti che si occupa di sinth, effettistica, produzione e seconde voci, e infine Matteo Magnaterra al basso.
Scrivere musica. Come nasce il vostro immaginario musicale? Come lavorate abitualmente sul nuovo materiale? E come nasce l’input per un vostro brano? Siete qui per elevarvi?
L’esigenza di fondo era di fare del rap diverso, più umano rispetto allo standard “rapper+base”. Il nostro immaginario è vastissimo perché i componenti del gruppo hanno background diversissimi, da chi ha fatto studi più o meno formali di classica o jazz fino ai completi autodidatti, e riguardo gli ascolti e gusti dei singoli si fatica a trovare un genere musicale che NON è incluso. Sicuramente in quanto facciamo rap in italiano con forti influenze rock e musicisti dal vivo il primo nume tutelare è Caparezza, ma cerchiamo di fondo di tirare fuori questo grosso calderone di influenze diverse il più possibile e di scrivere pezzi anche radicalmente diversi tra loro.
I nostri pezzi nascono quasi sempre da un’idea molto semplice di un singolo membro, che può essere un riff di chitarra, un groove di batteria, qualunque cosa. Dopo cominciamo a jammarci intorno, ad arrangiare, a pensare a cosa può venire dopo; Nel frattempo Smitch cerca se ha testi pronti che si adattano al pezzo, magari spunti di testi da continuare o anche da scrivere da zero.
Il nostro processo di scrittura è molto democratico perciò molto lento e a tratti caotico, perché di ogni minimo passaggio probabilmente sono esistite 4/5 versioni diverse; siamo dei grandi perfezionisti e spendiamo un sacco di tempo a curare i minimi dettagli.
E si, siamo qui per elevarci, per migliorare come artisti, comunicatori ed esseri umani.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Sicuramente il primo album. Abbiamo già rilasciato il nostro primo EP “Equatour”, composto da 6 tracce, e adesso siamo determinatissimi a pubblicare un disco intero, più maturo, più curato e dove espandiamo ancora questa idea del trasformismo stilistico che ci contraddistingue. Abbiamo già finito di scrivere 3 pezzi, uno dei quali sarà con ogni probabilità il primo singolo, e siamo pieni di spunti su cui lavorare e scrivere.
Altro progetto per il futuro è sicuramente fare live fuori dalla nostra zona e farci sentire e conoscere in giro per l’Italia, dalle nostre parti (provincia di Ancona/Macerata) abbiamo fatto diversi live e ricevuto sempre feedback molto buoni e ci siamo fatti anche un seguito piccolo ma assolutamente inossidabile; non vediamo l’ora di metterci alla prova con altre situazioni, altri palchi e altre persone.
Live. Cosa deve aspettarsi chi non vi ha ancora visto suonare dal vivo? Cosa portate sul palco?
Tanta energia. Siamo un gruppo di amici prima ancora che una band, ci piace il nostro repertorio, ci divertiamo tanto a suonarlo dal vivo con il pubblico ed è questa la prima cosa che vogliamo trasmettere. La varietà dei brani ci permette di fare uno spettacolo live sempre sorprendente dove alterniamo pezzi che ricordano i Deep Purple ad altri più introspettivi ad altri che ammiccano alla Motown Records e al Funk passando per momenti più propriamente Hip-Hop… Vogliamo fare concerti sempre coinvolgenti, d’impatto e mai di sottofondo.
Scena in Italia. Quali sono i punti di forza della scena indipendente in Italia in questo momento storico?
C’è sicuramente molta più richiesta e molto più interesse per la musica inedita ed indipendente rispetto a quando i più “navigati” del gruppo hanno cominciato a suonare ormai una decina di anni fa. Tuttavia Smitch in Blu Ray è una chimera a sei teste ed è molto difficile trovare un gruppo o artista italiano che metta tutti e sei i membri del gruppo d’accordo, purtroppo o per fortuna siamo molto esterofili e quando ci mettiamo a sentire musica per piacere o per prendere ispirazione è praticamente sempre cantata in inglese. Sicuramente preferiamo il rock italiano più underground rispetto alle nuove stelle dell’indie/itpop che, secondo noi, hanno successo più grazie a una comunicazione molto ben gestita e curata che all’effettiva sostanza.
Industria musicale e impatto con il digitale. Pro e Contro.
Viviamo in un’epoca di transizione enorme tra l’era dell’industria discografica e l’era dello streaming e della condivisione, dove questi due mondi a tratti opposti si stanno ancora studiando a vicenda e cercando formule per convivere e integrarsi. Sicuramente è facile come non mai mettere la propria musica su internet e farsi ascoltare, ma è facile allo stesso modo per tutti e la comunicazione e la pubblicità stanno di conseguenza diventando importanti quanto (putroppo a volte anche più de) la sostanza e la qualità del prodotto. Senza scadere nel solito “Support your local scene” è difficile per una band emergente arrabattarsi a mettere insieme fondi tra merchandising, live e i pochissimi soldi che al momento i servizi di streaming ti fanno tornare. Comunque tutte le band indie “che ce l’hanno fatta” hanno fatto anni e anni di gavetta e concerti nei locali, ed è quello che vogliamo fare anche noi perché crediamo nella nostra musica, nel progetto e nelle persone che ne fanno parte
Perché Soundreef?
Nell’esperienza dei membri del gruppo che hanno militato in cover band e progetti vari SIAE si è sempre dimostrato un ente antico, disfunzionale e ostico, sicuramente non finalizzato a tutelare, assistere e facilitare musicisti, compositori ed organizzatori. Abbiamo trovato in Soundreef un’alternativa giovane, trasparente e semplice da utilizzare, che paga meglio e più velocemente ed è semplicemente quanto di meglio possa chiedere un gruppo indipendente in questo momento storico. Ci auguriamo un futuro prossimo in cui Soundreef rimpiazzi SIAE come standard anche riguardo all’emissione di permessi per musica live.