Tools for songwriters: quali sono gli strumenti del mestiere di chi scrive canzoni?
Ne abbiamo parlato con uno dei più grandi autori e compositori italiani attualmente in attività. Maurizio Fabrizio con le sue 35 partecipazioni e 3 vittorie al Festival di Sanremo è uno degli autori più presenti e prolifici del Festival. Ha lavorato con molti dei più grandi artisti italiani: da Mia Martini a Ramazzotti, da Renato Zero a Toquinho, da Riccardo Fogli a Giorgia.
Gli abbiamo chiesto consigli per chi sta iniziando oggi questo percorso.
Ciao Maurizio, oggi parliamo di songwriting.
Ti faccio una domanda classica: da cosa parti di solito quando inizi a lavorare su un brano? Una melodia che hai in testa? Un’armonia, un testo, un concetto?
Per scrivere una canzone si può partite in tanti modi. E io ne ho sperimentati di modi in questi… ahimè… 50 anni ormai, a marzo, di questo … non oso chiamarlo lavoro, ma divertimento.
Un brano può nascere in tanti modi: da uno stato d’animo, qualcosa che sento spesso… l’ispirazione. Ci sono giorni in cui hai voglia proprio di metterti al pianoforte e senti che sta per nascere qualcosa di bello da te dal tuo animo e lo trasmetti in musica. Oppure, molte volte, da un testo appunto che mi viene mandato. Per esempio, con Renato Zero negli ultimi anni il lavoro è stato sempre improntato in questo modo; cioè, mi ha dato dei testi e io li ho musicati. Per cui può nascere in tanti modi e in tanti posti, improvvisamente, magari sei per strada, su un treno… può capitare ovunque.
Guarda mi anticipi quasi perché la domanda che ti volevo fare: è vero che l’ispirazione quando arriva, arriva, oppure c’è anche un lavoro metodico.
E, domanda nella domanda, ti è mai capitato di iniziare a scrivere un brano in una situazione diciamo assurda, completamente inattesa; non so, a un ricevimento ti sei ritrovato a metterti in un angolo a scrivere, a pensare, a ragionare o a fischiettare una melodia, a registrarla.
No, quello no. Devo dire che magari i brani nascono come… non so… adesso mi ricordo Renato nella cucina di casa mia di notte mentre suonavo, però situazioni assurde così no, credo non mi siano mai capitate… Invece per quello che riguarda quello che mi chiedevi sul lavoro dietro…. Sì, perché, dopo l’ispirazione iniziale, ovviamente c’è tutto un lavoro da fare, bello, importante.
Come diceva il mio amico Toquinho “10% de inspiração e 90% de transpiração” (ndr ride)… cioè di sudore, di lavoro, perché la canzone è fatta di questo: bisogna mettersi lì e lavorare perché è come un palazzo, un’architettura che tu devi costruire a poco a poco. Tutto deve essere in equilibrio. Non deve crollare nulla, per cui deve essere tondo, e questo è il lavoro che si fa dopo l’ispirazione.
Poi c’è un altro tipo di lavoro, a me è capitato anche questo: che fai proprio senza l’ispirazione perché devi magari per forza qualche volta metterti lì a creare qualcosa che serve per qualche artista e anche se non hai questa forma di ispirazione e insomma ti metti a lavorare e le cose belle comunque nascono sempre.
Certo con l’ispirazione è tutta un’altra cosa, però non sempre si ha il tempo di aspettarla questa benedetta ispirazione.
Senti… tu capisci subito quando stai scrivendo qualcosa di buono o devi a volte lasciare maturare il brano, ascoltarlo con un po’ di distacco in seguito?
Quasi sempre mi accorgo di una cosa che forse può valere. Altrimenti le cose che tu non senti in questo senso le lasci perdere. Invece quando l’idea ti sembra buona vai avanti.
Certo… nessuno può prevedere quello che succederà.
Molti brani miei, anche quelli per esempio di maggiore successo, al momento mi sembravano delle cose buone, delle creazioni dignitose, belle, buone, però non avrei mai immaginato che poi potessero diventare quello che sono diventate. E invece può capitare anche che ti intestardisci e pensi che ci sia qualcosa che hai scritto che è fortissimo e che andrà in tutto il mondo e invece poi non succede niente. È molto strana la vita delle canzoni (ndr ride).
Ti volevo chiedere infatti, a livello di percezione, ti è mai capitato che un brano che scrivi una volta terminato assuma un aspetto completamente diverso da quello che avevi previsto. Lo riascolti e dici “io volevo fare un’altra cosa. Avevo un altro intento” Ti capita mai questo?
Tu dici con la canzone finita oppure quando è stato fatto un disco o quando è stata realizzata la canzone? Con il testo realizzato mi è capitato molte volte (ride).
Con la canzone finita no. Ogni volta che mi sono messo a scrivere, quando ho terminato la canzone sono sempre stato soddisfatto di quello che ho scritto e quello che volevo. È stato compiuto.
A volte capita che nelle produzioni e per gli arrangiamenti non puoi avere voce per tanti motivi, e quindi ti ritrovi delle cose che non sono quelle che avresti voluto. Anche delle modifiche piccole, che sembrano piccole poi ma piccole non sono, cose tecniche; l’intervento di un arrangiatore che ti cambia un basso, o un’armonia, anche una sola nota… perché tu quelle armonie non le hai messe lì a caso. Ci vogliono quelle, non altre. Infatti, mi son trovato sempre bene con un arrangiatore bravissimo che è Renato Serio, perché lui ha sempre preteso di mettere la composizione al centro… e di cominciare il disco con una tua canzone, con il pianoforte che tu hai suonato nel tuo provino. Lui non si può sbagliare, gli accordi son quelli, i bassi son quelli. Questo è un ottimo metodo. Però molte volte appunto mi son trovato invece cose che non erano più le mie. Basta un solo accordo, e ti cambia tutto.
Ci sono anche per un autore del tuo calibro dei giorni in cui scrivere una canzone non è così facile? Le cosiddette giornate in cui insomma non si crea quella cosa…
No. Però in quelle giornate solitamente non devi fare nulla. Te ne vai a fare una passeggiata o fai mille altre cose. Ripeto, diventa un po’ così quando come dicevo prima, adesso non ce ne sono più, scrivo solo quando c’è l’ispirazione, quando son contento, però quando dovevo scrivere delle cose “per forza” per vari motivi, allora diventa duro. Diventa anche un lavoro. Invece in altri casi è proprio una gioia, un divertimento. Come deve essere.
A livello compositivo quali sono le più grandi soddisfazioni che ti sei tolto oltre ovviamente ai tuoi grandi successi: “Almeno tu nell’universo”, “Acquarello”, ci sono altri brani a cui sei molto legato?
Ah sì… perché nella vita credo di ogni compositore o di un autore, ci siano delle cose molto conosciute, che ti hanno dato molte soddisfazioni. E poi ci sono altre canzoni che tu solo, anche lì per motivi diversi, senti più tue, le ami particolarmente. Mi ricordo di una canzone che Rossana Casale presentò a un Festival di Sanremo, che non ha avuto un grande successo insomma, si chiamava “Destino”, mi sembra nel 1987. Per me però è una… non dico la mia preferita in assoluto però insomma, ha una parte importante nel mio cuore. E così altre canzoni insomma. Ce ne sono diverse.
Senti Maurizio, l’ultima domanda. Forse la più difficile tra le domande. Consigli per gli autori di domani: quali sono secondo te le 3 cose che un ragazzo che sta iniziando questo percorso deve tenere a mente?
Sicuramente quella di, come ti ho detto, perché è una cosa che io poi ho imparato negli anni, ovvero di non lavorare mai sotto la pressione di qualche cosa, ma di lasciar libero il proprio cuore di creare quando ne hai voglia e quando hai veramente l’ispirazione e soprattutto saper fare tutto il lavoro successivo… bisogna impegnarsi per far nascere questo “palazzo”, questa “architettura”.
Poi, sicuramente di non arrendersi mai… perché ultimamente sono a contatto con giovani che vogliono iniziare a fare questo lavoro, mi mandano le cose e dopo un po’ vengono presi dalla depressione perché non succede niente. Per dare un consiglio, oltre al talento è importantissima la determinazione: non mollare mai, continua ad andare avanti perché è un lavoro comunque ed è difficile. Soprattutto adesso, adesso è un po’ più difficile. Devono essere molto determinati. Questo è il consiglio: abbiate il coraggio di presentare le vostre cose e siate determinati… Non mollate mai. Inoltre c’è bisogno di circondarsi di collaboratori altrettanto bravi e determinati altrimenti un compositore come me non può fare tutto da solo perché il lavoro è sempre collaborazione. Io nella vita sono stato fortunato ad aver lavorato con collaboratori fantastichi, su tutti vorrei nominare Guido Morra, con il quale lavoro da 40 anni ed è stata una fortuna per me. Questo è molto importante: trovare collaboratori validi e determinatissimi.
Grazie mille Maurizio a nome di Soundreef e di tutta la community di autori!
Grazie a voi!