1977, Siracusa, Sicilia: tanto tempo passato ad ascoltare musica alla radio. Dischi che in qualche modo riuscivano ad arrivare e farsi amare. Ecco l’intervista ai Loners.
Ciao, i Loners nascono nel lontano 1977. Che cosa è successo lungo il cammino? Come siete arrivati fino a qui?
Alberto: Cosa NON è successo! 😀 Partenze, ritorni, allontanamenti, riavvicinamenti. Solo una cosa è rimasta: la musica!
Gaetano: E’ stato un cammino con lunghe pause nel mezzo: Salvo è stato a Londra per trent’anni arricchendo notevolmente la sua professione di cantante con collaborazioni importanti (tra cui Trevor Horn). Al suo ritorno che si e’ concretizzata l’opportunità di dare ai Loners una veste più professionale e continuativa.
Il 29 giugno è uscito il vostro nuovo album “If I Only Could”. Che cosa rappresenta nel vostro cammino?
Alberto: E’ il primo passo di una nuova formazione. Probabilmente nutriamo lo stesso affetto che i genitori provano per i primi passi del loro figlio. Quindi rappresenta l’inizio di una nuova fase… si può dire? 🙂
Gaetano: “If I Only Could” è essenzialmente il coronamento di un progetto che da tempo inseguivamo: un album sincero, con poche sovra-incisioni, che potessimo eseguire efficacemente anche dal vivo.
Sante: Dopo quasi 8 anni dall’uscita del primo album, rappresenta la voglia di esprimerci ancora a livello artistico con una certa consapevolezza.
Come nasce un brano dei Loners?
Alberto: Da un’idea compositiva di qualcuno. Poi la si sviluppa in base alle intenzioni di partenza e su quelle che sono i nostri background musicali.
Gaetano: Solitamente i nostri brani partono da una solida base compositiva individual. Diciamo che al 50% scriviamo io e Sante con i testi di Salvo. Il lungo lavoro in sala li arricchisce e li trasforma con il contributo di tutti. Di solito registriamo dei demo sempre più accurati per renderci meglio conto degli arrangiamenti e se stiamo percorrendo la giusta strada. Alcuni brani si definiscono da soli (Better Days), altri hanno subito parecchie trasformazioni prima di arrivare alla loro forma definitiva (Cliches).
Il 1977 è un anno che ha fatto storia per l’affermazione del punk. Da allora molto è cambiato. Se doveste confrontare quegli anni con la scena attuale che cosa vi salterebbe agli occhi?
Alberto: Che prima la musica si faceva, adesso si pianifica.
Gaetano: …e che eravamo più giovani 🙂 !! A parte gli scherzi non credo che le dinamiche di una band siano tanto cambiate da allora, quanto tutto il contesto intorno.
Sante: Noi comunque traiamo le nostre ispirazioni da musica precedente a quell’anno.
Che cosa pensate della scena attuale in Italia?
Alberto: Non so rispondere, non ho più provato interesse per la musica italiana dal 96.
Gaetano: Mi piacciono molto i nuovi cantautori come mi piacevano anche i vecchi. E’ stato un fenomeno enorme in Italia troppo presto dimenticato. Mi piacciono i rapper nostrani, mi piace Ghali e mi piace molto il lavoro del nostro produttore Carlo Barbagallo 🙂 In generale la scena italiana mi sembra molto meno deprimente di come molti si ostinano a dipingerla!
Tendenze nell’era digitale. Cosa è cambiato per la musica? Opportunità o perdita di attenzione per la musica?
Alberto: La digitalizzazione ha portato, a mio avviso, alla diffusione a 360° della musica con una conseguente perdita di “desiderio musicale”; l’enorme quantità di musica disponibile ha forse reso la musica stessa poco interessante.
Gaetano: Assoluta e inarrestabile perdita di attenzione! Io stesso ho difficoltà quando vorrei approfondire, che so, un brano di Dylan e qualcuno mi scarica l’intera discografia pensando di farmi cosa gradita. Finisce che non ascolto niente davvero bene. Ma la base del musicista è ascoltare e ri-elaborare!
Perché Soundreef? Quali sono i vantaggi di poter sapere in tempo reale in quali radio e in quali TV vengono suonati i tuoi brani?
Gaetano: Perchè cosa c’è di meglio di sapere dove vai e quando?
Grazie ragazzi e in bocca al lupo!