Il 27 aprile è uscito il loro primo album “I” (First) frutto di anni di gavetta e mesi di intenso lavoro. Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con i siciliani LeadtoGold.
Ciao ragazzi, come nascono i LeadToGold?
Ciao! Giocando con Garage Band con il mio iPhone (ndr ride). Da lì è uscita Where’d You Run, non troppo diversa dalla versione attuale.
Aveva del potenziale ed era per me una grande fonte d’ispirazione, così ho deciso di coinvolgere Sergio e Giulia per darle un seguito.
Avevamo appena chiuso con Sergio un progetto “garage” e più “suonato”, ma nel frattempo stavamo cominciando ad affacciarci all’elettronica.
Ho unito tutte queste cose ed ora eccoci qui.
Come è nato il vostro primo album dopo l’EP di esordio?
“I” è figlio dell’esperienza fatta con “Less is More”. Le tematiche, il mood e anche le modalità di realizzazione (entrambi sono stati registrati e mixati interamente da noi).
È stato un po’ come psicanalizzarsi alla fine, perché non avevamo un linea ben precisa da seguire, abbiamo lavorato su tutte le canzoni che abbiamo suonato in questi anni e ci siamo accorti che tutto era collegato.
A lavoro ultimato i ragazzi di Weapons of Love si sono mostrati subito interessati a pubblicarlo e ben volentieri abbiamo accettato l’invito; il progetto di riunire sotto un’unica etichetta le band siciliane che propongano qualcosa che vada aldilà delle mode e dal sapore internazionale è qualcosa che calza a pennello con la nostra visione
Ritmi, suoni, armonie e testo. Quanto pesano sulla scrittura dei vostri brani queste componenti?
Tutte queste componenti hanno un ruolo molto importante nella costituzione dei nostri brani; molte volte infatti ognuna di esse è curata specificatamente da ognuno di noi: io curo arrangiamenti e armonie, Giulia si occupa dei testi e Sergio, essendo batterista, dei groove. Ognuna di queste cose influenza vicendevolmente l’altra, quindi il testo è influenzato da suggestioni sonore, ritmiche e/o viceversa.
Sicilia: pro e contro di una terra da sempre carica di talenti.
La Sicilia è una terra che risente delle influenze delle dominazioni passate, basta fare qualche decina di km per trovare tradizioni e culture molto lontane fra loro. Palermo e Catania sembrano quasi due regioni diverse!
Questo a mio avviso si traduce in una grande vivacità culturale, molto incline a commistioni di vario genere ma comunque molto identitaria.
Di contro c’è però che, banalmente, non riusciamo a valorizzare i talenti; sembra assurdo, ma nonostante il grande fiorire degli ultimi anni di vari festival, dall’Ypsigrock, Zanne, Mish Mash, ecc. mancano spazi e coraggio di osare. Eppure tutti gli esempi precedenti dimostrano che un pubblico esiste.
In che stato di salute è oggi la scena italiana? Quali sono a vostro avviso le cose più interessanti? Quali i fenomeni?
Beh direi che è viva e gode di ottima salute. Il fenomeno It pop ne è un esempio, sta avendo grande visibilità e successo sul grande pubblico, pur mantenendo la sua indipendenza dalle grosse major.
In tutta franchezza non sempre le proposte incontrano i miei gusti, ma lo vedo comunque come un qualcosa che non può che fare bene al movimento musicale italiano.
Mi rassicura sapere che l’arena di Verona non è più solo appannaggio dei soliti “big”.
Perché Soundreef?
Perché è arrivato il momento in Italia di superare il monopolio sulla gestione dei diritti e aprire al libero mercato.
Soundreef con la sua trasparenza e semplicità rappresenta una ventata di freschezza in questo ambito, non può più essere considerata semplicemente un’alternativa a SIAE.