Kolaban è un interessante progetto che fonde insieme diverse tradizioni, generi musicali e artisti di diversi paesi. Integrazione, scambio e condivisione. Ne abbiamo parlato con loro.
Ciao, quando e come nasce il progetto Kolaban?
Kolaban è nato per caso nel marzo del 2018 dopo l’ incontro tra me, Gianni Lauvergnac, Patricia Lauvergnac e Ladji Kantè.
L’inizio della nostra collaborazione artistica ci ha portati a lavorare insieme inizialmente nell’insegnamento della Danza Africana, la Doundoum Dance, e le percussioni in varie occasioni di workshop e stage, e successivamente Ladji è divenuto parte integrante del mio gruppo Wassà, che ho fondato nel ’96 assieme Patricia con il quale portiamo in scena un repertorio di musiche prevalentemente percussive ispirate alle tradizioni dell’Africa occidentale.
Come detto, è stato un caso la nascita di Kolaban, in quanto dovevamo registrare un nuovo demo per Wassà, e in quel periodo, Ladji ci ha proposto di provare ad inserire anche una chitarra era in zona un suo cugino, chitarrista esperto dello stile Mandingo, che poteva fare al caso nostro.
Di conseguenza, durante le prove per il nuovo repertorio, la volontà di creare della musica originale partendo dalla forte matrice comune di ritmiche e melodie delle tradizioni dell’Africa occidentale, ci ha spinto a miscelare anche canti tradizionali e della tradizione Afro-cubana.
Con questo nuovo ricco e denso repertorio, abbiamo subito deciso che non potevamo inserirlo per Wassà, che bisognava aggiungere anche un basso e che quindi nasceva in quel momento Kolaban.
Come scrivete solitamente i vostri brani?
Ci sono brani che partono da un’ispirazione musicale che qualcuno di noi ha composto e poi viene arrangiata insieme, altri in cui si è deciso il canto da fare e la musica viene in un secondo momento, altri brani sono stati realizzati “in corso d’opera” dove ognuno di noi ha messo le proprie idee e la propria esperienza e la magia della musica e del momento ha fatto il resto.
Tradizioni e culture popolari. Abbiamo assistito negli ultimi anni ad un rinnovato interesse per le musiche popolari e di derivazione folkloristica. Come si spiega secondo voi? E quali sono gli innesti più interessanti tra musiche popolari e cultura Pop?
Troviamo che il ritorno verso le musiche popolari e folkloristiche sia dovuto sia ad una riscoperta dei valori di appartenenza o simpatia per un’identità etnico/geografica, quanto alla voglia di sentire suoni “veri” prodotti con strumenti suonati da musicisti piuttosto che campionamenti e loop fatti con l’elettronica. Il punto di innesto più interessante tra il pop e le musiche popolari è quando la musica popolare con i suoi suoni riesce a fondersi con il pop integrandolo con tutto il bagaglio culturale delle tradizioni. In poche parole World Music.
La musica delle nuove mescolanze culturali in Europa. Come vi sembra oggi la scena?
Oggi, con il mondo che si sposta, sono molti i gruppi con componenti di varie etnie che fanno un metissage musicale, chi meglio chi meno, in ogni caso è un arricchimento sia dal punto di vista sia musicale che sociale. Fortunatamente in Europa c’è un crescente interesse ai progetti che coinvolgono artisti di differenti nazionalità, generi musicali e culture differenti.
Quanta attenzione c’è oggi in Italia per la valorizzazione di patrimoni culturali di antica tradizione locale e non? E che tipo di valore ha in questo momento storico in cui c’è bisogno di una nuova politica di integrazione culturale la circolazione di progetti come Kolaban?
In Italia la musica popolare è sempre stata considerata come patrimonio culturale e salvaguardata sia dalle persone che dai vari enti, le musiche di altre tradizioni sono state seguite ed apprezzate da un pubblico ridotto. Oggi progetti come Kolaban che fonde insieme diverse tradizioni, generi musicali e artisti di diversi paesi, sono simbolo di voglia di integrazione, di scambio e condivisione. Come diciamo sempre anche noi: “la musica non ha ne confini ne colori”.
Perché Soundreef?
La scelta di appoggiarci a Soundreef è stata fatta perché ci sembra una società che opera veramente per tutelare gli artisti e le loro composizioni, piuttosto di guardare, come altri, ai propri profitti e, viste le offerte di altre società di tutela dei diritti d’autore, ci è sembrata che fosse quella più attinente alle nostre aspettative.