E’ appena uscito il suo nuovo singolo “Cagnacci”. Nato a Napoli e cresciuto a Verona MC JAP ha una carriera ormai decennale e collaborato con artisti come Dj Shocca, Mista, Zampa, Paggio e Mace di Milano. Abbiamo avuto il piacere di fare qualche chiacchiera con lui.
Ciao Paolo, quando ti sei avvicinato all’Hip Hop? E quando hai iniziato a scrivere?
Ciao a te e a tutto lo staff di Soundreef.
Mi sono avvicinato all’Hip Hop attorno al ’93 inizialmente con la breakdance e successivamente con il rap.
Non ho cominciato a scrivere testi nell’immediato ma mi dilettavo col freestyle.
Da lì a 2 anni ci sono stati i primi testi, il primo demo tape e via scorrendo…
Mi sono avvicinato all’Hip Hop attorno al ’93 inizialmente con la breakdance e successivamente con il rap.
Non ho cominciato a scrivere testi nell’immediato ma mi dilettavo col freestyle.
Da lì a 2 anni ci sono stati i primi testi, il primo demo tape e via scorrendo…
Nel tuo ultimo singolo “Cagnacci” parli dell’essenza dell’MC e non manca qualche riferimento non proprio lusinghiero all’universo Trap. Cosa è per te l’Hip Hop oggi? E cosa dovrebbe essere?
Dal mio punto di vista oggi l’Hip Hop è più immagine e apparenza rispetto agli anni passati. La passione, la cultura e la genuinità è andata perduta col tempo ed è stata sostituita da disinteresse, scarsa istruzione e contraffazione in ambito artistico. L’Hip Hop dovrebbe sempre rappresentare una rinascita e dare voce a chi vuole opporsi a questo sistema politico/sociale.
Questo mondo non ha più una logica e io con il rap cerco di ridargli un senso!
A cosa un MC non può e non deve rinunciare?
La prima cosa a cui penso è vincere per se stessi e puntare sempre in alto realizzando i propri obiettivi facendolo nella maniera più opportuna, con il proprio talento, con il proprio stile e flow.
La penna ed il microfono sono le migliori armi di un MC, armi a cui non deve mai rinunciare.
Come è Verona oggi da un punto di vista musicale?
Verona è una città meravigliosa ma allo stesso tempo strana a livello musicale. Ci sono gruppi bravissimi nell’ambito del rock, del jazz, del funky e anche del rap ma nonostante ciò sembra ci sia la paura di fare quel passo in avanti verso un mercato più nazionale e troppo timore dei pregiudizi da parte dei colleghi.
Quali sono le cose più interessanti in questo momento nella scena italiana?
Io seguo poco la scena Italiana a dire il vero, non so se sia un pregio o un difetto ma resto affezionato al rap d’oltreoceano anche perchè il 90% dei gruppi che firmano con le major cambiano il loro modo di fare musica purtroppo snaturando la vera essenza dei suoni e delle parole. Ti posso però dire che l’underground esiste ancora e vivrà per sempre. Mi piacciono molto Stokka&MadBuddy, Tripla B e Flesha (di Verona), Noyz e Tormento li ascolto sempre per non parlare di Jack The Smoker e Bat di Milano.
Come ti sembra oggi il pubblico in Italia?
E’ un pubblico formato sostanzialmente da giovani ed è giusto così. Peccato che si ascolti più in quantità che in qualità perché la società gira in modo così veloce che le canzoni che arrivano devono entrare in testa subito senza poter avere il tempo di pensare a quale strumento si è utilizzato per un creare un certo tipo di sound.
Lo stesso vale per il significato delle canzoni: è meglio non darlo perché la gente apprezza di più il ritornello da canticchiare al lavoro o sotto la doccia.
Lo stesso vale per il significato delle canzoni: è meglio non darlo perché la gente apprezza di più il ritornello da canticchiare al lavoro o sotto la doccia.
Perché Soundreef?
Perchè Soundreef? E’ molto semplice: è pratico, efficiente e concreto. Mi rappresenta al 100% e rappresenta il mio modo di vedere le cose sia in campo artistico che in quello umano.
Lunga vita a Soundreef!
Lunga vita a Soundreef!