Quando si parla di musica elettronica in Italia è uno dei nomi immancabili. Romano di nascita, dj, producer, artista, regista, Capibara è anche tra i fondatori di White Forest Records. Il nuovo album, il primo da quando ha scelto di passare a Soundreef, è alle porte e abbiamo provato a strappargli qualche anticipazione.
Ciao Luca, con il nuovo album di Capibara è alle porte e RedBull ti ha già inserito tra le 10 promesse italiane per il 2018. Che tipo di album dobbiamo aspettarci?
Un album tanto strano quanto concreto. È una storia, un lungometraggio.
Come ti sembra oggi la scena elettronica in Italia? C’è fermento? Quali sono a tuo avviso le cose più interessanti? E nel resto d’Europa?
La scena mi sembra in forma, ma lo è sempre stata con i suoi alti e bassi. Quello che manca non sono i produttori, ma tutto quello che ci dovrebbe essere intorno ad essi: comunicazione, media, contenuti e visibilità. Cose che poi vanno a creare un pubblico e quindi un movimento, un’idea.
Tu come ti sei avvicinato all’elettronica? Quando hai iniziato a produrre i tuoi primi brani? Come è successo?
Mi sono avvicinato abbastanza per caso, grazie a quello che era il mio compagnio di banco al liceo, Luca.
Le prime cose che mi fece sentire variavano dai Telefon Tel Aviv ai Fischerspooner, passando per Boards of Canada o MSTRKRFT (che ai tempi erano sulla cima dell’hype), senza scordarci naturalmente di gente come Radiohead, Interpol, Bjork, The National, D’Angelo.
Diciamo che per me l’elettronica non è un genere, è un modo di pensare la musica. E sinceramente non so perchè mi sia messo a comporre e come sia successo.
Capibara come compositore. A quale dei tuoi brani sei più affezionato e perché? Come nasce solitamente un tuo brano? Da cosa parti di solito: da una suggestione, da un ritmo, da un’armonia, da una melodia? Hai dei momenti della giornata o della settimana in cui preferisci dedicarti alla composizione?
Mah, non ho brani a cui sono più affezionato. Forse quelli meno “conosciuti”, meno facili, dove magari solo io vedo e capisco l’evoluzione della traccia e il perchè. Credo di essere vicino a loro per solidarietà!
Per quanto riguarda il mio metodo di composizione… non c’è un vero metodo. Nel senso: prendo spunto veramente da ogni minima cosa: da un rumore ripetuto metallico dei lavori sotto casa che sento dalla finestra di casa, o ancora un piccolissimo pezzo di una traccia che mi fa innamorare e me la inizio a cantare in testa in loop e a distorcela e alterarla, o ancora magari penso alla situazione fisica in cui mi trovo e penso quale sarebbe la miglior “colonna sonora” per quel momento, ecc…. diciamo che il mio metodo e di essere sempre iper recettivo.
Progetti per il futuro dopo il disco. Stai già lavorando su qualcos’altro?
Purtroppo, per il mio benessere mentale e fisico, sono sempre a lavoro su qualcosa.
La White Forest è sempre lì e continua la sua macina come da 5 anni, ultimamente mi sono riscoperto manager insieme a Danilo Bubani (nonchè regista di Fantino e altri video per Gazzelle, Germanò, ecc…) con cui stiamo lavorando su Sxrrxwland e un altro gruppo per ora segreto.
Il mio sogno è diventare comunque ricco per non lavorare più e passare le mie 24 ore giornaliere a giocare alla play.
(Ahahah… risate) Grazie Luca. Attendiamo il disco!