Hawaiian, un giovane ragazzo siciliano con una grande passione, la musica. Dopo aver sentito “4:20”, il suo singolo, abbiamo voluto intervistarlo.
Ciao Mario, come e quando nasce il progetto Hawaiian?
Ciao a voi! Il progetto Hawaiian nasce circa un anno fa, parallelamente al progetto di una band in cui suonavo. Dopo il primo singolo “Presente” mi sono dedicato maggiormente al mio progetto solista, la band si è sciolta in seguito a varie motivazioni. Principalmente nasce perché sentivo il bisogno di scrivere dei testi personali senza limitarmi nello stile e nel genere musicale.
4:20. Come nasce un tuo brano? C’è un iter produttivo che segui o ogni volta è diverso?
Ogni brano nasce sempre in modo diverso. Può nascere perché provo delle forti emozioni e voglio raccontarle o perché c’è una storia che mi piacerebbe trascrivere.
4:20 nasce in modo del tutto casuale, in una notte, a casa di un mio caro amico nonché produttore della base. Inizialmente l’idea era di registrare delle chitarre, ma quando ho sentito il ritmo, il ritornello era già nella mia testa.
A cosa un autore non dovrebbe mai rinunciare nel momento in cui scrive una canzone?
La naturalezza. Non si può fingere in un testo, almeno per quanto mi riguarda non riesco a scrivere qualcosa che non sento davvero. Nei miei testi risalta appunto l’emozione che provo al momento in cui scrivo e spero sempre di riuscire a trasmetterla.
Che idea ti sei fatto dell’attuale scena musicale in Italia? Come te la immagini tra 5 anni?
Direi che la scena musicale sta cambiando molto velocemente, nonostante i grandi artisti italiani che dominano le classifiche da sempre, c’è stato un ingresso da parte dei giovani grazie al rap/trap.
Conosco davvero tantissimi ragazzi che si sono avvicinati al mondo della musica grazie al fenomeno trap, anche grazie al rapporto che c’è ora tra Artista e Produttore. Molti possono prendere una base, scriverci qualcosa e registrarla. Ovviamente non tutti quelli che registrano possono definirsi artisti, perché dietro c’è magari uno studio ma sopratutto dei contenuti.
Ultimamente anche l’indie sta funzionando bene, Tommaso Paradiso con i TheGiornalisti si è saputo imporre nel mercato italiano. Carl Brave è un altro artista che stimo molto, mi ha ispirato con l’ultimo album, da cui ho imparato tanto.
Tra 5 anni probabilmente ci troveremo di fronte ad un nuovo genere che al momento è chiuso in cantina.
Sicilia: pro e contro di una terra dalla grande tradizione musicale.
Valutare pro e contro è davvero difficile, non perché voglio parlarne male, solo che pro al momento non riesco a trovarne. Odio la gente che spara a zero sul proprio paese di origine, ma, nonostante sia innamorato della mia terra purtroppo per i nuovi progetti o i nuovi talenti la Sicilia non è ancora pronta. Sopratutto nel mio caso, che arrivo da una piccola realtà, e ciò diventa ancora più difficile.
Spero che le cose cambino e che la gente ne capisca l’importanza, perché può essere una valorizzazione in più del territorio, e non parlo solo di me, perché di talenti ne abbiamo tanti. Attualmente vivo e studio a Milano ma spero davvero di riuscire a fare qualcosa in Sicilia.
Perché Soundreef?
Soundreef è una nuova realtà che mancava in Italia, ho scelto di associarmi sia per la trasparenza che per il rapporto che ha con gli artisti. Registrarsi e depositare le opere è davvero semplice e rapido, senza bisogno di perdere intere giornate per compilare moduli e depositarli fisicamente.
Ho conosciuto Soundreef grazie a Fedez, quando ha deciso di dare una svolta al mondo della musica. Siamo finalmente riusciti a liberarci di un monopolio ingiusto.