Dal 19 luglio prende il via l’11esima edizione del Gaeta Jazz Festival, uno degli eventi più interessanti in Italia dedicati a jazz e innovazione musicale. Soundreeef è partner. Abbiamo avuto il piacere di intervistare il direttore artistico Fabio Sasso. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Fabio, come è nata l’idea del Gaeta Jazz Festival? Qual è stato il percorso che ha portato fino a questa 11esima edizione?
Ciao, l’idea del Gaeta Jazz Festival è stata un idea di mio padre, Roberto Sasso, in arte Bob Rock, presidente dell’Associazione Armonia Foundation of Arts. Tutto è iniziato con un semplice concerto organizzato nel 2008. Roberto ebbe l’idea di organizzare un concerto di Jazz con dei giovani talenti nella strepitosa location del Castello Aragonese, con il nome di “Jazz al Castello”. Il concerto fu un grandissimo successo con l’adesione di più di 800 partecipanti, che ci diedero lo stimolo per iniziare a programmare più di una serata per le seguenti edizioni.
Mio padre, che aveva grandi doti in public relation, organizzava, ed io ho sempre avuto il compito della direzione artistica. Dopo avere fatto una serie di edizioni con tre o quattro concerti, il successo della manifestazione ha attirato l’attenzione dell’amministrazione comunale, che mi ha proposto di estenderlo in tutta la città al fine di valorizzare le numerose bellezze di Gaeta. Prese così il nome di Gaeta Jazz Festival.
Che effetto fa essere stati inseriti da Zero tra i Festival più interessanti in circolazione? Ti aspettavi un feedback positivo in questo senso?
Devo dire che mi alimenta sempre quel senso di emozione, sono quelle piccole ma grandi cose che ti danno lo stimolo e la carica giusta per proseguire.
Siamo ovviamente lusingati e fieri di essere stati inseriti di nuovo tra i più interessanti festival di Luglio in Italia. La redazione di Zero ci supporta sin dalla passata edizione e ci incoraggia a fare sempre meglio.
Che tipo di rapporto e che tipo di sinergia avete attivato con la città? Notate degli effetti positivi su Gaeta?
La famiglia si allarga di anno in anno, uno dei nostri più grandi intenti ed obiettivi è sempre stato quello di voler coinvolgere l’intera città e pian piano tutto il golfo e perchè no, anche l’intera Riviera di Ulisse. Il network di istituzioni, sponsor, amici, attività e promoter del territorio si mostra sempre più attivo e partecipe. Questo per noi è sicuramente uno dei più grandi successi.
Criticità nell’organizzazione di un festival: quali sono gli aspetti più complicati e quali quelli che vi danno più soddisfazione nell’organizzazione dell’evento anno dopo anno?
Credo che oggi nella provincia italiana si stiano sviluppando sempre più progetti ed eventi di qualità, ma il problema principale resta ancora nella disponibilità di fondi, nell’organizzazione tecnica e nel rapporto con le professionalità. Al contrario la fortuna invece risiede nella spasmodica passione delle persone che si coinvolgono e che in alcuni casi si auto-coinvolgono. E devo essere sincero in alcuni casi potrei dire di apprezzare di più chi lavora mosso dalla pura passione. Inoltre, negli anni noto anche che sia alcune aziende private che importanti istituzioni locali come il Comune, intuiscono di investire in progetti qualitativi che posizionano meglio il loro marketing culturale e territoriale.
Programmazione artistica: come scegliete gli artisti da inserire in cartellone? Qual è stato il live che vi ha dato più soddisfazione in questi anni e perché?
Essendo un musicista di jazz ho sempre cercato di prediligere la qualità all’etichetta, sicuramente il connubio di questi due fattori ha permesso al Festival di posizionarsi in un contesto contemporaneo ed internazionale di qualità. Ho sempre avuto un debole per la cultura musicale afroamericana, per cui la soddisfazione per essere riuscito ad invitare artisti del calibro di Roy Hargroove, Logan Richardson, Dayna Stephens e un top player come Robert Glasper che inseguivo da anni, è stata grande, sono state occasioni che sicuramente mi hanno dato le più forti emozioni. Se penso all’immagine di Glasper sospeso con le sue tastiere ad alcuni metri sul mare che suonava ispirandosi al Golfo di Gaeta che aveva davanti, mi viene ancora oggi la pelle d’oca. Oltre a questi nomi, altro grande motivo di soddisfazione è stata quella di dare spazio a giovani talenti, oggi alquanto affermati nella scena jazz italiana ed internazionale, come Domenico Sanna, Francesco Lento, Oona Rea, Fresh Fish, Mammal Hands, Native Dancer o anche come Jhon Montoya che per me è stata una grandissima scoperta.
La sinergia con Soundreef: come è nata e in che direzione si sta muovendo?
La sinergia con Soundreef nasce dalla passata decima edizione e grazie alla collaborazione con Raffaele Costantino. Gran parte dello staff e sostenitori del festival sono giovani o credono fortemente nelle potenzialità dei giovani e nella loro/nostra capacità di rivoluzionare ed innovare. E direi che queste ultime qualità in Soundreef sono meravigliosamente rappresentate. Ed è per questo che dopo aver ospitato uno degli artisti Soundreef come Montoya, quest’anno abbiamo addirittura pensato ad uno stage firmato Soundreef, e che stage! Sarà in pratica il party di chiusura della festival che si terrà in spiaggia. Per l’anno prossimo abbiamo anche già qualche idea…ma direi che è presto per anticiparvela.
Non vediamo l’ora! Grazie Fabio e in bocca al lupo.