FunkyPein, classe ’95, rilascia il nuovo singolo rap “Hell Yeah”, siamo tornati a parlare con lui di scrittura, futuro, scena musicale.
Ciao! Come e quando hai iniziato a produrre musica come “FunkyPein”?
Ciao! Ho iniziato a produrre musica come “FunkyPein” nel 2010 quando ho registrato il mio primo singolo rap da indipendente.
Mi sono avvicinato al mondo della musica ai tempi delle medie partendo dal’hard rock, dal punk rock e dal nu metal e, spinto dalla curiosità verso i vari generi, ho imparato a suonare la chitarra da autodidatta per approfondirne l’aspetto strumentale, melodico e compositivo.
Al liceo invece, grazie agli insegnamenti dei miei compagni di classe, ho iniziato a fare freestyle e a scrivere i miei primi testi rap.
Infine, dopo aver suonato per un anno come frontman e chitarrista nei WhatstheMatter (la mia prima band crossover) e dopo aver cominciato a comporre in autonomia i giri di chitarra, ho iniziato ad autoprodurmi le strumentali sulle quali sto scrivendo attualmente i miei testi, collaborando con beatmaker e musicisti della zona.
“Hell Yeah”: è questo il tuo nuovo singolo. In che momento arriva e cosa rappresenta? Come nasce il brano?
“Hell Yeah” arriva in un momento di evoluzione sia a livello umano che a livello artistico.
Il brano rappresenta il mood e lo stato mentale che sta caratterizzando l’ultimo periodo della mia vita: nasce dalla difficoltà a legarsi sentimentalmente ad un’altra persona a causa delle esperienze negative del passato e dalla disillusione dettata dalla consapevolezza che spesso sogni e ambizione non bastano a farcela senza un budget cospicuo a disposizione.
Ciononostante dal messaggio del brano emerge un sentore di speranza che un giorno gli sforzi e i sacrifici investiti nella musica saranno finalmente ripagati e riconosciuti.
Come scrivi abitualmente i tuoi brani? Parti dal testo o ti dedichi prima al “beat”?
Ultimamente sto scrivendo i miei brani in doccia o in un momento qualsiasi di relax e spensieratezza. La routine quotidiana finisce per affollarmi la testa di pensieri e preoccupazioni che non mi permettono di esprimerli al meglio quando scrivo, soprattutto al termine di una giornata lavorativa o quando mi ritrovo sommerso da mille impegni.
Penso che l’arte, al pari di noi artisti, abbia bisogno del tempo necessario per crescere e perfezionarsi. È per questo che scrivo solo quando sento di essere nelle condizioni migliori per farlo.
Di solito parto dalla produzione del beat (o dal giro di chitarra) e in base alle sensazioni che mi trasmette scelgo dove indirizzare le parole e il concept del pezzo.
Il mio modo di scrivere è riconducibile al flusso di coscienza di Joyce dal momento che i miei testi non seguono una struttura predefinita ma il fluire libero dei pensieri e delle emozioni che provo in quel momento.
Progetti per il futuro?
Per il futuro ho in programma di buttare fuori almeno un singolo inedito al mese in vista della pubblicazione del mio nuovo album al quale sto lavorando da più di un anno a questa parte.
Quando ascolti musica che cosa ti colpisce di un brano solitamente?
Quello che mi colpisce di un brano solitamente è la variazione minima o la piccola accortezza stilistica in un determinato punto, sia che si tratti di liriche, sia che si tratti di instrumental.
È come se ogni volta che riascolto quel pezzo stessi aspettando quel momento in particolare, come se fosse il motivo principale che mi spinge a rimetterlo in play anche a distanza di tempo.
A cosa un autore e un compositore non dovrebbe mai rinunciare?
Alla fantasia e all’originalità. Spesso tendiamo a fare delle scelte stilistiche che non ci appartengono o che non ci sono del tutto congeniali ma che sappiamo con certezza che funzioneranno poiché facenti parte di una formula vincente già collaudata da altri prima di noi.
Credo che non si debba mai rinunciare alla propria creatività in cambio del successo. Se l’autore è la macchina le idee sono la benzina.
Come sta cambiando la scena rap in Italia?
Penso che la scena rap in Italia stia cambiando in meglio perché sta aprendo i propri orizzonti musicali in termini di influenze internazionali spaziando tra generi e sonorità differenti, mostrando una rinnovata e restaurata maturità artistica. Ora che il rap non è più un genere di nicchia è interessante constatare come alcuni artisti del panorama mainstream attuale stiano sperimentando con la musica creando delle vere e proprie wave a livello di suoni, immaginario e riconoscibilità del proprio stile.