Fulcro è un progetto che mischia numerose forme d’arte, dalla street art fino alla musica. Da poco è uscito “Ti scriverei” l’ultimo singolo nato in casa, agli inizi del lockdown
Ciao, quando e come nasce il tuo progetto musicale?
Ciao! In realtà Il Fulcro è nato nel 2018 come progetto che mischiasse varie discipline artistiche. All’inizio ci piaceva essere poeti, ci stampavamo libricini e li davamo alle persone, attaccavamo poesie in giro, facevamo serigrafia, teatro, e soprattutto musica. Quasi tutte le produzioni sono curate da Dost, che da subito si è buttato con tutto se stesso nel progetto, lavorando praticamente in tutte le fasi del processo creativo. Ultimamente la musica gode anche del tocco di Giovanni Agosti, un musicista incredibile che fortuna ha voluto fosse il coinquilino di Dost, nell’ultimo periodo insieme abbiamo fatto tanta nuova musica e da qualche mese a questa parte abbiamo iniziato a collaborare con Aloha Dischi – Tropicana.
“Ti scriverei” è il tuo ultimo singolo, scritto in piena quarantena. Qual è stato il percorso che ti ha portato alla sua pubblicazione? C’è qualche aneddoto legato alle fasi di scrittura?
Ho scritto “Ti Scriverei” con voce e chitarra il 9 Marzo. Era un pomeriggio molto particolare perché avevamo appena capito che la situazione riguardo il corona virus era seria. A pochi chilometri da me, a Rebibbia, e in seguito in molte carceri d’ Italia, erano scoppiate delle
rivolte dei detenuti, esausti e spaventati. Nel vedere le scene dei familiari disperati fuori dai cancelli ho subito pensato ai miei genitori, mia madre in Inghilterra e mio padre in Emilia Romagna. Non vorrei assolutamente equiparare un lockdown passato in casa a una reclusione in carcere, però proprio da questa analogia è nata la canzone. L’ho mandata a Dost semplicemente perché avevo bisogno di condividerla con qualcuno, a lui è piaciuta, ma io ero troppo giù di morale per impegnarmi a renderla un pezzo vero e proprio. Nei giorni successivi però, da casa sua, Dost ha preso l’audio della canzone che mi ero registrato con il cellulare e senza neanche dirmelo ha costruito un arrangiamento pazzesco intorno alla canzone. Poi mi ha chiamato, mi ha fatto sentire quello che aveva fatto e abbiamo iniziato a lavorarci.
È stato molto bello, ero molto abbattuto dall’assenza di socialità di quei giorni e con il Dost ci siamo fatti forza tramite la musica, è stato speciale.
rivolte dei detenuti, esausti e spaventati. Nel vedere le scene dei familiari disperati fuori dai cancelli ho subito pensato ai miei genitori, mia madre in Inghilterra e mio padre in Emilia Romagna. Non vorrei assolutamente equiparare un lockdown passato in casa a una reclusione in carcere, però proprio da questa analogia è nata la canzone. L’ho mandata a Dost semplicemente perché avevo bisogno di condividerla con qualcuno, a lui è piaciuta, ma io ero troppo giù di morale per impegnarmi a renderla un pezzo vero e proprio. Nei giorni successivi però, da casa sua, Dost ha preso l’audio della canzone che mi ero registrato con il cellulare e senza neanche dirmelo ha costruito un arrangiamento pazzesco intorno alla canzone. Poi mi ha chiamato, mi ha fatto sentire quello che aveva fatto e abbiamo iniziato a lavorarci.
È stato molto bello, ero molto abbattuto dall’assenza di socialità di quei giorni e con il Dost ci siamo fatti forza tramite la musica, è stato speciale.
Come nascono i tuoi brani? Parti dalle basi o dai testi?
Durante il giorno raccolgo una serie di immagini, parole e pensieri che trovo interessanti, scrivo nel telefono, faccio note audio, riempio la stanza di post-it, e poi quando devo scrivere cerco di unire un po’ le cose. Scrivo un sacco, anche molte cose brutte, ma ho imparato che anche da una strofa inutile a lungo andare può uscire una cosa interessante. Poi con Dost ci sentiamo tutti i giorni, parliamo sempre di
musica e mi da un sacco di spunti, collaboriamo con vari musicisti e come io scrivo un sacco di testi, loro producono un sacco di basi, bisogna solo trovare la combinazione giusta.
musica e mi da un sacco di spunti, collaboriamo con vari musicisti e come io scrivo un sacco di testi, loro producono un sacco di basi, bisogna solo trovare la combinazione giusta.
Il tuo profilo Instagram mostra insieme musica e street art. Sono due passioni a cui ti dedichi? Come questi due aspetti della tua vita si incontrano ed influenzano?
Il Fulcro nasce inizialmente come un progetto collettivo al quale partecipano e hanno partecipato molte persone, e oltre al Rap si sono andate a mischiare varie discipline artistiche. Come dicevo prima, all’inizio attaccavamo poesie, fino ad arrivare a numerose opere di street art in giro per l’Italia. Questo perché ci piace pensare il Fulcro non solo come un profilo Instagram o un link di Youtube, ma proprio che esista concretamente nella città, nelle persone.
Un saggio ha detto che “un obiettivo è un sogno con una scadenza”, se ti proietti nel futuro, quali sono le scadenze che non vuoi mancare?
Sinceramente le scadenze mi fanno un sacco paura, ho sempre il timore di aver “perso il treno” e così via. Sono giovane e continuamente sento persone più grandi che dicono “ ma sei giovane, hai tempo!”, purtroppo però nel mondo di oggi c’è sempre più fretta e anche a 22 anni sembra che il tempo venga a mancare. Mi rendo conto che questi sono ragionamenti che possono essere dannosi nel lavoro. Credo che
convenga godersi quello che uno fa nel momento, senza pressione. Sono molto ansioso e spesso mi devo ricordare questa cosa, vorrei cercare di essere sereno e divertirmi mentre faccio questo, senza la paranoia del futuro, soprattutto dati i tempi schizofrenici che stiamo passando.
convenga godersi quello che uno fa nel momento, senza pressione. Sono molto ansioso e spesso mi devo ricordare questa cosa, vorrei cercare di essere sereno e divertirmi mentre faccio questo, senza la paranoia del futuro, soprattutto dati i tempi schizofrenici che stiamo passando.
E della scena odierna, cosa apprezzi di più? Qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?
Onestamente mi ascolto davvero qualunque cosa esca, sono patito della musica voglio capirne tutti i mezzi, gli strumenti. Sicuramente di adesso in Italia mi piacciono un sacco Margherita Vicario, Venerus, Tedua, Izi e tanti altri. Uno dei motivi per cui ho sempre adorato Roma è sicuramente la sua scena musicale. Negli ultimi anni la 126 ha fatto un sacco di belle cose, creano un immaginario interessante e mostrano la
persona oltre il personaggio, mi piacerebbe un sacco lavorare con qualcuno di loro!
persona oltre il personaggio, mi piacerebbe un sacco lavorare con qualcuno di loro!
Perché Soundreef?
Mi piace Soundreef perché nasce comunque da una voglia di uscire dagli schemi, è un’innovazione e guardando ad oggi ha a tutti gli effetti cambiato le regole del gioco.
Grazie Fulcro e buona fortuna!
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