Tornano dal vivo i FUH, interessante band che non si sentiva da un po’ di tempo ma che in una forma o nell’altra non ha mai smesso di esistere…
Ciao ragazzi, cosa è accaduto e come mai avete deciso di riaprire il discorso FUH?
Siamo stati fermi qualche anno, le priorità ci hanno portato altrove ma abbiamo sempre continuato a trovarci in sala prove. Un paio di mesi fa qualcuno è entrato in saletta e ci ha portato via 6 chitarre, 3 bassi e un amplificatore. Gli strumenti di una vita. C’è stata una grande solidarietà, il messaggio del furto è rimbalzato ovunque. Quindi abbiamo deciso di esorcizzare lo sconforto suonando, alcuni amici ci hanno prestato la strumentazione e ci siamo rimessi a provare, e ci siamo ritrovati vivi più che mai.
Che progetti avete? Cosa farete e dove potremo vedervi live?
Faremo due concerti in posti che consideriamo “casa”. Il 30 novembre al Cinema Vekkio di Corneliano d’Alba, uno degli ultimi locali della nostra zona (cuneese) che continua a esistere/resistere dove siamo cresciuti e dove abbiamo mosso i primi passi su un palco e il 6 dicembre allo Spazio 211 di Torino, che per noi è sempre stato un riferimento musicale e dove abbiamo sentito molti tra i nostri gruppi preferiti (Jesus Lizard, June of 44, Oneida e NoMeansNo tra gli altri).
Si tratta di una parentesi? Continuerà l’esperienza Tweeedo? Come vi muoverete a riguardo? Quali sono i prossimi progetti che dobbiamo aspettarci da voi?
Purtroppo è difficile fare pronostici, per ora pensiamo a goderci questi due concerti. Se usciremo di nuovo sarà perché avremo qualcosa da dire. Tweeedo va avanti per la sua strada così come Roncea. Ma in una forma o nell’altra credo che continueremo a suonare insieme per anni, è una necessità condivisa da tutti e quattro.
Origini: come musicisti e ma soprattutto come compositori e autori quando vi siete approcciati alla musica? Vi ricordate quando avete fatto i primi passi?
I Fuh sono l’origine delle nostre rispettive esperienze musicali, abbiamo imparato a suonare insieme provando a fare i pezzi dei Nofx. L’approccio di urgenza punk è rimasto negli anni e rimane fondamentale ma il sound si è evoluto ed ha preso una sua forma. Abbiamo trovato la nostra maniera di incastrare frequenze, armonie e ritmiche.
Scrivere musica: come funziona per voi il processo compositivo? A cosa un autore non dovrebbe mai rinunciare?
I pezzi sono sempre nati dalla sala prove, non siamo mai riusciti a scrivere un brano o un arrangiamento a “tavolino”. Sicuramente per noi la cosa più importante è stata la curiosità e la voracità nello scoprire musica nuova e nuovi approcci agli strumenti e all’attrezzatura. Ora è molto più facile con lo streaming ma spesso l’ascolto è più superficiale. Per sentirci vecchi ci piace ricordare come qualche anno fa i dischi si consumavano.
Sensazione di questo momento storico: come sta cambiando la scena?
Sicuramente siamo un po’ fuori dalla “scena” ma sto notando con piacere che parecchie band “rumorose” di amici e non stiano tornando a fare dischi e concerti. L’indie è diventato mainstream e quindi prodotto di consumo, per fortuna credo che tra qualche anno ricorderemo ben pochi dei nomi ora in auge. Tutto è ciclico ed anche noi che ultimamente ci siamo dedicati all’elettronica o al songwriting abbiamo bisogno di sentire chitarre distorte e violenza sonora. Spero in un ritorno anche a livello italiano di musica meno pettinata, non a livello di revival ma di attitudine e di sfogo genuino.