Finalista al Premio De Andrè, “Storielle Dispari” è il titolo del suo album di esordio. Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con il cantautore veronese Filippo Villa.
Ciao Filippo, come e quando inizia il tuo percorso in musica?
Ciao! Scrivo da tanto tempo, ma fino a due anni fa registravo i miei demo e non mi passava per la testa di cantare. Nel 2017 ho inviato un demo, in forma anonima, all’organizzatore di una selezione regionale del Premio Fabrizio De André. Non mi aspettavo che venisse considerato. Invece nel giro di tre giorni mi sono trovato a cantare il pezzo davanti agli organizzatori del Premio. Per farla breve, nel giro di un anno mi sono trovato alla finale all’Auditorium Parco della Musica di Roma, a cantare la stessa canzone davanti, tra gli altri, a Dori Ghezzi.
“Storielle Dispari”: come sei arrivato a quest’album? Che cosa rappresenta per te? C’è qualche brano del disco a cui sei particolarmente legato? Ad esempio, “L’Alfista”?
Alfista è il brano del demo di cui sopra. I ricordi sono tanti. L’album è arrivato come la conclusione di una fase, durata anni, in cui ho scritto tantissimo. L’album raccoglie solo alcuni dei molti brani che fanno parte del mio archivio. Direi una liberazione. È un punto di partenza su cui ho lavorato molto assieme ad altri bravi musicisti.
Premio De André: che tipo di esperienza è stata?
Loro hanno creduto in me prima che lo facessi io. Per me vale tanto. Inoltre ho conosciuto bravissimi artisti. L’idea del concorso (quindi della gara) non mi fa impazzire, ma è un bel modo per uscire di casa e conoscere chi fa musica. Consiglio di partecipare a queste iniziative se si vuole imparare qualcosa, non per gareggiare: la musica non è competizione. Cantautori, non fate i concorsi per soddisfare l’ego.
Come componi solitamente? Da cosa parti per sviluppare un brano? Quando capisci di essere sulla strada giusta?
Io compongo con tastiera e sequencer: uso strumenti virtuali. Lo trovo molto utile perché talvolta è il suono stesso a suggerire dove andare. Non ho uno schema: parto a volte dalla musica, altre volte da un’idea di testo. Ho i miei metodi per capire se la cosa funziona: dalla pelle d’oca (succede raramente) al desiderio di un panino col salame. Ho imparato a conoscere questi piccoli segni col tempo. La magia è quando ho fretta, come il bisogno di fare la pipì ma devo assolutamente finire di comporre.
A cosa un autore e/o compositore non dovrebbe mai rinunciare?
Non deve rinunciare ad ascoltare. Come uno scrittore non può rinunciare a leggere. Serve a trovare ispirazione, trovare spunti, imparare dagli errori degli altri (fa risparmiare tempo) e, soprattutto, restare su questo pianeta.
Scena Italiana: quali sono a tuo parare le cose più interessanti?
Tra quello che ascolto oggi ho una predilezione per Niccolò Fabi e Brunori. Ma c’è tanta musica interessante, anche di poveri come me. Basta cercare.
Musica nell’era digitale: quali sono le nuove opportunità per un musicista oggi?
Mi piace l’idea che una mia canzone possa essere ascoltata dall’altra parte del mondo un minuto dopo la pubblicazione.
Perché Soundreef?
Perché trovo tutto molto semplice da gestire. L’assistenza mi ha dato una mano nella stesura dei primi permessi live (molto economici). Sono soddisfatto.
In bocca al lupo!
Grazie, riferirò.