Estel Luz è il nome del progetto solista di questa artista, che ha inizio nel 2015 da una loop station e un micro Korg. Queens è l’album di debutto dopo il mixtape ‘Rooms in Lo-fi’ che l’ha già portata in giro per l’Italia e ancora a Londra e Los Angeles.
Ciao Estel, quando e come nasce il tuo progetto musicale?
il mio progetto musicale nasce dopo un decennio di militanza in vari progetti diversi dove ero solo vocalist o cantante; all’età di 28 anni ho capito che cantare non mi bastava e con un campionatore e un piccolo synth micro Korg ho iniziato a registrare i miei primi beats, nel 2014/2015.
Queens è il tuo album di debutto. Qual è stato il percorso che ti ha portato alla sua pubblicazione? C’è qualche aneddoto che ti va di raccontarci?
Il mio primo debutto è stato in realtà ‘Rooms in Lo-fi’, un mixtape o meglio live-tape uscito su soundcloud, una sequenza di brani originali inframmezzati da registrazioni ambientali e altro. Con quel progetto ho suonato a lungo in Italia, in UK e l’ho presentato anche a Los Angeles in occasione di un’intervista per la radio Dublab e un paio di live, bellissimi ricordi.
Queens è il mio primo vero disco e rappresenta la consapevolezza che dentro a un lavoro, che le persone magari skippano in 20 minuti, tu metti tutta l’anima e la storia che racconti. Per me rappresenta l’inizio, lo sviluppo e la fine di un ciclo di codipendenza emotiva grande che mi ha insegnato tanto, e che diciamo è andata avanti dal 2015 al 2019, una storia sentimentale più mentale che di sentimento.
L’aneddoto più bello è stato girare il primo video con la regista Aksinia Pollock sul fiume dove sono cresciuta, evocando il passato e il futuro. Anche i momenti in studio con Davide Vizio ed Ezra Capogna, i due produttori con cui ho portato a termine il lavoro, sono un bel ricordo, nella seconda parte già vivevo tra Torino e Londra e viaggiavo avanti e indietro portando a termine il lavoro.
Come nasce la tua musica? Da cosa parti solitamente?
La mia musica è cambiata. Di norma prima partivo da un beat scritto da qualcuno o comunque una melodia non mia o una porzione di ritmo e melodia scritte da me, e poi aggiungevo le parole. Forse avevo da dire altro, o comunque trasferivo sulla melodia che avevo scritto le parole in modo semplice. Ora ho la consapevolezza dei suoni che cerco, soprattutto i drum kit e le linee di basso, e dell’accostamento metrico che voglio impostare, mi ha aiutato molto aprirmi alle collaborazioni, ascoltare musica nuova e ascoltare in generale di più direi, anche in generale non avere fretta di chiudere un brano.
La musica per te quali spazi ha all’interno di questa nuova quotidianità in cui ci stiamo trovando?
Durante questa quarantena più che fare musica ho ascoltato molta musica, avendo io un programma radio chiamato Amazonas Fm in onda sulla web radio Radio Banda Larga. Ho ascoltato tantissima musica tutti i giorni; ho preso una pausa dalla creazione nonostante, lo dico in modo umile e cosciente, io non faccio molta fatica a creare, è abbastanza semplice e quasi meccanico per me. Mi siedo, scelgo dei suoni che mi piacciono, canto, premo rec e poi perfeziono. Probabilmente ci metterò molto meno a creare il mio prossimo lavoro.
Se dovessi immaginarti tra 5 anni, dove vorresti essere?
Tra 5 anni vorrei poter suonare davanti a delle persone vere e non in un drive in!
Non mi vedo perché preferisco pensare al presente. Comunque, se proprio mi devo sforzare, mi vedo realizzata in tanti ambiti: non solo la musica, ho iniziato da poco ad appassionarmi di video, amo la cucina e la danza da sempre. Mi vedo una persona completa diciamo. E connessa spiritualmente. Mi vedo in armonia.
A cosa un autore non dovrebbe mai rinunciare?
All’autenticità. E a fare le cose per bisogno e coerenza non per compiacere, a essere fieri del proprio percorso anche quando è stato doloroso, e penso non bisognerebbe mai rinunciare all’ironia perché la vita, anche se non semplice, è fatta per essere felici e godere del meglio che si può.
Progetti per il futuro?
Progetti per il futuro direi proseguire con la radio, portare avanti i miei progetti musicali e le mie varie collaborazioni e primariamente essere felice. Il più possibile.
Perché Soundreef?
Perché la SIAE era non sopportabile per me; mi son sentita seguita e a mio agio da subito con Soundreef. Un approccio molto più semplice e moderno, comodo e più improntato al l’interesse dell’artista.
Grazie Estel!
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