Gli Ego3 vengono da Recanati. Nel 2017 si presentano ad ‘Area Sanremo’ conquistando la semifinale con la canzone “Sono l’unico”, contenuta nell’album d’esordio intitolato “Fuga”. Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con loro.
Ciao ragazzi, come nascono gli Ego3?
Ciao! Gli EGO 3 nascono nell’estate del 2016 come progetto solista e cantautoriale di Jonathan Banchetti (cantante e chitarrista). Come sempre le cose si evolvono e mutano. Il nostro primo album è stato suonato da Jonathan, Mattia Rugiano (pianoforte) e Alessandro Carletti (basso). Nella primavera dell’anno scorso si aggiunge Emanuel Accattoli alla batteria, per darci una spinta in più nei live, e ora siamo stabili in tre, basso-chitarra-batteria e con uno stile molto più aggressivo.
Scrivere musica. Come nasce un brano degli Ego3? Lavorate prima sui testi o sulla tessitura musicale?
La nostra unica regola è che ogni album è un concept, quindi spesso i testi vengono scritti in separata sede dalla musica, generalmente prima ma non sempre. A volte c’è un testo da musicare e altre volte un riff sul quale bisogna scrivere una melodia vocale. A livello di musica o si parte già con un idea definita di un paio di riff o giri di accordi per la canzone oppure si improvvisa tutto alle prove, ognuno mette il suo e da una Jam può nascere un nuovo pezzo. Su FUGA, il nostro primo album, in genere già si partiva con la struttura di un pezzo che veniva o scartata o migliorata.
Progetti per il futuro. Su cosa state lavorando al momento?
Stiamo lavorando al nostro nuovo album! I pezzi sono pronti, ci stiamo lavorando duramente sopra prova dopo prova. Sarà molto più oscuro, aggressivo e rock rispetto all’album precedente, forse per qualcuno anche blasfemo o perverso. Ma in realtà andiamo a messa ogni domenica, a noi ci piacciono i preti.
Che tipo di scena c’è oggi in Italia? Quali sono gli elementi più interessanti?
C’è la scena ITPOP o indie-pop (dallo Stato Sociale a Calcutta) che ci fa cacare. C’è la trap che c’ha le basi fighe, però tutto il resto è pessimo. Poi ci sono tutti gli altri, i guerrieri dei piccoli, gruppi estremi, gruppi pop, cantautori tossici e via discorrendo, che cercano di sopravvivere in ogni modo come delle selvagge bande alcolizzate in un mondo alla Mad Max, e noi ne facciamo parte. Non c’è una vera e propria scena unita a parte quelle locali, ed è difficile capire una tendenza vera e propria. I tributi e le cover band sembrano in calo netto almeno da noi, ma non si son liberati particolari spazi per la musica inedita in più.
Impatto con il digitale. Che influenza ha oggi sulla produzione e sulla diffusione di musica? Pro e contro.
A livello di produzione e distribuzione il digitale è un aiuto enorme, sia per la facilità di utilizzo che per i costi riduttissimi. Molti dicono che trai contro c’è il fatto che molte più persone rilasciano materiale di qualità scarsa o solo per gioco nelle grandi piattaforme, ma sapete cosa? Chissenefrega! Va benissimo che chiunque può prodursi e pubblicare la musica che vuole, dove vuole e come vuole, sarebbe fantastico se ogni persona sulla faccia della terra decidesse di scrivere e registrare le proprie canzoni. Realmente, per quanto amanti di musica vecchia registrata su banchi più grandi delle nostre camere, non troviamo svantaggi nel digitale, a livello pratico.
I contro veri stanno in alcune scelte di produzione moderne, con i limiter sparati al massimo, l’abuso di autotune a livello correttivo, messe a tempo, pan meno creativi e via dicendo. Ma sono scelte di produzione, e non tutti le seguono, un po’ come il riverbero sul rullante negli anni ottanta.
Perché Soundreef? Quali sono gli elementi più interessanti dei servizi offerti?
I servizi forniti sono semplici, disponibili e veloci, oltre che più moderni. Soundreef è molto disponibile poi nel seguire i suoi artisti per riscuotere le royalities dei vari concerti, e la piattaforma è molto molto comoda. In più non ci piacciono i vecchi megalitici monopoli che danno soldi solo ad artisti affermati e dinosauri vari, con dubbi passati alle spalle e via dicendo, anche se pare siano migliorati. Ma nulla che ci fa venir voglia di lasciare Soundreef. Su internet c’è un dibattito molto acceso a riguardo, ma alla fine pare più sterile che costruttivo, ognuno è libero di scegliere cosa preferisce facendosi i propri conti, non per forza ciò che funziona per X artista è valido per tutti gli altri.