Billboard Hot 100 è la più citata classifica per la musica pop internazionale, e degli studi hanno calcolato che la durata media delle canzoni in cima alla classifica si è abbassata da 3 minuti e 50 secondi a 3 minuti e 30 secondi, il tutto in un periodo di tempo che va dal 2013 al 2018. Si tratta di del 6% in meno sul precedente standard di durata.
Lo studio è stato condotto dal sito americano Quartz, che ha analizzato anche la durata di una serie di famosi dischi Pop e Hip Hop per dimostrare che le canzoni pop si stanno accorciando: ma non per questo le canzoni stanno perdendo in qualità, uno dei brani appartenenti a questo nuovo “trend”, ci informa il sito, ha anche vinto un Premio Pulitzer per la musica.
Questa nuova tendenza non è una novità, ma quanti di noi se ne erano resi conto?
Da tempo critici ed esperti musicali evidenziano questo fenomeno, attribuendone le motivazioni principali all’espansione dei servizi di musica in streaming. Già nel 2017, infatti, lo streaming ha superato i download digitali e le vendite delle copie fisiche degli album per quanto riguarda gli incassi totali dell’industria discografica mondiale. Servizi come Spotify e Apple Music hanno decine di milioni di abbonati paganti nel mondo (i dati più recenti attestano il numero di abbonati a Spotify a 100 milioni ad aprile 2019, contro i 50 milioni dichiarati a gennaio da Apple Music).
Il modo in cui gli artisti incassano dagli streaming segue logiche diverse rispetto ai supporti tradizionali: i servizi di streaming considerano “riprodotta” una canzone quando l’ascoltatore supera una certa soglia di secondi, generalmente intorno ai 30, e questa tipologia di riproduzione sembra essere alla base delle “nuove” logiche di produzione seguite dagli artisti.
Per citare un esempio chiarificatore: per 15 minuti di musica riprodotta, un artista che ha fatto cinque canzoni da 3 minuti guadagnerà di più di uno che ha fatto tre canzoni da 5 minuti.
Sono comunque moltissimi gli artisti che preferiscono continuare a seguire logiche diverse, e decidere la durata delle proprie canzoni su basi più artistiche. E ci sono artisti che fanno entrambe le cose. Del resto quando l’ispirazione chiama non puoi fare altro che ascoltarla, e non sempre un’idea è adatta a un limite temporale contenuto. Un’altra cosa da considerare è che è cambiato il nostro modo di ascoltare musica, e spesso sono differenti anche le situazioni di utilizzo.
Un altro fattore che potrebbe aver influenzato le nuove tendenze in ottica di durata media dei brani musicali è certamente l’emergere di nuovi generi musicali. Infatti, una delle novità che ha ribaltato gli equilibri della musica mainstream, negli Stati Uniti come in Italia, è la musica trap. Molti dei più celebri artisti si sono fatti conoscere dal pubblico su piattaforme come YouTube o SoundCloud, spesso con canzoni brevi sotto i tre minuti. Va da sé che, se queste canzoni si trovano sempre più spesso in cima alle classifiche internazionali, anche questo fattore contribuirà a ridurre ulteriormente la durata media dei brani.
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