Diego Galeri è uno di quei musicisti tra le cui sapienti mani è passata tantissima musica. Senza dubbio può essere considerato un pezzo di storia della scena alternative in Italia. Attualmente impegnato con Adam Carpet, del10, Prismopaco Records, in passato con Miura e Timoria. Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con lui.
Ciao Diego, sei da sempre impegnato su molti fonti ed in diversi progetti: dai Timoria agli Adam Carpet… fino a Prismopaco Records. Come sei arrivato all’idea dell’etichetta?
Io credo che un musicista debba continuamente trovare stimoli e gli stimoli per fare musica arrivano dall’interazione con altri musicisti… ho avviato Prismopaco Records perchè mi piaceva l’idea di collaborare con altri artisti/musicisti anche senza per forza suonare…in alcuni casi ho prodotto artisticamente i loro dischi in altri ho semplicemente pubblicato i dischi già finiti…naturalmente la condizione necessaria è che il progetto artistico mi piaccia e la musica mi coinvolga…da tutti ho ricevuto input e spero di aver ricambiato mettendo a disposizione sia la mia sensibilità artistica sia la mia esperienza di decenni nel mondo della musica.
Come ti sembra la scena musicale italiana di oggi a livello di qualità, di creatività e di pubblico?
A tratti mi piace a tratti no… la creatività in Italia è sempre stata a mio avviso molto “fervida” dunque credo che anche oggi ci siano artisti/musicisti giovani che scrivano bella musica e abbiano cose importanti da dire…da un po’ di anni però tutto il sistema è veicolato e filtrato dalla tv e dal web che in qualche modo ne condizionano le scelte…fenomeni mediatici di grande portata (numeri e denaro) spesso nascondono un vuoto di contenuti che non fa bene alla musica e distorce pesantemente la percezione di quello che la musica è e deve rappresentare soprattutto per il pubblico di massa che in questo modo non sviluppa e coltiva una propria cultura musicale. E’ un discorso che sento fare spesso e che si fa ormai da parecchi anni ma l’inversione di tendenza non la sto ancora percependo…io credo arriverà prima o poi.
Che cosa ti è rimasto dell’esperienza Timoria e che cosa hai portato nei tuoi numerosi altri progetti di quell’esperienza?
Direi molto, quello che faccio oggi è comunque frutto delle esperienze passate… diciamo che un certo modo di concepire l’esperienza musicale mi arriva da quegli anni in cui abbiamo imparato a dare anima e corpo per la nostra musica… tutte le ore della giornata erano dedicate alla band… vivevamo, e in quel periodo potevamo permettercelo, immersi nella nostra musica e nel desiderio di farla conoscere a più persone possibile…di creare qualcosa di unico…condividere la vita con 5 persone che lavorano tutte per un unico obiettivo è un’esperienza bellissima…e in qualche modo l’attitudine mi è rimasta…quando ho un progetto, anche oggi come allora, mi ci immergo al 100%.
E poi l’approccio aperto verso la musica in tutte le sue forme, purchè a me congeniali, anche oggi come allora mi piace non avere barriere, collaborare, conoscere e farmi contaminare, cambiare le carte in tavola e sperimentare sempre.
Come è nato invece Adam Carpet? Che tipo di idea musicale portate avanti?
Adam Carpet è un progetto libero e in costante divenire, siamo cinque musicisti che arrivano da diverse esperienze e viaggiano su binari a volte distanti…ma la sinergia è forte e quando suoniamo troviamo sempre il punto di contatto.
L’idea di Adam Carpet mi è venuta perchè avevo bisogno di allontanarmi dalla forma band tradizionale, di confrontarmi con musicisti che avessero un approccio diverso dal mio e anche di confrontarmi con un altro musicista che suonasse in contemporanea uno strumento come il mio. Avere due batteristi nella band ora è abbastanza comune ma quando ho iniziato a pensare ad Adam Carpet non era così scontato…certo non una novità se pensiamo ai King Crimson alla PFM e ad altre bands di quel genere ma Adam Carpet non è una band progressive, la musica che suoniamo si è negli anni evoluta dal post-rock alla musica elettronica.
Abbiamo lavorato per costruire i nostri brani utilizzando l’approccio che hanno i producer di quel genere, dunque loops utilizzando sia suoni campionati/sintetizzati sia strumenti tradizionali e suonando tutto dal vivo.
La recente scelta di virare il nostro sound verso l’elettronica mi ha aperto ad un mondo che non avevo esplorato prima dandomi la possibilità di ampliare il mio linguaggio di musicista…ma non la consideriamo una scelta definitiva…il prossimo disco di Adam Carpet potrebbe essere interamente acustico.
Progetti per il futuro.
Con Adam Carpet staremo fermi per un po’, ognuno di noi in questo momento ha altri progetti a cui sta lavorando…io sto scrivendo musica con Xabier Iriondo, Nicola Manzan e Andrea Lombradini per un combo decisamente rock che spero si concretizzerà presto perchè il feeeling è notevole e il potenziale alto.
Nel frattempo seguo alcune uscite previste per i prossimi mesi su Prismopaco Records, tre debutti molto interessanti anche se diversi tra loro (Tita, Coclea e Deltacut dopo l’estate), poi ho in previsione un nuovo Ep di del10 (mio progetto solista di musica elettronica) di cui ho già diverse tracce registrate ma non sono ancora del tutto soddisfatto…e poi a Ottobre/Novembre ricorre il 25° anniversario di “Viaggio Senza Vento” dei Timoria e ci sono progetti importanti a cui lavorare.
Musica dal vivo in Italia. Come ti sembra la situazione oggi rispetto a 10 o 15 anni fa? Pregi e difetti.
Ricollegandomi al discorso di prima sui fenomeni distorti generati da Tv e Web credo che anche per quanto riguarda i concerti la situazione sia abbastanza schizofrenica…ci troviamo ad avere a che fare con sold out di gente che nella vita forse ha fatto dieci concerti e che in un batter d’occhio, come sono arrivati, spariscono…dall’altro lato ci sono musicisti che fanno ricerca e suonano da anni senza avere il pubblico che meriterebbero…chi sta in piedi oggi è chi si è costruito una credibilità in tanti anni di lavoro (dischi e concerti) ..non sono moltissimi ma ci sono… non mi pronuncio sulle nuove realtà legate a certa scena pop/hiphop/adolescenziale perchè è troppo presto…ma quel che vedo non mi piace molto e non so quanto durerà… ti assicuro che non sono prevenuto…ho una figlia di sedici anni e ho cercato di approfondire e conoscere…mi piacciono tante cose dei giovani (quasi tutti suonano molto meglio di come suonavamo noi nei primi anni novanta) ma in generale trovo un vuoto di contenuti disarmante… anche ai concerti non si respira l’atmosfera dell’evento e non c’è l’emozione che dovrebbe esserci… ma anche questo è frutto probabilmente dell’overdose di comunicazione sul web …oggi vai ad un concerto e in pratica ancor prima che inizi l’hai già visto…perchè tra foto e video postati sai già cosa succederà, sai già quali canzoni verranno suonate, quale la scenografia, i costumi, le luci gli strumenti …tutto…dunque la magia dell’evento si perde…o forse sono io che sono fuori quota per certe proposte…:))
Fantacultura/fantapolitica. Se fossi Ministro della Cultura per un giorno che cosa faresti per dare una mano allo sviluppo dell’Industria Musicale?
La scuola!…lavorerei principalmente sulla scuola elementare e media…i bambini/ragazzi non sanno nulla di musica…bisogna insegnare storia della musica moderna e contemporanea a scuola… dagli anni 50 ad oggi…bisogna insegnare a suonare gli strumenti con cui possono suonare in una band, scrivere musica, togliersi dalla strada, dalla playstation e condividere emozioni vere assieme ai loro coetanei…cosa se ne fa uno del flauto dolce?…quando mai si è visto uno che suona la melodica in una band o per scrivere una canzone?…poi i ragazzi che non conoscono i fondamentali della musica moderna sono privi di un patrimonio culturale incredibile che va dalla musica alla moda, dal design ai grandi movimenti di costume di massa …la musica pop/rock ha segnato epoche… insomma il solito discorso della musica come forma di cultura…in Italia siamo ancora ben lontani dai modelli anglosassoni purtroppo e solo dalla scuola si può iniziare a cambiare le cose…ho due figli adolescenti e per fortuna la musica la respirano da sempre ma se non sono i genitori a trasmettere certe informazioni deve farlo la scuola…perchè non è vero che i ragazzi di oggi sono lobotomizzati e annoiati…se stimolati reagiscono e si appassionano e apprezzano anche alla musica che non è del loro tempo.
Perché Soundreef?
Perchè tutto il sistema di collecting del diritto d’autore gestito fino ad oggi da SIAE e da tutti gli apparati statali correlati è incancrenito, elitario e deficitario… figlio di una stratificazione di anni di malagestione con le modalità tipiche della vecchia classe politica…quando ho letto di Soundreef mi è sembrato di respirare una ventata d’aria fresca, poi ho approfondito e scoperto di conoscere personalmente alcuni persone che ci lavorano e con cui ho lavorato bene in passato e in seguito riscontato che l’intero staff ci lavora con grande passione e motivazione…certo c’è ancora molto da fare ma si tratta di un cambiamento epocale per me… necessario.
Oltre alla libertà di poter scegliere a chi affidare il collecting dei miei diritti d’autore ed editore (fine del monopolio) avevo bisogno di una struttura moderna, agile e trasparente… con cui il dialogo è costante… oggi requisiti fondamentali per essere efficienti.
La community di artisti che ha scelto Soundreef si sta mostrando molto unita, collaborativa e costruttiva. Che cosa potrebbe fare insieme?
Credo si possano fare molte cose, in primis mettere a disposizione dei più giovani le esperienze di chi è nel mondo della musica da tanto tempo, si potrebbe creare una piattaforma di contenuti e di confronto…poi dal punto di vista artistico mettere in atto collaborazioni effettive, scambio e sinergie…per esempio si potrebbe pensare ad una serie di uscite discografiche a nome Soundreef in cui artisti condividono la scrittura e la registrazione di brani inediti… una sorta di Peel Sessions ma di brani inediti… è un’idea… Waves ad esempio è già un bel progetto targato Soudreef e credo sia un buon riferimento che indichi la strada da percorrere.
Grazie mille Diego e in bocca al lupo!
photo: Daniele Di Chiara