Li abbiamo visti dal vivo in occasione del “Soundreef Showcase” di Roma e siamo rimasti letteralmente impressionati. Abbiamo colto l’occasione per intervistarli
Ciao, di Oach è un nome piuttosto particolare. Da dove viene?
Arriva dal cimbro, un antico dialetto che si parlava e ancora è conosciuto in qualche zona tra l’Altopiano di Asiago (le montagne sopra casa nostra) e il Trentino Alto Adige. Il nostro nome significa “la quercia”, è ispirato alla nostra canzone “Like the Oaks” ed è una metafora tra le radici culturali e fisiche di un individuo e quelle della quercia. Entrambi, dunque, sono legati alla terra che li ha visti nascere e crescere.
Siete reduci dal vostro primo tour. Dove siete stati? Come è andata? Che pubblico avete trovato?
Partendo dalla Puglia abbiamo girato tutto il sud Italia con date in Calabria, Sicilia e Campania, proseguendo poi verso il centro con tappe a Roma, Firenze, Pisa, Livorno e Perugia. È stata una bella esperienza grazie alla quale abbiamo iniziato a farci le ossa. Il pubblico variava ed è naturale che in quasi venti date si dimostrava attento alla nostra musica e accogliente, mentre altre volte rumoroso e forse poco rispettoso.
C’è stato qualche episodio particolare, qualche aneddoto che vi va di raccontare?
A Vitulazio, ad esempio, in provincia di Caserta, abbiamo suonato lo stesso giorno in cui sono iniziate le festività patronali. Durante il concerto sono partiti i fuochi d’artificio nella piazza davanti al locale ed è stato appagante vedere il pubblico del Mr. Rolly’s rimanere al proprio posto e finire di ascoltare il live in silenzio.
Il vostro è un sound acustico con molte contaminazioni. Che cosa ascoltate abitualmente? Quali sono i vostri dischi preferiti?
Che progetti avete per il prossimo futuro?
Medeski, Martin & Wood, Sufjan Stevens, Brian Blade, Bob Marley, Pentangle. Ci sono tanti dischi che in vari momenti della nostra vita ci hanno influenzato, quindi non abbiamo un top list ben definita. I nostri progetti per il futuro sono riuscire ad esibirsi sempre più spesso anche all’estero e migliorare la performance dal vivo. Oltre ovviamente a lavorare su un nuovo disco.
Parliamo un po’ di diritti d’autore. Come vi siete trovati con “Soundreef Live!”?
Dal nostro punto di vista ci siamo trovati molto bene sia in relazione alle entrate che all’assistenza, sempre immediata quando c’era un problema da risolvere.
Quali sono stati gli elementi innovativi che vi hanno sorpreso di più?
Velocità dei pagamenti, introiti e efficienza del servizio a 360°.
Che grado di difficoltà di utilizzo avete trovato?
L’unica difficoltà è stata spiegare ad alcuni locali il ruolo alternativo alla Siae di Soundreef.
Come hanno reagito gli organizzatori dei locali in cui avete/hai suonato? Che tipo di locali erano?
Abbiamo suonato in locali di vario genere, dal teatro, al club, al bar. In pochi casi gli organizzatori non avevano un’idea precisa del ruolo di Soundreef, quindi sono bastati dei chiarimenti.
In quanto tempo avete/hai avuto modo di verificare i proventi e di incassarli?
Tendenzialmente in un periodo di tempo che va dalle due settimane ad un mese. Un servizio a nostro parere davvero rapido, vantaggioso economicamente ed efficiente.